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Aggiornato Lunedì 27-Mar-2006

IL CICLONE
Titolo originale:
Il ciclone
Genere:
Commedia
Sezione nel sito:
A proposito di... Tracks On The Sand
Provenienza, anno, durata, ecc.:
Italia, 1996, 90-94’, colore
Regia:


Interpreti principali:
Lorena Fortezza, Barbara Enrichi, Massimo Ceccherini, Sergio Forconi, Alessandro Haber, Tosca d’Acquino, Patrizia Corti, Gianni Pellegrino, Paolo Hendel, Natalia Estrada, Benedetta Mazzini, Pilar Marín, Ana Valeria Dini e Corinna Lo Castro

 

 

Nella campagna Toscana vive la famiglia Quarini - il padre Osvaldo e i tre figli Levante (Pieraccioni), Libero (Ceccherini) e Selvaggia (Enrichi). Levante è ragioniere, Osvaldo e Libero lavorano nei campi, Selvaggia è commessa in una farmacia. Inaspettatamente una troupe spagnola di flamenco, fra cui cinque ballerine mozzafiato, giunge a casa Quarini scambiandola per l’agriturismo dove è attesa in occasione della festa locale. Non avendo altre possibilità, il gruppo si ferma nella cascina portando lo scompiglio: Osvaldo si ringalluzzisce, Libero sogna ad occhi aperti improbabili avventure sessuali, Selvaggia, che ha una relazione con Isabella (Mazzini), l’altra commessa della farmacia, è irresistibilmente attratta da Penelope, Levante s’innamora, corrisposto, di Caterina (Forteza) sottraendosi a Carlina che gli sta alle costole. Lo spettacolo è annullato. Naldone, l'amministratore, si crede rovinato e tenta il suicidio, ma Franca, la barista, lo salva e s’innamora di lui, ricambiata. A poco a poco la situazione si dipana e il gruppo può ripartire con Levante al seguito…

 

 

…Il film termina mostrandoci Levante e Caterina sposati e in attesa di un figlio… roba da diabete fulminante. Chissà perché i film italiani più sono inutili e più la gente si scapicolla per andarli a vedere…

Commediola sciocca e innocua dove tutti s’innamorano di tutti, dove la bavetta scorre a fiumi alla vista delle cinque esotiche straniere (come se non ci fosse una donna nel raggio di cinquemila chilometri) e dove c’è lo spazio persino per una vicenda lesbica mostrata quasi fosse la cosa più normale del mondo (nel paese dei balocchi, forse)!

Di stupidaggine in stupidaggine, andata e ritorno e via ballando, con lieto fine - per Pieraccioni, naturalmente.

Robetta.

C. Ricci

Da “Il Messaggero”, 15 Dicembre 1996

«Si ride? Insomma. C'è qualche battuta (“Madonna parabolica”; “Che vuol dire catalana?” – “Sarà un modo di dire, una cosa che non esiste come l'Atalanta e la Sampdoria”), il toscano è piacevole e disinvolto, (…) Enrichi, Ceccherini, D'Aquino funzionano (ma per adeguarsi al tono ilare-esagitato l'ottimo Hendel è costretto a fare un macchiettone tremendo, mentre Haber è tenuto a briglia stretta). Meno appetibili il mix di dialoghi sboccati e buoni sentimenti, il paesino arcadico, la piattezza della regia (con una finezza: l'arrivo delle ballerine, anticipate dagli sguardi che si bloccano fissando un punto fuori campo), il familismo di fondo che esalta la languida Forteza e confina la Estrada, troppo sexy dunque destabilizzante, al ruolo di lesbica. Magari Pieraccioni poteva osare di più.» (Fabio Ferzetti)

 

 

A proposito della già citata e ormai ampiamente assodata lesbofobia che ammorba il più diffuso dizionario italiano dei film, “Il Mereghetti”…

Rispetto a “Il ciclone” siamo al paradosso. Leggiamo: «In realtà il suo successo si spiega con una comicità mai volgare (nonostante le disavventure lesbiche della sorella…)» - “nonostante”??? Di questo film si può dir tutto, ma non che mostri il lesbismo dell’inoffensiva Selvaggia (mai nome fu più inappropriato) in modo “volgare”! Dobbiamo forse dedurre che le lesbiche, per essere gradite al recensore, dovrebbero essere invisibili e mute?

E poi c’è la questione della valutazione (il voto, per intenderci): se in un film il tema del lesbismo non è marginale e, soprattutto, è mostrato con un minimo di onestà o addirittura positivamente (con scarse o nulle concessioni alla visione preconcetta che si dovrebbe avere di esso), il gradimento precipita, la valutazione in “asterischi” decresce vistosamente e la critica si fa particolarmente ingenerosa. Va un po’ meglio a quelle pellicole dove le lesbiche fanno una finaccia o il lesbismo è trattato da schifo. Questo fenomeno, però, non colpisce i film che trattano di omosessualità maschile.

Strano? Mica tanto…

 

 

Levante, quando va in paese, si ferma presso un casolare e da lontano parla con Gino, un contadino che non si mostra mai - la voce è di Mario Monicelli.

Incassi record: tra i sessanta e i settanta miliardi delle vecchie lire.

 

Le immagini di fiLmES sono tratte prevalentemente da materiali fotografici e grafici preesistenti, cartacei o web, modificati e riadattati dall'autrice. La riproduzione parziale e non a scopo commerciale del materiale pubblicato (immagini e testi) è consentita citando la fonte (indirizzo web) e l’autore (Cinzia Ricci o altri), diversamente tutti i diritti sono riservati.

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