Home Page di ethanricci.cloud - Collegamento a sito esterno Clicca per accedere alla sezione...
Clicca per accedere alla sezione...
Clicca per accedere alla sezione... Clicca per accedere alla sezione... Clicca per accedere alla sezione... Clicca per accedere alla sezione... Clicca per accedere alla sezione...
Clicca per accedere alla sezione... Clicca per accedere alla sezione... Clicca per accedere alla sezione... Clicca per accedere alla sezione... Clicca per accedere alla sezione... Clicca per accedere alla sezione... Clicca per accedere alla sezione...
Clicca per accedere alla sezione... Clicca per accedere alla sezione... Clicca per accedere alla sezione... Clicca per accedere alla sezione... Clicca per accedere alla sezione... Clicca per accedere alla sezione... Clicca Clicca per accedere alla sezione...
Contattaci!
Aggiornato Sabato 15-Apr-2006

LULÙ - IL VASO DI PANDORA
Titolo originale:
Die Büchse der Pandora
Genere:
Drammatico
Sezione nel sito:
A proposito di... Cinématographe
Provenienza, anno, durata, ecc.:
Germania, 1928, 120-128’, b/n
Regia:


Interpreti principali:
Louise Brooks, Alice Roberts, Fritz Körtner, Franz Lederer, Carl Goetz, Gustav Diesel, Michael von Newlinsky, Krafft Raschig, Siegfried Arno e Daisy D'Ora

 

 

Lulù (Louise Brooks), ex fioraia con ambizioni nel varietà, lavora in un cabaret. Passa con facilità da un letto ad un altro. È l’amante del dott. Peter Schön (Fritz Kortner). Il dottore vuole sposare la figlia del ministro degli interni e abbandonare Lulù. Intanto Lulù si fa scritturare come star della commedia musicale scritta dal figlio di Schön, Alwa (Franz Lederer). Lulù affascina Alwa, che lascia la fidanzata e la sposa. Alla festa delle nozze balla in maniera seducente con la contessa Geschwitz (che è innamorata di lei). Poco dopo il dottor Schön sorprende Lulù sulle ginocchia (con suggestioni erotiche) del vecchio Schilgoch (Carl Goetz). Pabst ci rivelerà poi che è suo padre. Lulù uccide accidentalmente il dottor Schön, viene processata ma riesce ad evadere. Fugge a Parigi con Alwa. Finisce in una bisca clandestina a bordo di una nave. Alwa perde al gioco. Il marchese Casti-Piani (Michael von Newlinsky) vuole vendere Lulù a un mercante di puttane, per un bordello egiziano. Lulù fugge di nuovo con Alwa, con il vecchio e laido Schigolch e con l’acrobata Quast. È la notte di Natale. I fuggitivi trovano in una misera soffitta di Londra. Non hanno niente da mangiare ne da bere. Lulù scende nella strada per rimorchiare qualche cliente. L’uomo che sale nella sua stanza è Jack lo Squartatore (Gustav Diessl). Quando Lulù lo abbraccia, teneramente, lui le pianta il pugnale nel ventre. Giù nella strada, intanto, una processione natalizia si allontana nella notte, seguita dal vecchio Schilgoch (barcollante) e da Alwa (infreddolito e ignaro della morte di Lulù).

 

 

Ispirato al dittico di Frank Wedekind (“Lo spirito e la terra” e “Il vaso di Pandora”) sceneggiato con notevoli intuizioni e straordinarie metafore da Laszlo Wajda e fotografato con grande sapienza tragica e capacità di creare momenti di alta tensione epica/figurativa da Günther Krampf, il film ribalta l’interpretazione del personaggio femminile: nella pièce, Lulù, incarnazione della forza primitiva degli istinti, smascherava la corruzione del mondo borghese; nel film di Pabst, la donna che pure si lascia dietro una scia di cadaveri, è meno demoniaca e diventa una vittima della sua sensualità gioiosa, liberata dal giogo dei divieti e delle censure. Anche Jack lo Squartatore acquista uno spessore e un pathos assenti nel testo di Wedeking.

All’epoca circondato da un alone di scandalo e poco apprezzato, è stato in seguito riconosciuto come uno dei più lucidi film di Pabst, dove la deformazione espressionista non assume mai toni predicatori. Ma Lulù è soprattutto il trionfo della bellezza di Louise Brooke, che Pabst preferì, contro il parere di tutti, alla giovane Dietrich. Un viso bianco, perfetto (fotografato con luci radenti, a tratti violente) e una recitazione capace di farla passare attraverso le prove più umilianti con una sconvolgente capacità di rimanere “pulita”, scatenarono la fantasia del pubblico: «incarnazione libertaria e anarchica dell’amour fou e della rivolta senza compromessi contro la società, femminista ante litteram e insieme eroina di un melodramma incandescente, vittima degli uomini e di una morale in putrefazione. Lulù/Brooks, divenne l’indimenticabile protagonista di una danza letteraria e metafisica insieme, tra l’amore e la morte» - e ancora: «Nel tetro e vischioso magma pabstiano, la mobilità ‘fisica’ di Lulu fa lampeggiare agguati, trasalimenti, scocchi. Tutto il film ne riceve come una sollecitazione dinamica, una vibrazione contagiosa» (Francesco Savio).

 

 

Da “Lo schermo velato” di Vito Russo

 

“LULÙ - IL VASO DI PANDORA - Die Büchse der Pandora” di G.W. Pabst rappresentò, con ogni probabilità, il primo personaggio lesbico del cinematografo. L’adattamento del dramma in due parti di Frank Wedekind su Lulù, una donna “spinta da passioni insaziabili”, era interpretato da Louise Brooks nel ruolo di Lulù e dall’attrice belga Alice Roberts nel ruolo della sua appassionata ammiratrice lesbica, la Contessa Geschwitz. Pabst analizza la personalità della Geschwitz con una vasta gamma di toni, curando l’interpretazione di Alice Roberts in modo da ottenere un personaggio credibile di lesbica. All’inizio la contessa è una donna rabbiosa e repressa, le cui narici vibrano di gelosia di fronte alla relazione di Lulù con il figliastro, Alwa. In seguito, quando il dolore e l’autodistruzione di Lulù e la vita dissoluta di Alwa minacciano di rovinarli, la Geschwitz dimostra il suo amore legandosi ad un giro di ricatti per procurarsi denaro per Lulù. La donna si sottomette ad un uomo crudele e prepotente che la picchia e la umilia per i suoi sforzi. Benché l’amore che la contessa prova per Lulù venga chiaramente considerato “sterile” sia nel dramma di Wedekind sia nel film, esso costituisce un elemento centrale dell’azione: per questo, l’esordio cinematografico della passione saffica può essere considerato un avvenimento importante.

Per creare un’interpretazione che fosse efficace e convincente, la Roberts si trovò nella necessità di improvvisare, in modo da recitare realisticamente la parte di una lesbica. In una conversazione del 1974 con il cineasta Richard Leacock, conservata in un film al Museum of Modern Art di New York, Louise Brooks parla delle preoccupazioni che tormentarono la Roberts durante le riprese di “Lulù”:

«Alice Roberts era preparata ad interpretare solo una donna repressa e abituata a portare abiti di taglio maschile. Il primo giorno di lavorazione per lei consisteva nella sequenza del matrimonio. Arrivò sul set molto elegante nel suo abito da sera di Parigi e aristocraticamente padrona di sé. Poi Pabst cominciò a spiegare l’azione della scena in cui lei avrebbe dovuto ballare il tango con me. Improvvisamente lei si rese conto che avrebbe dovuto toccare e abbracciare un’altra donna, mostrarle apertamente il suo amore. Gli occhi azzurri le si gonfiarono di lacrime, e le mani cominciarono a tremarle. Prevenendo la sua esplosione, Pabst la prese per un braccio e la portò in fretta dietro il set, fuori dai nostri sguardi. Mezz’ora dopo, quando tornarono, lui le stava sussurrando qualcosa in francese in un orecchio e lei sorrideva come se fosse stata la star del film... e fu effettivamente la star in tutte le scene con me. Sia nelle sequenze in cui comparivamo entrambe, sia nei primi piani, lei faceva scivolare il suo sguardo verso Pabst che fuori campo pareva corteggiarla.»

I timori di Alice Roberts nell’interpretare una lesbica non erano infondati. “A quel tempo - dice la Brooks - pensavo che il suo comportamento fosse sciocco. Il fatto che il pubblico potesse identificare la vita privata di un’attrice con la sua parte in un film non mi è venuto in mente fino a quando ho ricevuto la visita di uno studente francese l’anno scorso. Spiegandomi perché i giovani a Parigi amavano Lulù, mi suggerì un’idea che mi mise a disagio: “Parla come se io fossi davvero una lesbica” gli ho detto. “Ma certo” ha risposto, con un tono che mi ha fatto ridere, perché mi sono resa conto che da trentacinque anni stavo vivendo in un mondo di perversione cinematografica”. Al pubblico americano questo brillante dibattito venne risparmiato, perché la censura inglese eliminò il personaggio della contessa Geschwitz da Lulù e la contessa non comparve nella prima versione del film negli Stati Uniti (il personaggio fu in seguito reinserito).

 

 

Da "Lo spirito della terra" (1895) e "Il vaso di Pandora" (1904) di Franz Wedekind.

 

 

Ai due drammi di Wedekind sono ispirati un film (1919) di Arzn Crerepy con Asta Nielsen, "Lulu" (1962) di Thiele con Nadja Tiller e quello di Borowczyk (1980). Alban Berg ne trasse un'opera incompiuta di cui fu data un'esecuzione in concerto nel 1937 a Zurigo e la prima rappresentazione scenica alla Biennale di Venezia del 1949.

Secondo Paolo Mereghetti nel suo “Dizionario dei film 2002 (Baldini & Castoldi), tra le numerose versioni di “Lulù”, la più fedele a Wedekind è, tutto sommato, quella di Walerian Borowczyk del 1980 (vedi la scheda del film “Lulù”).

Le scenografie sono di Andrej Andreev e Gottlich Hersch ed escono dal miglior cinema espressionista.

In Francia fu distribuita una versione edulcorata dalla censura che trasformò il figlio Schön nel segretario, l’amante lesbica in un’amica d’infanzia ed eliminò Jack lo Squartatore.

Di Lulù/Brooks parliamo anche nella scheda “Scontare l’infamia”.

 

Le immagini di fiLmES sono tratte prevalentemente da materiali fotografici e grafici preesistenti, cartacei o web, modificati e riadattati dall'autrice. La riproduzione parziale e non a scopo commerciale del materiale pubblicato (immagini e testi) è consentita citando la fonte (indirizzo web) e l’autore (Cinzia Ricci o altri), diversamente tutti i diritti sono riservati.

by www.cinziaricci.it oggi ethanricci.cloud

Questo sito, testato principalmente con Firefox, Internet Explorer e Safari, è privo di contenuti dannosi per i computer. On-line dal 2003, nel 2015 diviene antologico, da allora non viene aggiornato. Gli odierni Browers non supportano più gran parte dei materiali multimediali prodotti prima di tale anno, le numerose pagine che sembrano vuote in realtà contengono tali contenuti ormai non più fruibili - ne siamo dispiaciuti. Risoluzione schermo consigliata: 1024x768.