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Aggiornato Venerdì 26-Gen-2007

 

(Piccola rassegna stampa)

 

AGGREDITO A BARI IL PRESIDENTE DELL'ARCIGAY MICHELE BELLOMO. GIOVEDÌ GLI ERA STATA TOLTA LA SCORTA - 2 Agosto 2003
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SCORTA REVOCATA A BELLOMO "RESTERÀ SOTTO SORVEGLIANZA" - 2 Aprile 2004
ANSA: FORZA NUOVA, ARRESTI A BARI PER PESTAGGI E MINACCE - 14 Aprile 2004
FORZA NUOVA: I NOMI DEGLI ARRESTATI E LE ACCUSE - 14 Aprile 2004 LEGGI
BARI: L'ORDINE DI CUSTODIA PER FORZA NUOVA PARLA DI "INCURSIONI CON TECNICA MILITARE" - 15 Aprile 2004, Cristina Mangani - "Il Messaggero" LEGGI
BARI. «DENTRO FORZA NUOVA UNA RETE DI SQUADRISTI» - 15 aprile 2004 , di Carlo Vulpiodi - "Corriere della Sera" LEGGI
FORZA NUOVA: INDAGINE BARI - RICERCATO ARRESTATO IN TURCHIA - 7 giugno 2004, Ansa LEGGI
FORZA NUOVA, SCARCERATO UNO DEGLI ARRESTATI - Gay.it LEGGI

 

PESTAGGIO ANNUNCIATO

Aggredito a Bari il presidente dell'Arcigay Michele Bellomo. Giovedì gli era stata tolta la scorta

Di Gianni Rossi Barilli - “Il Manifesto”, 2 Agosto 2003

 

Per mesi era andato in giro con la scorta, dopo aver subito minacce di morte. Poi la scorta è stata tolta e il primo giorno in cui non l'ha più avuta Michele Bellomo, presidente dell'Arcigay di Bari e organizzatore del Gay Pride nazionale del giugno scorso, è stato aggredito e picchiato. È successo ieri pomeriggio a Bari, quando due persone sono entrate nella sede dell'associazione, presso la sezione dei Ds di via Zara, e sono saltati addosso a Bellomo che stava lavorando al computer. Gli hanno più volte sbattuto di forza la testa contro la tastiera, fratturandogli una mandibola e rendendo necessario un ricovero d'urgenza in una clinica oculistica per accertamenti. Compiuta la spedizione punitiva, se ne sono andati. La cosa grave è che si tratta di un'aggressione iperannunciata e che il tempismo dei picchiatori è inquietante. Tre giorni fa, alcuni deputati di Ds e Prc avevano consegnato una lettera al ministro dell'interno Pisanu proprio per chiedere una proroga della protezione a Bellomo. Il ministro si era dichiarato disponibile, ma nel frattempo la scorta è sparita e sono bastate poche ore a dimostrare che la revoca (temporanea o meno) è stata un grosso errore.

Le minacce erano cominciate molti mesi fa, poco dopo l'annuncio che il Gay Pride 2003 si sarebbe tenuto a Bari. Michele Bellomo è stato fin dall'inizio il volto di questo evento, e perciò su di lui si sono dirette le attenzioni dell'estremismo muscolare di destra. Il 12 dicembre dell'anno scorso trovò accanto al portone di casa minacce scritte con la vernice spray e decorate con simboli neofascisti, che andavano ad aggiungersi alle telefonate minatorie e ai messaggi «anonimi» recapitati al circolo. Un copione già visto altre volte, come operazione di disturbo organizzata delle manifestazioni gay a scopi prevalentemente pubblicitari. Ma in questo caso c'era qualcosa di più serio, perché immediatamente dopo l'episodio delle scritte Bellomo cominciò ad andare in giro in compagnia di due agenti. Nonostante la protezione, le intimidazioni sono continuate, anche dopo il Gay Pride. A fine giugno è arrivato il seguente testo anonimo all'Arcigay di Bari: «Continui a portare la depravazione e l'Aids a Bari con i tuoi discorsi e le tue provocazioni oscene. Dio ha creato Adamo ed Eva, non Adamo e Adamo. Hai ingannato migliaia di persone portandole sulla strada della perversione. Dio ti punirà e brucerai tra le fiamme dell'inferno».

Il 9 luglio, un episodio di intimidazione da parte di alcuni militanti di estrema destra in una pizzeria alla presenza degli agenti della scorta. Il 24 luglio, una chiamata al citofono alle tre di notte: «Ricchione di merda, brucerai fra le fiamme dell'inferno». Per questo Bellomo aveva chiesto di poter continuare a essere protetto almeno fino alla fine dell'anno. E per questo la sua sollecitazione era stata trasmessa al ministro Pisanu con allegata cronistoria delle minacce. A questo punto, un interrogativo: «Perché è stata revocata la scorta?».

Se lo domanda anche il vicepresidente della Camera Fabio Mussi, che esprime la sua solidarietà a Bellomo «aggredito e ferito da una banda di fanatici vigliacchi» e chiede che il prefetto di Bari sia chiamato a rispondere per la sospensione della protezione: «Non si possono tollerare errori di valutazione così clamorosi». Per il capogruppo dei Ds alla Camera Luciano Violante «l'aggressione a Michele Bellomo dimostra le condizioni di insicurezza in cui è stata irresponsabilmente lasciata una persona già bersaglio di intimidazioni e violenze» e bisognerà fare un po' di luce sulla vicenda anche in parlamento. Il coordinamento omosessuali Ds, infine, non può «non far notare come questi fatti accadano a poche ore dalla pubblicazione degli anatemi del cardinale Ratzinger contro le persone e le coppie omosessuali. Che sono, secondo il cardinale, "nocive per la società"».

 



 

SCORTA REVOCATA A BELLOMO "RESTERÀ SOTTO SORVEGLIANZA"

L’annuncio in Senato del sottosegretario Mantovano
"Dopo l’aggressione di agosto il leader dell’Arcigay non ha subito minacce"

2 Aprile 2004

 

Michele Bellomo senza scorta. Il dispositivo di tutela nei confronti del presidente dell’Arci gay di Bari e portavoce del Gay Pride di Bari nel giugno scorso, è stato revocato. La decisione del ministero dell’Interno è del 25 marzo scorso. A comunicarlo è stato il sottosegretario all’Interno, Alfredo Mantovano, ieri, nel corso del question time al Senato, rispondendo al Senato alle interrogazioni dei parlamentari Bucciero e Pagliarulo. I due senatori avevano chiesto spiegazioni, dopo l’aggressione che Bellomo denunciò di aver subito il primo agosto 2003 mentre era al lavoro nella sede dell’Arcigay di Bari. Per quel fatto, a Bellomo fu riassegnata la tutela che era stata revocata poche ore prima, a partire dalla mezzanotte del 31 luglio. La revoca della misura - ha detto Mantovano - è stata decisa dalla commissione centrale consultiva per l’adozione delle misure di sicurezza personale, nonostante «la tutela medesima fosse stata in precedenza prorogata fino al 31 maggio 2004». «Bellomo - ha spiegato il sottosegretario - ha fruito fino a oggi di un servizio di tutela su auto non protetta, riconducibile al quarto livello di rischio». «Nella stessa riunione l’organo consultivo - ha proseguito - si è espresso nel senso di confermare il servizio di vigilanza generica radiocollegata all’abitazione e alla sede dell’Arcigay». Secondo quanto riferito dal sottosegretario, la modifica delle misure è stata proposta dalla prefettura di Bari, che in sede di verifica trimestrale dei dispositivi di protezione ha analizzato la situazione di Bellomo e ha rilevato che dall’aggressione che lo stesso ha riferito di aver subito in data primo agosto 2003, oggetto di indagine anche sotto il profilo della attendibilità della denuncia e dei particolari in essa riferiti, non sono state più lamentate minacce serie, concrete e attuali». Per il presidente nazionale dell’Arcigay, Sergio Lo Giudice, è «inaccettabile» che il sottosegretario all’Interno Alfredo Mantovano «alluda ad una presunta inattendibilità dell’aggressione subita da Michele Bellomo l’estate scorsa.

 



 

ANSA: FORZA NUOVA, ARRESTI A BARI PER PESTAGGI E MINACCE

14 Aprile 2004

 

BARI - Undici pestaggi compiuti con mazze, bastoni, bottiglie, catene e con un crick, danneggiamenti vari, minacce al docente dell' Universita' di Bari Luciano Canfora, collaboratore del Corriere della Sera, e intimidazioni al segretario dell'arcigay di Bari, Michele Bellomo, portavoce del Gay Pride svoltosi a Bari nel giugno 2003.

E' quanto contesta la Procura di Bari a quasi tutti i 15 presunti aderenti al movimento politico di estrema destra 'Forza Nuova' arrestati oggi da carabinieri del Ros e del comando provinciale del capoluogo pugliese anche per il reato di associazione per delinquere.

A due degli arrestati viene anche contestata ''l'incursione con tecnica e organizzazione da gruppo militare d'assalto'' - cosi' la definisce l'accusa - avvenuta il 4 febbraio scorso nella clinica Santa Maria di Bari, specializzata in ginecologia e ostetricia. Nelle sale di degenza del servizio di pianificazione famigliare due persone interruppero il servizio pubblico, insultarono il personale medico e paramedico e le donne ricoverate, e esibirono loro pubblicazioni di immagini raccapriccianti contro l'aborto.

Tra le undici persone picchiate selvaggiamente da un commando 'squadrista' - cosi' come lo definisce l'accusa - c' e' Giuseppe Errico, attivista del centro sociale 'Coppola Rossa' di Adelfia (Bari) pestato il 7 giugno 2003 per strada a Triggiano (Bari). Dieci persone lo avrebbero avvicinato e colpito con bastoni, mazze e con un crick. Errico fu ricoverato in ospedale dove i medici lo medicarono e gli applicarono 20 punti di sutura.

Altre sette persone furono invece aggredite a Bari il 10 giugno 2003 mentre affiggevano su muri cittadini manifesti per un concerto di simpatizzanti dell'area di sinistra. I sette furono aggrediti con pugni, calci, fibbie metalliche, bastoni e catene. Riportarono lesioni giudicate guaribili in pochi giorni. Furono pestati anche - tra il 28 novembre 2001 e il 27 febbraio scorso - altri tre appartenenti al centro sociale 'Coppola Rossa': anch' essi riportarono lesioni lievi.

Le minacce rivolte al prof. Canfora, invece, fanno riferimento al fatto che alcuni indagati avrebbero scritto sul muro accanto al portone di casa del docente: 'Canfora brucerai come Stalin' e 'Canfora bioa', solo perche' lo studioso - secondo la ricostruzione accusatoria - avrebbe mostrato qualche favore verso le ideologie di sinistra durante le sue prolusioni di docente universitario.

 



 

FORZA NUOVA: I NOMI DEGLI ARRESTATI E LE ACCUSE

GLI ARRESTATI AVEVANO MINACCIATO E AGGREDITO PIÙ VOLTE ESPONENTI DELL'ARCIGAY TRA CUI MICHIELE BELLOMO

14 aprile 2004, Ansa

 

Sono complessivamente 15 le persone finora arrestate dai carabinieri del Ros nell' ambito dell' indagine a Bari sul movimento politico di estrema destra 'Forza Nuova'. Le persone catturate sono tutte residenti a Bari e in provincia; una sola e' al momento irreperibile. Gli arrestati sono: Paolo Alba, di 29 anni; Luca Barile, di 25, Gaetano Campidoglio, di 29, Vito Nicola Cantacessi, di 29, Francesco De Rosalia, di 25, Cosimo Dambra, di 21, Fabrizio Fiorito, di 19, Massimo Giuseppe Lananna, di 24, Paolo Loconsole, di 20, Sergio Pizzi, di 27, Tommaso Signorile, di 20, Giovanni Ventrella, di 26, Nicola Vittorio, di 28, Giacomo Vitucci, di 27, e Francesco Tiani, di 40, originario di Lequile (Lecce), poliziotto in servizio alla questura di Bari. Ad eccezione di Tiani (che e' accusato solo di rivelazione del segreto d' ufficio e di favoreggiamento personale), gli arrestati sono accusati di aver preso parte ad un'associazione per delinquere e, a vario titolo, di lesioni personali anche gravi provocate durante spedizioni punitive, interruzione di pubblico servizio, minacce, danneggiamenti, incendio doloso, oltraggio a pubblici ufficiali, violenza privata, concorso in manifestazione sediziosa e diffusione di stampa clandestina. Campidoglio, Pizzi, Lananna e Barile sono ritenuti dall' accusa fra i cinque organizzatori e dirigenti dell' associazione per delinquere finalizzata al compimento di spedizioni di tipo ''squadristico''. Campidoglio - secondo quanto ritiene di aver accertato la Procura - e' componente del direttivo regionale pugliese del movimento; Pizzi e' il responsabile cittadino; Lananna e' il leader di 'Forza Nuova studenti', Barile di 'Forza Nuova Universita''.

 



 

BARI: L'ORDINE DI CUSTODIA PER FORZA NUOVA PARLA DI "INCURSIONI CON TECNICA MILITARE"

TRA LE VITTIME UN PROFESSORE UNIVERSITARIO

15 aprile 2004, Cristina Mangani - "Il Messaggero"

 

ROMA - Avrebbero organizzato pestaggi e danneggiamenti, in alcuni casi adottando «tecnica e organizzazione da gruppo militare d’assalto». Con queste accuse i carabinieri del Ros e del comando provinciale, coordinati dalla Procura di Bari, hanno arrestato 15 presunti aderenti al movimento politico di estrema destra “Forza nuova”, tra i quali il vice ispettore di polizia Francesco Tiani, al quale, però, vengono contestati i reati di favoreggiamento personale e rivelazione di segreto d’ufficio. Nei confronti degli altri i magistrati ipotizzano l’esecuzione di veri e propri raid con mazze, catene e con un cric, danneggiamenti, minacce al docente dell'Università di Bari Luciano Canfora, oltre che intimidazioni al segretario dell'arcigay di Bari, Michele Bellomo, portavoce del Gay Pride barese di giugno 2003.

Le accuse variano secondo le posizioni, ma grosso modo il Gip, nell’ordinanza di custodia cautelare, fa riferimento all’intero gruppo quando contesta «l'incursione con tecnica militare».

In particolare, per l’incursione del 4 febbraio scorso nella clinica Santa Maria di Bari, specializzata in ginecologia e ostetricia. Nelle sale di degenza del servizio di pianificazione familiare, due degli arrestati avrebbero interrotto il servizio pubblico, insultato il personale medico e paramedico e le donne ricoverate, e esibito pubblicazioni di immagini raccapriccianti contro l'aborto. Tra le undici persone picchiate da un commando “squadrista” - così lo definisce l'accusa - compare il nome di Giuseppe Errico, attivista del centro sociale “Coppola Rossa” di Adelfia (Bari) pestato in strada da dieci persone. Altre sette vittime, a Bari il 10 giugno 2003, sono state colpite mentre affiggevano su muri cittadini manifesti per un concerto di simpatizzanti dell'area di sinistra. E ancora, tra il 28 novembre 2001 e il 27 febbraio scorso, sono stati aggrediti altri tre appartenenti al centro sociale “Coppola Rossa”. Le minacce al professor Canfora, invece, fanno riferimento al fatto che alcuni indagati avrebbero scritto sul muro accanto al portone di casa del docente: “Canfora brucerai come Stalin” e “Canfora boia”, solo perché lo studioso - secondo la ricostruzione dei pm Rossi e Nicastro - avrebbe mostrato qualche favore verso le ideologie di sinistra durante le sue prolusioni di docente universitario.

I carabinieri del Ros hanno perquisito anche la casa romana di Roberto Fiore, segretario nazionale di Forza nuova, alla ricerca di documenti e di indizi. Per il Gip, infatti, esistevano delle vere e proprie «liste di proscrizione». Fiore, dal canto suo, si dice perplesso della perquisizione «perché neppure indagato».

«L'arresto dei quindici militanti di Forza nuova sottolinea l'impegno dello Stato a contrastare senza tregua e a 360 gradi ogni forma di violenza politica, dall'estrema destra all'estrema sinistra», sottolinea il ministro dell'Interno, Giuseppe Pisanu, per il quale «questa vicenda conferma la fondatezza delle preoccupazioni che ho ripetutamente manifestato al Parlamento, sul diffondersi della violenza politica come pericolosa alternativa al metodo democratico e come passo preliminare alla violenza terroristica». E il procuratore della Repubblica di Bari, Emilio Marzano, tiene a sottolineare. «Con questi arresti la Procura non sta facendo un processo a un'organizzazione politica ma ad una banda locale che si etichettava “Forza nuova”» e che al movimento politico di estrema destra «diceva di far parte e di ispirarsi». I pm hanno invece voluto sottolineare che «era assolutamente necessaria la richiesta di arresto per tutelare l'integrità fisica e la libertà delle persone».

 



 

BARI. «DENTRO FORZA NUOVA UNA RETE DI SQUADRISTI»

QUINDICI ARRESTI A BARI, C’È ANCHE UN POLIZIOTTO. TRA LE ACCUSE UN BLITZ ANTI-ABORTO E IL PESTAGGIO DEL LEADER DELL’ARCIGAY

15 aprile 2004 , di Carlo Vulpiodi - "Corriere della Sera"

 

BARI - Non sono «ragazzi che sbagliano» e basta. E non sono nemmeno i balordi violenti raccontati da Anthony Burgess in «Un’arancia a orologeria». O meglio, sono anche questo, ma soprattutto sono squadristi fascisti che non hanno esitato a schedare, pedinare, picchiare quelli che consideravano «nemici» politici. I magistrati che hanno indagato su di loro - i pm Roberto Rossi e Lorenzo Nicastro - e il gip Chiara Civitano, che ha firmato l’ordinanza di carcerazione, lo hanno ribadito più volte nei rispettivi provvedimenti: i quindici giovani baresi aderenti a Forza Nuova che da giugno del 2003 (quando a Bari si tenne il Gay Pride) al febbraio scorso hanno massacrato di botte i ragazzi del centro sociale Coppola Rossa di Adelfia, incendiato la porta d’ingresso di una sede della Cgil di Bari, devastato una sezione di Rifondazione comunista a Barletta e persino terrorizzato le donne ricoverate nella clinica Santa Maria, convenzionata con il servizio sanitario nazionale, per l’interruzione volontaria di gravidanza, non sono soltanto zucche vuote riempite di odio e violenza. Sono un gruppo eversivo in crescita, che vorrebbe ricostituire il disciolto partito fascista anche attraverso l’infiltrazione e il proselitismo tra gli ultra delle tifoserie del Bari e del Monopoli. «A Bari - scrive il gip Civitano - il movimento di Forza Nuova è articolato su due livelli, il primo operante alla luce del sole, l’altro (sempre costituito dalle medesime persone) sotterraneo e occulto». Il primo livello, secondo i magistrati, cerca di accreditarsi come forza popolare e conservatrice, ultracattolica e tradizionalista al punto da invocare un ritorno al Concordato del 1929, quello firmato da Benito Mussolini e dal cardinal Gasparri e da organizzare azioni dimostrative contro il divorzio e l’aborto. Il secondo livello invece opererebbe in maniera clandestina, per lo più di notte e con rozze spedizioni punitive paramilitari.

Azioni squadristiche che hanno preso di mira i ragazzi dei centri sociali, sempre «eroicamente» in un rapporto di cinque o dieci contro uno, gli omosessuali, i docenti universitari di sinistra e i loro familiari, le donne «traviate» dalla conquista di diritti civili come il divorzio e l’aborto, e persino i preti più esposti sui temi sociali, come i missionari comboniani, la cui sede, a Bari, è stata imbrattata da un «Siete preti, non comunisti». Complice del gruppo eversivo, un poliziotto della Questura di Bari, che passava informazioni sulle indagini e che è agli arresti domiciliari.

Per qualcuno, come Luciano Canfora, filologo di fama internazionale e docente all’Università di Bari, non si è andati oltre le scritte minacciose sotto casa (ma, si chiedono a telefono i presunti autori del testo: era Stalin o Rasputin che finì bruciato? O nessuno dei due?). Per altri, come Michele Bellomo, presidente dell’Arcigay, si è passati dalle parole ai fatti. L’estate scorsa venne pestato. A Giuseppe Errico, del centro sociale Coppola Rossa, è andata peggio di tutti: aggredito da dieci persone che lo avevano inseguito a bordo di due auto, se l’è cavata con venti punti alla testa, fracassata con un crick. Incredibile poi l’irruzione nella clinica Santa Maria, dove i forzanovisti, tra i quali anche ragazze minorenni, si sono scagliati contro le donne che avevano deciso di abortire chiamandole «assassine». Mostrando loro «immagini molto crude di un intervento di interruzione della gravidanza - scrive il gip - le terrorizzavano dicendo: criminali, vedete i vostri figli dove vanno a finire!». Infine, i tifosi. Mischiarsi a loro per «educarli» e agire meglio. «Gli ultra li prendiamo per fessi - dicono a telefono - e poi facciamo come ci pare».

 



 

FORZA NUOVA: INDAGINE BARI - RICERCATO ARRESTATO IN TURCHIA

PER L'ACCUSA, I 15 GIOVANI ACCUSATI DI VIOLENZE NELL'AMBITO DELLA LORO ATTIVITA' POLITICA, SCHEDAVANO I RIVALI IN 'LISTE DI PROSCRIZIONE' PER RENDERE PIU' AGEVOLE L'ATTACCO FISICO

7 giugno 2004, Ansa

 

E' stato arrestato in Turchia da Interpol e Carabinieri dei Ros Nicola De Tullio, di 26 anni, ricercato dall'8 aprile scorso nell'ambito di un'indagine della magistratura barese su violenze che sarebbero state compiute da 15 aderenti al movimento estremistico di destra Forza nuova. Il giovane e' stato rintracciato in un villaggio turistico ad Antalya: e' stato arrestato provvisoriamente in attesa delle procedure per l'estradizione ed e' stato rinchiuso in un carcere turco.

Nell'ordinanza di custodia cautelare sulla base della quale De Tullio era ricercato si contesta ad aderenti al movimento l'associazione per delinquere finalizzata a commettere ''una serie indeterminata di delitti'': tra questi, lesioni personali, violenze private, porto ingiustificato di ''oggetti atti a offendere'', minacce e ingiurie nei confronti di esponenti di organismi sociali e politici, azioni di tipo squadristico, affermazione di idee razziste, minacciose e oltraggiose nei confronti di avversari politici.

Per l'accusa, i 15 giovani accusati di violenze nell'ambito della loro attivita' politica, schedavano i rivali in 'liste di proscrizione' per rendere piu' agevole l' attacco fisico. Nel giugno dell'anno scorso il salto di qualita': dichiararono ''guerra'' agli avversari politici e, nel giro di pochi giorni, appena si concluse a Bari il Gay Pride nazionale, picchiarono con mazze, bastoni, bottiglie, catene e, in un' occasione con un crick, undici persone, quasi tutte simpatizzanti del centro sociale 'Coppola Rossa' di Adelfia (Bari). Nella indagine e' coinvolto anche un viceispettore della questura di Bari, Francesco Tiani, agli arresti domiciliari per violazione del segreto di ufficio e favoreggiamento, per aver informato gli indagati che nei loro confronti erano in corso indagini.

 



 

FORZA NUOVA, SCARCERATO UNO DEGLI ARRESTATI

Fonte: Gay.it

 

BARI - Il Tribunale del Riesame di Bari, accogliendo le tesi dei difensori, ha deciso la scarcerazione di Nicola Vittorio, 28 anni, uno dei quattordici esponenti del movimento di estrema destra Forza Nuova che il 14 aprile finirono in carcere a vario titolo con l'accusa di associazione a delinquere, lesioni, danneggiamenti, violenze private, ingiurie, minacce, porto ingiustificato di oggetti atti ad offendere.

Venerdi' scorso il gip Chiara Civitano aveva deciso la scarcerazione di un altro componente del gruppo, Tommaso Signorile di 20 anni. Secondo le indagini dei pm della Procura di Bari, Lorenzo Nicastro e Roberto Rossi, gli indagati avrebbero messo a segno una serie di azioni squadristiche ai danni di avversari politici, tra gli altri un esponente del centro sociale Coppola Rossa di Adelfia, e sarebbero tra gli autori delle scritte offensive ritrovate sotto le abitazioni del docente universitario Luciano Canfora e del portavoce del Gay Pride Michele Bellomo. La difesa del giovane scarcerato, rappresentata dagli avvocati Carmela Lorusso e Antonio Romano del foro di Bari, ha sostenuto, nell'istanza presentata davanti al Tribunale del Riesame, che il suo ruolo non era tra quelli di spicco nell'ambito dell'organizzazione e che, comunque, era estraneo a molti dei reati ipotizzati dall'accusa.

 

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