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Aggiornato Venerdì 26-Gen-2007

 

Gli assassini hanno preso il portafogli e sono fuggiti. In un telefonino la chiave del delitto
Roma, cadavere di un polacco in strada vicino a Piazza Navona. Una coppia in auto ha visto la scena: due gli aggressori

15 Novembre 2005

 

ROMA - Fermi in auto in piazza Sant’Eustachio per l’ultimo saluto, i due ragazzi dallo specchietto retrovisore hanno seguito tutta la scena, durata una frazione di secondo. Ma nella confusione della pioggia battente, attraverso i vetri appannati dell’auto e a una trentina di metri di distanza, la coppietta ha solo intravisto due figure che ne aggredivano una terza, «era un uomo, non si difendeva, e quelli intanto lo picchiavano». Tempo di girare con la macchina e cercare una garritta con un carabiniere in servizio al Senato, dare l’allarme e tornare indietro che la vittima - ufficialmente ancora senza nome, ufficiosamente un giovane polacco di 25 anni - era ormai in fin di vita all’angolo fra via del Teatro Valle e via dei Sediari. A due passi da piazza Navona, da Campo de’ Fiori, dai palazzi del potere di Roma. Nel frattempo qualcun’altro - un ragazzo invitato a una festicciola al primo piano di un appartamento che affaccia sulla strada - aveva visto non proprio il momento dell’aggressione ma, un secondo dopo, alle 2 dell’altro ieri notte, il corpo già riverso in terra fra le porte del ristorante «Al Valle».

Quando sono arrivati i soccorsi - una dottoressa che passava lì per caso ha cercato di rianimare il moribondo con la respirazione bocca a bocca - per il giovane non c’era più nulla da fare. Forse era già morto, forse il poveretto - capelli biondi, vestito in modo dignitoso, senza portafoglio e documenti ma con vicino un telefono cellulare non suo - è spirato a bordo dell’ambulanza che nel sabato sera violento della Capitale correva verso il vicino ospedale Santo Spirito.

Aggressione dunque, ma per ora le certezze si fermano qui. Ancora non certa l’identità della vittima, anche se i carabinieri della compagnia Roma Centro e i colleghi del Nucleo Operativo di via in Selci «forzando» il pin del telefonino, la cui scheda sim risulta intestata a un altro polacco per ora irreperibile, qualcosa hanno scoperto. Ancora sconosciuto anche il movente dell’aggressione: l’assenza del portafogli potrebbe far pensare a una rapina finita male, ma potrebbe anche trattarsi di un modo per rallentare le indagini. Quello che sembra certo è che la vittima non sarebbe uno «sbandato». Lo dice l’abbigliamento - mocassini, slip di marca - lo dice anche il fatto che l’alito non rivelava segni d’alcol. Carnagione chiarissima, biondo: polacco di 25 anni? Per la certezza matematica si attende il riconoscimento da parte di qualche conoscente.

Quanto al pestaggio, l’ambito sembra più quello dell’omicidio preterintenzionale. Chi ha colpito lo ha fatto sì con violenza, ma solo due volte: una botta molto forte al sopracciglio destro, lividi al fianco sinistro, nessuna segno di difesa sulle braccia e un profondo ematoma nella parte posteriore sinistra del cranio, forse causa della morte. La scena che gli investigatori immaginano è quella degli aggressori che «sorprendono» la vittima, uno la tiene, l’altro vibra un cazzotto in pieno viso facendo cadere l’uomo rovinosamente e facendogli picchiare la testa a terra. Infine un ultimo calcio per assicurarsi la fuga senza inseguimenti dopo aver frugato per cercare il portafoglio.

Rapina o altro? Difficile dirlo. In ogni caso perché non prendere le chiavi della porta blindata di un appartamento che i carabinieri stanno ancora cercando di individuare? Forse la vittima conosceva o aveva conosciuto da poco gli assassini, magari in un locale? Nella speranza che le molte telecamere della zona abbiano ripreso qualcosa, le indagini non escludono nulla, neppure l’ennesimo delitto a sfondo omosessuale. I carabinieri stanno sentendo diverse persone, fra cui alcuni stranieri, e attendono l’autopsia, che il pm Clara De Cecilia ha disposto per oggi. C’è poi il «giallo» del cellulare: era davvero della vittima, che usava una sim altrui? Oppure di qualcun’altro, magari caduto all’assassino nella colluttazione? La chiave del delitto forse è proprio qui.

 

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