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Aggiornato Venerdì 26-Gen-2007

 

Pretendevano cinquemila euro in cambio del silenzio: accusati di estorsione

Di Patrizia Canu - “L’Unione Sarda”, 24 Marzo 2004

 

Sassari - Sacerdote non cede al ricatto e denuncia alla Procura un giovane e il suo complice: le prove sarebbero contenute in un nastro registrato nel confessionale della chiesa. Un prete, una cassetta audio compromettente, infine due ricattatori, che tentano di estorcergli 5000 euro per non divulgare le registrazioni di un incontro a luci rosse. Sono gli ingredienti di una storia ancora tutta da sviscerare, finita sotto la lente del magistrato Michele Incani. Protagonisti due sassaresi, I. S., 25 anni, e P. S., 35, e un prete di frontiera, conosciuto da tutti per impegno e battaglie sociali, in difesa dei suoi parrocchiani.

A dispetto delle mezze ammissioni iniziali, potrebbe essere rimasto vittima di una congiura, architettata da due malviventi col vizio delle registrazioni proibite, video e audio. Le indagini si sono chiuse con due indagati per tentata estorsione.

I fatti sarebbero stati commessi fra il 6 e il 24 ottobre dello scorso anno. È un giorno d’autunno quando il prete viene avvicinato da P. S.: è lui che ha il compito di battere cassa per quel peccato dentro il confessionale. «Abbiamo le prove dei tuoi giochetti hard, è tutto in una cassetta audio. Se non vuoi scandali sborsa 5000 euro con vaglia on line. Altrimenti divulgheremo il contenuto delle registrazioni e per te sarà la fine». Il prete non si scompone, nemmeno quando viene sentito dai carabinieri. Sulle prime sembra ammettere che ci sia stata una relazione occasionale fra lui e quello che ora è diventato il suo ricattatore. In un momento successivo viene sentito dal magistrato. Negli uffici di via Roma avrebbe fatto marcia indietro. Dai carabinieri si è confuso, voleva soltanto andare via il più in fretta possibile, la mente sconvolta dall’enormità delle accuse e dalle possibili conseguenze. No, quella cassetta non può esistere perché fra lui e quel ragazzo non c’è mai stato nulla. Quindi passa all’attacco e denuncia di essere rimasto vittima di due delinquenti. Il lavoro del magistrato non è semplice. Sulle prime i due non pensano di avere gli inquirenti alle calcagna, si sentono sicuri. Uno dei due avrebbe rivestito i panni di attore, colui che avrebbe attirato nel tranello il prete, in combutta con l’amico estorsore. L’incontro sarebbe stato registrato, quella cassetta scottante da quel momento era diventata una reliquia, pesante 5000 euro, tanto per iniziare, in un ricatto senza fine. Nessuno di loro aveva messo in conto la reazione del prete, sicuro, evidentemente del suo comportamento irreprensibile e dell’inesistenza di quella cassetta. Per uno dei due non era la prima volta, attore improvvisato di film hard caserecci, con ricatto annesso e soprattutto protagonisti inconsapevoli. Solo che la volta precedente la vittima era una donna sposata. Anche quell’incontro era stato filmato, all’insaputa della vittima. Che, ricattata pure lei, aveva deciso di denunciarlo per violenza sessuale. Denuncia e videocassetta erano finite dal procuratore della Repubblica Giuseppe Porqueddu, che dopo aver visionato il vhs non aveva potuto far altro che chiedere l’archiviazione. Nessuna violenza, la donna era visibilmente consenziente. Una constatazione che per il protagonista del film si era trasformata in impunità. Archiviata la faccenda era pronto per avventurarsi una seconda volta nel film con ricatto. Tutta da chiarire invece la posizione dell’estorsore, presenza defilata, almeno la prima volta. Dopo la notifica della chiusura indagine adesso hanno venti giorni di tempo per chiedere di essere sentiti dal magistrato. Difesi dall’avvocato Nicola Lucchi, la richiesta di rinvio a giudizio sembra inevitabile. Ma la storia rischia di avere effetti devastanti sul piano personale, al di là dell’esito giudiziario.

 

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