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Aggiornato Venerdì 26-Gen-2007

 

La storia di un facchino di Ascoli che si è ritrovato in una azienda accanto al suo convivente, operaio pure lui. Ha deciso di chiedere il danno biologico
Racconta Evaldo: «Volevano trasferirmi, mi hanno costretto alle dimissioni»

Di Sergio Biagini – “Il Messaggero”, 30 Giugno 2000

 

Ascoli. Marito e moglie non possono lavorare nello stesso posto. E se poi si tratta di una coppia di omosessuali peggio ancora. Ne sa qualcosa Evaldo Brando che è stato costretto a licenziarsi perchè impiegato temporaneamente nella stesso deposito in cui lavora in veste di operaio Tonino M., il suo convivente. «Siete come due coniugi e non potete rimanere nello stesso ambiente di lavoro, il regolamento parla chiaro». Questo gli avrebbe detto qualche giorno fa, chiamandolo in disparte, il direttore della cooperativa per la quale prestava servizio come facchino con contratto stagionale. «Per questo motivo devi essere trasferito in un'altra sede». Il diktat Evaldo non lo ha proprio gradito, per di più in tempi di Gay Pride e di mobilitazione generale degli omosessuali a difesa del diritto di esistere e di lavorare come gli altri. «Questo è puro razzismo» ha mormorato. «Mi discriminate perchè sono omosessuale e perchè convivo con un altro gay». Detto fatto ha firmato le sue dimissioni scrivendo di suo pugno che il provvedimento gli è stato imposto. «Chiederò se occorre anche il risarcimento dei danni biologici» ha promesso. «Mi hanno proposto - racconta Evaldo - di lasciare il deposito alle porte di Ascoli in cui ero stato aggregato inizialmente per andare a lavorare, lontano dal mio convivente, in un magazzino a Centobuchi che appartiene comunque alla stessa azienda che si occupa di grossa distribuzione. Ma come potrei andare? Oramai tutti sanno della mia omosessualità. Le voci corrono. Gli altri dipendenti ridono nei corridoi e fanno le solite battutacce. E l'ultima volta che mi sono presentato in magazzino c'è stato anche chi mi ha chiesto perchè mai non andassi in minigonna. E' stata violata la mia privacy, in queste condizioni non potevo far altro che andarmene per salvaguardare la mia dignità ed il mio orgoglio».

La cooperativa in cui lavorava Evaldo ha un appalto di facchinaggio all'interno dell'azienda che gestisce diversi punti vendita di grossa distribuzione. «E' vero - aggiunge il protagonista di questa vicenda - che mi ha chiamato il responsabile della cooperativa per dirmi che non potevo più lavorare lì. Ma mi risulta che ci sono state pressioni da parte dell'azienda. Quando qualche dirigente si è accorto che c'erano due omosessuali e per di più conviventi è andato su tutto le furie. Questo almeno mi hanno raccontato. “Con tanti froci in giro”, è stato il commento di qualcuno, “non possiamo mica giocarci il buon nome della ditta!” Di qui il provvedimento di allontanamento nei miei confronti, tanto più che io ero il soggetto più debole non essendo dipendente dell'azienda ma risultando dipendente stagionale di una ditta esterna».

Ma oltre al danno c'è anche la beffa. Paradossalmente infatti il responsabile della cooperativa ha introdotto una norma altamente innovativa e anticipatrice della stessa legge di cui tanto si parla per le unioni di fatto. Riconoscendo ai due omosessuali regolarmente conviventi secondo il loro stato di famiglia depositato al Comune, gli stessi diritti di una coppia sposata. Facendo seguire però subito dopo i rigori delle convenzioni e dei regolamenti solitamente in vigore nei luoghi di lavoro che vietano appunto a «moglie e marito» o comunque a due congiunti di prestare servizio nello stesso ambiente. «Mi hanno presentato delle motivazioni a dir poco pretestuose» commenta Evaldo. «Lo dimostra il fatto che la cooperativa al momento dell'assunzione mi aveva richiesto anche lo stato di famiglia da cui risultava chiaramente che convivevo con un altro uomo. Oltre a questo nel deposito in questione da cui sono stato allontanato lavorano notoriamente altre persone legate da parentela». Per Evaldo dunque è stata tutta una scusa per giustificare la rimozione dal suo posto. «E poi non mi è andato nemmeno giù quel discorso su marito e moglie. Come fanno a sapere chi è lui e chi è lei in questa storia? Sono mai entrati a casa nostra a controllare?»

 

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