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Aggiornato Venerdì 26-Gen-2007

 

 

Il commento di Francesca Grossi

Novembre/Dicembre 2004

Nel nostro paese si è ancora molto lontani da un sistema di leggi che tutelino le persone omosessuali e transessuali dalle più diffuse forme di discriminazione ed omofobia.

In Italia sono state escluse le persone omosessuali e transessuali dalla protezione della legge Mancino, n. 205 del 25 giugno 1993, la cosiddetta legge anti-naziskin, contro le aggressioni etnico-religiose.

Le aggressione razziste od omofobiche, oltre a ferire la persona che le subisce, hanno il grave effetto di estendere la paura ad intere categorie di persone potenziali vittime della stessa violenza. Lanciare una campagna contro l'omofobia e chiedere che finalmente vengano riviste le leggi contro le discriminazioni, è un obiettivo da perseguire con convincimento, mettendo in atto le adeguate forme di lotta e di sensibilizzazione.

L’esclusivismo e il disprezzo dimostrato da questo governo verso alcune categorie sociali e culturali, il costante impegno della chiesa nel condannare l’omosessualità e riportare la donna ad un ruolo già rifiutato, la sfrontatezza e la rozzezza delle espressioni e delle azioni di certi governanti, quanto sono rappresentative dell'opinione comune? Come agiscono, o come hanno già agito sulla società, sullo stato d'animo e sulle coscienze dei cittadini?
Non è forse necessario un ragionamento approfondito ed allargato sui meccanismi che generano le discriminazioni e l'omofobia?

L’omofobia, la lesbofobia e la transfobia, non sono eccezioni, casi limite.

La società italiana, non è ancora pronta a confrontarsi serenamente con le realtà omosessuali e transessuali, l’accettazione non è l’atteggiamento più diffuso, quando va bene lo è la tolleranza, che, evidentemente, non porta ugualianza, ma sopportazione con riserva, se non censura, esclusione aprioristica.

Se le marce dei Gay Pride hanno il merito di dare visibilità ad un gran numero di persone, di affermare che non tutti si vergognano o hanno paura, non possiamo ignorare che esse non vanno oltre questo. Uscire e provocare una reazione per affermare la propria esistenza, sebbene ancora necessario, è cosa limitata rispetto ai bisogni reali di chi non si adegua al modello unico etero od omosessista, pagandone le conseguenze.

Oggi più che mai è necessario trovare nel movimento LGBT, non solo una maggiore compattezza, ma anche una rinnovata capacità di confronto con la realtà quotidiana delle persone LGBT, affinchè si costruiscano nuovi linguaggi e forme di lotta che sappiano adeguatamente agire per scardinare le credenze che portano all'esclusione e alla repressione. Anche per questo il movimento LGBT deve uscire dai suoi confini ristretti, riconoscere ed affermare il valore che la battaglia per i diritti delle persone omosessuali e transessuali porta alla democrazia ed alla civiltà, ed agire insieme alle altre realtà che lavorano per la costruzione di un mondo migliore.

Noi condividiamo e divulghiamo qualsiasi proposta che vada in questa direzione, ritenendola un importante contributo alla riflessione sulle differenze sociali e sulle forme dell'impegno e della militanza per la battaglia sui diritti civili.

 

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