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Aggiornato Venerdì 26-Gen-2007

 

Louis-Georges Tin - Manchester, Agosto 2004

 

Traduzione a cura di Francesca Grossi

Novembre/Dicembre 2004

1°) Quali sono gli obiettivi pratici di questa giornata?

In pratica, il nostro primo obiettivo è di sollecitare delle azioni. Queste potranno prendere forme molto diverse: un dibattito in una classe, una esposizione in un caffè, una animazione in strada, una trasmissione radiofonica, una proiezione in un luogo pubblico, una tavola rotonda organizzata da un partito politico, un concorso letterario lanciato da un giornale, una campagna di sensibilizzazione condotta da un sindacato, etc.

Queste iniziative potranno essere sostenute da associazioni LGBT, da organizzazioni di difesa dei diritti umani, ma anche da cittadini e cittadine di tutti gli orizzonti. In effetti, oggi, numerose persone che non si interessavano in modo specifico all’omosessualità, si sentono sempre più interpellati dal problema dell’omofobia.

Il secondo scopo di questa giornata é quello di coordinare e rendere visibili le azioni. Se queste hanno luogo lo stesso giorno, saranno tanto più visibili ed efficaci. E se questo giorno diventerà un appuntamento annuale, i media e l’opinione pubblica saranno tanto più attenti alle questioni sollevate, così come ai progressi o ai regressi osservati. Inoltre, coloro che coordineranno, potranno fare il resoconto delle iniziative intraprese, informare la stampa e favorire gli scambi di azioni efficaci tra gli attori in campo.

Infine questo progetto ha un terzo obiettivo: si tratta di iscrivere questa giornata in un calendario nazionale, in certo numero di paesi e poi, perché no, di farla adottare a livello internazionale. Evidentemente, è una prospettiva lontana, se non utopica. Ciò permetterà anche di dimostrare che la lotta contro l’omofobia, non è soltanto un problema delle persone omosessuali, bisessuali e transessuali, ma che essa dipende del tutto dall’autorità pubblica e dall’insieme della società.

2°) E’ più opportuno parlare di omofobia o di LGBT-fobia?

La parola “LGBT-fobia”, dovrebbe comprendere sia le lesbiche, che i gay, che i bisessuali e i transessuali. Sfortunatamente, ciò che si vorrebbe guadagnare in visibilità, si perderebbe, di fatto in leggibilità. La parola “omofobia” è oggi conosciuta, e riconosciuta, in un grande numero di paesi. La parola “LGBT-fobia”, è pressoché sconosciuta nella maggior parte dei paesi del mondo. D'altronde alcuni suggeriscono anche “LGBTQ-fobia”, per includere i “queer”. Perché no, in effetti?

Secondo noi, il problema è dato dal contesto. “Una Giornata Mondiale della LGBT-fobia”, avrà evidentemente poche chance di essere compresa dal grande pubblico e ancora meno di essere riconosciuta dalla istanze nazionali o internazionali. Non ci guadagneremmo molto. Pertanto preferiamo la formula “Giornata Mondiale di Lotta Contro l’Omofobia”, a condizione di ricordare senza sosta al grande pubblico, che la nostra battaglia non concerne unicamente l’omosessualità maschile, ma che si tratta tanto di lesbiche come di bisessuali e di transessuali. Sotto queste condizioni, l’espressione LGBT ci appare molto utile al fine di mettere in evidenza la diversità dei problemi evocati.

In effetti, l’omofobia riguarda le lesbiche (lesbofobia), i gay (gayfobia) e le persone bisessuali (bifobia). Peraltro, il nostro impegno ci porta anche a combattere la transfobia, che, sebbene distinta dall’omofobia, poiché concerne l’identità di genere e non l’orientamento sessuale, essa rinvia a dei comportamenti sociali spesso vicini alle stesse logiche omofobiche.

In definitiva rifiutiamo le distinzioni. Parliamo della “Giornata Mondiale dell’Omofobia”, ma ci teniamo anche a ricordare al grande pubblico che ci battiamo per i diritti di lesbiche, gay, bisessuali e transessuali, cioè per le persone LGBT e contro tutte le discriminazioni in generale.

3°) Che fine fanno le altre discriminazioni? Questa Giornata contro l’Omofobia non rischia di occultarle?

No. Se è importante esaminare tutte le discriminazioni come un fenomeno generale, è necessario combatterle anche sotto tutte le sue forme specifiche e l’omofobia è una di queste forme. Nel considerare le discriminazioni come fenomeno generale, il discorso e l’azione dimorano nell’astrazione, nella indifferenziazione, se non nella confusione. Ciò è del resto uno degli interessi della Giornata Mondiale della Donna. Questa permette di mettere l’accento in modo specifico sulla disuguaglianza tra i sessi. Ugualmente, la Giornata Mondiale di Lotta contro l’Omofobia permetterà di mettere l’accento in modo specifico sulla disuguaglianza tra le sessualità.

Pertanto, la lotta contro l’omofobia, scaturisce necessariamente dall’affermazione dei diritti sessuali in generale, sia che si tratti di sesso, di genere, d’identità di genere o di orientamento sessuale. E’ perciò essa si ricongiunge anche con la lotta contro il sessismo; non è d’altronde per un caso se le persone più sessiste sono spesso, allo stesso tempo, le più omofobiche. Ma essa si ricongiunge anche alla lotta contro l’AIDS e contro tutte le malattie a trasmissione sessuale, non potendo esercitarsi l’autonomia sessuale, senza un accesso minimo all’informazione ed alle cure.

In conclusione, la lotta contro l’omofobia, scaturisce anche dall’affermazione dei diritti umani in generale. Del resto, le associazioni LGBT si impegnano spesso ben al di là delle problematiche sessuali, e sono in armonia con numerosi altri movimenti sociali, con cui queste sono solidali.

Sotto queste condizioni, la Giornata Mondiale di Lotta contro l’Omofobia, favorirà il riavvicinamento tra le associazioni LGBT e le associazioni in difesa dei diritti umani.

4°) In cosa la Giornata Mondiale di distingue dal Gay Pride?

Questi due eventi si distinguono precisamente nella misura in cui si completano:

    Sul piano del principio: le marce per il Gay Pride mettono l’accento sull’orgoglio di lesbiche, gay, bisessuali, e transessuali, che rifiutano la vergogna; la Giornata Mondiale mostra che il vero problema è l’omofobia, che deve essere decostruita all’interno delle logiche sociali e combattuta sul terreno.
  • Sul piano della pratica: attraverso il Gay Pride, usciamo per strada per farci ascoltare dalla società civile; attraverso la Giornata Mondiale, rientriamo nella società civile per portare il dibattito nel cuore stesso delle istituzioni, delle scuole, dei quartieri, etc. Come si vede, le due pratiche sono a tutti gli effetti simmetriche e complementari.

D’altro canto, alcune persone che, sebbene sensibili ai problemi dell’omofobia, pensano di non avere un loro posto all’interno di un Gay Pride, potrebbero portare il loro contributo attraverso l’alternativa costituita da una Giornata contro l’Omofobia. Analogamente, ma ad una scala internazionale, in alcuni paesi dove l’organizzazione di un Gay Pride è manifestamente impossibile, potrebbe essere presa in considerazione un’azione contro l’omofobia, in occasione della Giornata Mondiale, soprattutto quando, ufficialmente per lo meno, l’omosessualità non è condannata dalle leggi in vigore. In questo senso, la Giornata Mondiale può costituire una leva politica che prolunga l’azione dell’orgoglio, per le persone o i paesi che non possono (o non vogliono) inscriversi dentro la sua logica. Ma, nell’insieme, è chiaro che queste pratiche sono in una volta necessari e complementari.

5°) Parlare di omofobia, non è un compiacersi in un atteggiamenti di vittima?

E’ poco probabile che le vittime dell’omofobia diano luogo ad un compiacersi in un simile ruolo. Gli atti ed i discorsi omofobici sono una realtà che non si può (più) ignorare. Il nostro scopo è precisamente denunciare le violenze passate e presenti per prevenire, a almeno limitare, le violenze future. Il problema non è l’omosessualità, ma l’omofobia: dobbiamo dunque concentrare gli sforzi su questo terreno.

Che noi lo vogliamo o no, noi siamo tutte e tutti figli dell’omofobia. Tuttavia, la battaglia che noi conduciamo contro di essa, e innanzitutto contro noi stessi, ci rende più forte di essa stessa. Lungi dall’indebolirci in un atteggiamento di vittime, la conoscenza dei meccanismi dell’omofobia sociale fa di noi dei soggetti autonomi. Pertanto l’affermazione di una politica LGBT non può farsi senza una decostruzione preliminare delle logiche che la rendevano fino ad ora impossibile, e che la rendono ormai necessaria.

6°) La Giornata Mondiale prenderà la stessa forma un po’ ovunque?

E’ poco probabile. L’omofobia prende delle forme molto diverse a secondo degli spazi geografici o sociali, quindi anche le risposte saranno certamente molto differenti

In numerosi paesi del Sud, il problema risiede nel matrimonio forzato (ovviamente eterosessuale), particolarmente per le donne; in numerosi paesi del Nord, è l’interdizione al matrimonio (ovviamente eterosessuale) che è al centro del dibattito. In alcuni ambienti, gli uomini sono esclusi o linciati sulla pubblica piazza, mentre le donne sono rinchiuse o punite con il silenzio dei ginecei. In alcuni casi, l’omofobia si esercita in nome di Dio, in altri casi, in nome della Scienza. Talvolta, l’omosessualità è condannata ma i transgender sono “tollerati”, e talvolta è l’inverso. A seconda dei casi, la bisessualità è considerata come un male minore o come il colmo del vizio, etc.

In sintesi le situazioni sono molteplici, ed il lavoro di coordinamento generale non potrà che rivelare la connotazione originale e specifica delle iniziative condotte qua e là. Infatti, dopo qualche decennio, hanno visto la luce numerose azioni molto positive. I Gay Pride hanno luogo un po’ ovunque nel mondo e sono sempre più numerosi. Nel 1996 il Sudafrica ha aperto la strada affermando nella sua costituzione l’uguaglianza tra tutti i cittadini, quale che sia il loro sesso, identità o orientamento sessuale. Peraltro, da alcuni anni, esiste negli Stati Uniti una giornata di ricordo per le vittime degli atti transfobici. Ormai, questa è anche celebrata da associazioni in Spagna, Francia, Cile e nel Canada. E dal 2003 il Canada organizza ogni anno una Giornata Nazionale di lotta contro l’omofobia alla quale ci dobbiamo ispirare.

7°) Qual è, dunque, il calendario delle azioni a venire?

In una prima fase, sulla base di un testo proposto, vogliamo ottenere un numero massimo di firme, in un numero massimo di paesi. Queste possono essere raccolte dalle associazioni LGBT, da associazioni legate alla difesa dei diritti umani, da sindacati, partiti politici, cittadine, cittadini, etc. Ci auguriamo ugualmente di ottenere il sostegno dell’ILGA (International Lesbian and Gay Association) come delle sezioni continentali in occasione delle loro prossime riunioni (Katmandu, Budapest, Santiago del Cile, etc.).

Avendo riunito un buon numero di sostegni, vogliamo fissare al 17 maggio 2005, la prima Giornata Mondiale di Lotta contro l’Omofobia. Nello stesso giorno, in tutti i paesi dove ciò sarà possibile, la petizione potrà essere rimessa ufficialmente alle autorità nazionali, in maniera simbolica. Ciò non può che rinforzare la dimensione internazionale del nostro impegno, ed aiutare coloro i quali si troveranno in quei paesi dove queste azioni non sono ancora possibili. Da quel momento, possiamo stilare un primo bilancio, che permetterà di migliorare ed amplificare le iniziative negli anni a venire. Speriamo che la nostra richiesta potrà essere presentata alle Nazioni Unite dal secondo anno, o, all’occorrenza, dal terzo o quarto anno, cioè da quando la Giornata Mondiale avrà sufficiente risonanza e potrà essere presentata in modo significativo. Evidentemente, non sappiamo quando le Nazioni Unite, riconosceranno la legittimità e l’importanza delle nostre azioni, ma ciò non ci impedisce di continuare la nostra battaglia contro l’omofobia e per tutti i diritti delle lesbiche, dei gay, dei bisessuali, dei transessuali, in tutti i paesi del mondo.

 

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