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Aggiornato
Domenica 04-Mar-2012
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Gina spingeva il carrello cercando il passato di pomodoro ed altri prodotti che non erano più dove li aveva sempre trovati. Era sfinita e nervosa. Non faceva altro che lavorare, mai una soddisfazione – solo rimbrotti, pretese, preoccupazioni. Almeno prima c’era sua figlia che le dava una mano, ma ora che si era fatta una famiglia… Giunta al banco dei surgelati incontrò una vicina di casa. Fece finta di non vederla ma questa la inseguì: «Buongiorno!» Gina non la sopportava, era una pettegola senza ritegno, chiacchierona e appiccicosa come la carta moschicida. Doveva assolutamente seminarla: «Ho dimenticato di prendere altra verdura… Vado, altrimenti farò tardi. La saluto…» Lungo i corridoi le raccontò praticamente tutto quello che c’era da sapere sulle vicende private di ogni conoscente comune, poi, esauriti quelli: «Ma il fatto che davvero mi ha impressionata è l’incidente di cui parlava il giornale… L’ha letto?» - Gina non l’ascoltava - «C’era la fotografia della macchina, vedesse in che stato! Una donna… Non ricordo come si chiama… Si è schiantata contro un albero, giù per un poggio, sulla provinciale… L’hanno tirata fuori i pompieri… Come faccia ad essere ancora viva è un mistero… Oddio, viva… È messa maluccio, non si sa se si salva, c’è anche il rischio che rimanga invalida… Segni di frenata non c’erano, magari una distrazione, o un guasto meccanico… L’anno scorso è successo anche a un mio cugino… Non quello di San Gregorio, l’altro, quello che sta ad Arezzo, l’ha conosciuto, vero?... Ma sì, ne sono sicura – quello alto-alto che si è da poco separato…» Gina afferrò il primo cesto d’insalata che le capitò a tiro e tagliò corto: «Abbia pazienza, signora Luisa, ma devo proprio andare…» Ecco, aveva dimenticato il pane. Così, per colpa di quella stupida, doveva andare anche in panetteria. Caricò nel bagagliaio la spesa e dopo aver rimesso a posto il carrello tornò alla macchina. Notò che le ruote erano sgonfie e decise, già che doveva fare benzina, di farle sistemare. L’auto era del marito, ma praticamente la usava solo lei – lui aveva la moto, che gliene fregava se a causa dell’incuria rimanevano senza o le capitava qualcosa. Era buono solo a lamentarsi, quell’uomo, gli importava soltanto di andare a pesca, al bar con gli amici o chissà dove. Più passava il tempo e più si domandava cosa l’aveva sposato a fare. Per l’aiuto che dava poteva anche farne a meno. Al matrimonio della figlia si era addirittura presentato in ritardo e poi era andato via subito dopo pranzo, lasciandola lì come una cretina, da sola, a giustificarlo di fronte ai parenti e agli altri invitati. Lui o un estraneo per casa non faceva alcuna differenza. E poi, i soldi… «Spendi troppo! Sempre a chiedere, chiedere – dare mai?» - e che poteva dargli, lei mica lavorava, dove lo trovava il tempo - «E dì a tuo figlio che la smetta di andarsene continuamente in giro, costa!» «Dieci euro, per favore…» - mentre cercava il portafoglio le sembrò di scorgere con la coda dell’occhio l’auto di Adele che zizzagava nel traffico. «Nulla, nulla… parlavo da sola.» |