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Aggiornato
Domenica 04-Mar-2012
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Piergiorgio aveva fatto tutto quello che era necessario per coprire la fuga del figlio e sbarazzarsi di sua moglie. Anna aveva protestato: «Ma Piergiorgio, spiegami per quale motivo dovrei andarmene anch’io…» Giunto in ospedale fece le solite cose: si mise il camicie, ordinò un caffè all’infermiera, convocò la caposala e i medici per un briefing veloce. Era sfinito, ma cercava di non farsene accorgere. Non aveva dati sufficienti per valutare la portata del disastro che stava per travolgerlo, la gravità degli indizi che il cretino di suo figlio si era sicuramente lasciato dietro. E gli altri due? Avrebbero parlato? Si sarebbero traditi? Franco era un duro, ma l’altro? «Dottor Santini, si sente bene?» - chiese la caposala dopo aver atteso inutilmente istruzioni per una terapia. Il pensiero d’uno scandalo lo preoccupava, naturalmente. Sino a quel momento era riuscito ad insabbiare quasi tutte le bravate del figlio, ed anche le proprie. Temeva, a ragione, che in seguito a questa non avrebbero potuto evitare indagini approfondite – lui e la sua famiglia ne sarebbero rimasti coinvolti con esiti imprevedibili, forse non privi di conseguenze sulla sua carriera, strascichi giudiziari, condanne. Negli anni aveva fatto affari d’oro con certe forniture e appalti, aveva intascato tangenti, pilotato assunzioni, incarichi, corrotto funzionari, dirottato pazienti in note strutture private delle quali lui o i suoi parenti stretti avevano quote societarie importanti. Alzare il coperchio sulla sua vita professionale e privata avrebbe procurato guai seri non solo alla sua persona e questo, paradossalmente, gli garantiva un elevato grado d’impunità – tuttavia non era affatto sicuro di farla franca, stavolta. Stava per terminare il giro in corsia quando la caposala lo avvertì che l’avvocato Palombo e il commissario Gava erano arrivati e lo attendevano in ufficio. Non li fece attendere. I volti erano tesi. Palombo andò subito al sodo: «Stamani, una pattuglia ha fermato Daniele Rienzo che vagava in evidente stato confusionale. Ha fatto dichiarazioni spontanee molto gravi…» La situazione era migliore di quello che temeva. Si sentì più sereno, rincuorato. Tornò in corsia e incontrò Luciano e Gina, i congiunti di Adele Rienzo, un’insegnate di sostegno che aveva seguito suo figlio alle medie… Rienzo… Un caso di omonimia… Li aggiornò sullo stato di salute della donna, gravissimo ma stazionario, e chiese loro se avevano figli… «Uno, dottore…». |