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Aggiornato
Mercoledì 09-Gen-2008
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In principio Dio creò il cielo ed una sfera d’acqua, ma c’era un buio pesto e non poteva distinguere quello che aveva fatto, così disse: “Sia la luce” e finalmente poté guardarsi intorno. Dopo un po’ si sentì affaticato ma con tutta quella luce non riusciva a chiudere occhio, decise allora di alternare la luce (singolare femminile) al buio (singolare maschile) chiamando la prima “giorno” (singolare maschile) e il secondo “notte” (singolare femminile) - e con i generi fu subito chiaro che non ci azzeccasse un granché... Voleva riposarsi ma per quanto si sforzasse non riusciva a prender sonno, allora disse: “S’accenda il firmamento che a me il buio inquieta alquanto!” e dopo essersi rassicurato contando qualche miliardo di stelle finalmente s’addormentò. Un bel po’ di tempo dopo si svegliò tutto dolorante. Pensò: “Dev’esser l’umido...” e ingiunse “Che le acque si radunino e apparisca l’asciutto!”. Chiamò l’Asciutto (singolare maschile) Terra (singolare femminile) e la raccolta delle Acque (plurale femminile) Mari (plurale maschile)... beh, in grammatica era un disastro, ma in quanto a perseveranza... Ancora non era soddisfatto. Disse: “Qui manca qualcosa, la voce rimbomba... occorre arredare e poi, cos’è questa, fame?” all’istante spuntò un ciuffetto d’erba, poi un’altro ed alberi, piante, fiori e frutta d’ogni genere! Iddio s’avventò su tutto quello che era commestibile, si sedette su un bel praticello e satollo s’addormentò. Un giorno si svegliò presto, pieno di energia e strane idee per il capo. Quello che aveva creato era molto bello ma c’era troppo silenzio, le piante sempreverdi l’avevano annoiato e poi sentiva il desiderio di farsi un giretto al mare, tirare due palle di neve, sedersi davanti al caminetto e arrostire due castagne, periodicamente lasciarsi sopraffare dalla malinconia e tutte quelle scemenze di cui ignorava l’utilità ma che, improvvisamente, gli sembravano tanto necessarie... Cadde in depressione. Ci rimuginò a lungo, poi gli venne in mente che senza il sole, la luna e gli animali l’eco-sistema non avrebbe funzionato e se non vi avesse posto rimedio velocemente (si fa per dire) sarebbe stato costretto a continue opere di straordinaria manutenzione - mììììì, un inferno! Allora ebbe un lampo di genio, puntò il dito contro il cielo e ordinò: “Siano dei luminari nel firmamento per separare il giorno dalla notte, e siano come segni per distinguere le stagioni, i giorni, gli anni - e tutt’intorno volino gli uccelli, su, svelti che ho fretta!” e questi non si fecero pregare. Quindi disse al mare e alla terra: “Le acque brulichino di animali acquatici, appaiano bestie selvatiche e domestiche, rettili e insetti compresi i serpenti, i gechi, le zanzare, le vespe, i bofonchi, i ragni, le pulci, le zecche, le piattole e i pidocchi anche se mi fanno schifo - ed ora moltiplicatevi e ficcatevi ovunque... quelli che ho citato lontano da qui, altrimenti ci ripenso e non se ne fa di nulla!”. Tutto fu come Iddio volle ma Iddio non aveva molta esperienza e sbagliò le proporzioni. Bestie orribili e gigantesche si misero a saccheggiare il pianeta, divorandosi fra loro e facendo un baccanale dell’altro mondo. Dio andò su tutte le furie: il suo capolavoro messo a soqquadro - e poi tutto quel correre avanti e indietro scuotendo la terra, non c’era più un attimo di pace... “A monte!” gridò. Dal cielo prese a sassate quell’orda impazzita, frammentò i continenti per impedire ai superstiti di rincorrersi dalla mattina alla sera e ricominciò da capo eliminando o rimpicciolendo la flora e la fauna troppo ingombrante e ingestibile [1]. Questa volta andò meglio: con la pratica anche l’estetica delle sue creature migliorò alquanto. Dopo un numero imprecisabile di millenni Dio cominciò a sentirsi solo. Mai una parola, un bisticcio... Voleva qualcuno che gli riconosce qualche merito, allora decise di creare un essere vivente fatto a sua immagine che imparasse a temerlo e perlomeno fingesse di amarlo, ma siccome non riusciva a vedersi riflesso perché era invisibile, si trovò indeciso sulla forma da dargli. [2] Aveva un sacco di idee, ma ogni volta che gliene veniva una nuova dimenticava le precedenti, così staccò da un albero un pezzo di corteccia, prese un bastoncino appuntito e lo intinse in una bacca rossa grande e succosa, quindi divise in due la parte interna della corteccia tracciandovi con il bastoncino una riga verticale e stabilì di appuntare le caratteristiche fisiche a sinistra e quelle caratteriali a destra (senza saperlo aveva inventato la scrittura e la psicoanalisi [3]). Tutto soddisfatto si mise al lavoro ma più di questo non riuscì a fare:
Dio lesse e rilesse la sua misera lista ed esclamò: “Eh, no - così non va! Se lo faccio identico a me alla fine metterà il becco dappertutto... Il becco? uhm, potrebbe essere un’idea...” e scrisse: “mietere un beco da cualche patta” [5], quindi tracciò con decisione un bel rigo rosso sulle parole “onnipotente” e “onnipresente” e concluse: “Uno in famiglia basta e avanza”. Rimase con lo sguardo perso nel vuoto per molto tempo e più pensava, più si spazientiva: “Che idea bislacca: a mia immagine... a mia immagine... e sia! Ma per non correre rischi lo farò ignorante come una capra, superficiale, ottuso, pigro, inetto, pasticcione, ingordo, egocentrico, presuntuoso, vanitoso, superbo, logorroico, pedante, invidioso, accidioso, iracondo, prepotente, avaro, lussurioso e del tutto inconsapevole di sé e dei suoi limiti - così sarà talmente occupato con se stesso da non avere il tempo per impicciarsi delle mie faccende!”. Più somigliante di così... Se Iddio fosse stato un’entità ragionevole giunto a questo punto avrebbe desistito, ma Iddio non aveva tanto buon senso ed anzi, deciso il carattere, ancor di più s’intestardì con quella stupida storia dell’essere vivente da ammaestrare come una scimmia... “Scimmia? Chi ha detto scimmia??? Una scimmia, ma certo, sì, può funzionare - ecco il corpo in cui dimorerà il mio genio!” e subito si mise a impastare l’argilla, poi prese per il collo un primate che passava di lì e lo costrinse a rimanere in posa per qualche millennio. “Questa creatura sarà la mia opera perfetta”, sussurrò in preda agli astratti furori, ma per quanti sforzi facesse non riuscì a migliorarne l’aspetto, così modellò un corpo che aveva braccia lunghe e gambe corte, un brutto muso e due o tre pelucchi qua e là! Ma come, direte voi, la scimmia ne è coperta dalla testa ai piedi! Già, ma avete mai provato a modellare dei peli? E poi, avete idea di quanti sono? Dio aveva una fretta dannata e tagliò corto: “Uffa, l’ho fatto quasi completamente glabro per salvarlo dai parassiti ed ora, già che ci sono, lo faccio scuro di pelle per difenderlo dal sole!” poi, giacché gli avanzava un po’ d’argilla e lui era un tipo che non buttava via nulla, con questa pensò di modellargli due piccoli rigonfiamenti sul petto: “Non so a cosa potrebbero servire, ma male non ci stanno...” [6].
Finalmente aveva finito. Si scostò dal suo capolavoro
e sentì se stesso esclamare: “Evvai!” - tanto gli piacque
il suono di quella parola che per non dimenticarsene prese appunti: “Chiavarre
la cretina EVA I” [7], quindi attese un
movimento, un respiro, ma nulla. A memoria d’uomo non vi era mai stata prima di allora una domenica così bestiale.
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