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Aggiornato Giovedì 13-Ago-2009

 

Iddio guardava la sua nuova creatura di sottecchi ed ella lo ripagava con la stessa moneta - oggi si direbbe che erano “separati in casa”.

Dio convenne che avendola fatta così non aveva ragione di lamentarsene. Se non lo degnava di uno sguardo, se non gli rivolgeva una parola, se, insomma, non passava il suo tempo a temerlo o adorarlo era perché non sapeva che doveva farlo. “Va bene, ho esagerato, troppo inconsapevole - e allora? Che diamine, non si può sbagliare? D’altronde è il primo esemplare, devo prenderci la mano...”, mugugnò giocherellando con la sabbia del deserto e dopo averci lungamente pensato decise di porvi rimedio secondo il suo insindacabile giudizio.

In Eden, ad oriente [1], Iddio piantò un giardino rigoglioso al centro del quale fece germogliare l’albero della vita [2] e quello della conoscenza del bene e del male [3]. Nel giardino dell’Eden pose Eva I dicendole: “Coltivalo e custodiscilo perché da esso dipenderà il tuo sostentamento, mangia liberamente di ogni albero [4] ma tieniti alla larga dall’albero della conoscenza perché è certo che se ne mangerai si scatenerà un putiferio e morrai!”, Eva I annuì, ma quell’albero dannato la attraeva irresistibilmente, guardandolo provava come un senso di vertigine molto inquietante e piacevole al tempo stesso... Dio se ne accorse e per distrarla decise di trovarle subito compagnia, qualcosa da fare: chiamò tutti gli animali della terra per sentire con qual nome li avrebbe chiamati ed Eva I che non mancava di fantasia si sbizzarrì alquanto.

“Cosa?”
“Beluga, mio Signore - delphinapterus leucas, cetaceo odontocete della famiglia dei monodontidi.”
“Monodo-che??? O come t’è venuta in mente una cosa così?”
“Non saprei - mi par che dentro me una voce suggerisca.”
“Gesù” - pensò Dio - “sente pure le voci...”, ma tacque e la lasciò fare perché aveva capito che contraddirla non serviva.
“E, sentiamo, quello come lo chiameresti?”
“Chi, quel buffo animaletto brutto-brutto che ci metterà tre settimane per venir giù dall’albero?”
“Beh? Che hai da criticare - m’è venuto un po’ lento...”
“Soltanto un po’, Signore?”
“Il tempo è un concetto astratto, ma queste son cose che non dovrebbero interessarti... Allora, sentiamo, che nome vuoi dargli?”
“Bradypus tridactylus della famiglia dei bradipodidi - insomma, bradipo, mio Signore.”
“Bradipo...” sospirò Dio.

Fra un battibecco e l’altro trascorsero qualche mese passando in rassegna tutti gli animali della terra, ma nessuno le era affine. Dio non ne poteva più, allora l’addormentò e nel sonno le prese una costola con la quale formò di nuovo la carne e da questa, per non sbagliarsi, una creatura di aspetto molto simile a lei ma di carattere assai più docile [5]: “Non dovrebbe dispiacerle” - disse fra sé e ridestandola incrociò le dita.

Eva I si stropicciò gli occhi e vedendo se stessa esclamò: “Mitico!” - naturalmente Dio si commosse, le diede un buffetto sulle guance arrossate e le chiese: “Beh? In quale strano modo vuoi chiamarla?” e lei, guardando la sua compagna piena di orgoglio e felicità: “È carne della mia carne, Signore - la chiamerò semplicemente Eva II e tutto filerà liscio come l’olio”. “Lo spero proprio” - ribatté Dio - “perché sono stanco e vorrei potermene stare tranquillo da qui all’eternità” - le ultime parole famose...

In effetti per qualche tempo ogni cosa funzionò a meraviglia: Eva I e Eva II andavano perfettamente d’accordo e nulla intorno a loro sembrava poter turbare l’idillio cosmico che emanavano e le avvolgeva. Di giorno si dedicavano senza fatica e senza affanno alla pastorizia e alla coltivazione dei campi, la sera, accanto al fuoco, intagliavano oggetti, si raccontavano storie o in silenzio si rimiravano per ore ritraendosi a vicenda.

Quindi, lontano dalle devastazioni che la vergogna, i preconcetti e le prevaricazioni causano nell’animo degli esseri umani, da loro ebbe inizio per partenogenesi un’umanità ridente e pacifica [6] destinata ad essere presto sopraffatta.

 

 

1.
Le generiche indicazioni fornite dalla Bibbia non consentono l’esatta identificazione della presunta ubicazione dell’Eden: alcuni esegeti lo collocano nell’altopiano armeno, altri in Mesopotamia, a Nord di Babilonia - a me ispira la Turchia ai confini con l’Armenia... Chi rilancia?
2.
L’albero della vita... eterna, immortale. Il simbolo di un’esistenza priva di malattie, fatiche, preoccupazioni e tribolazioni - pura, cioè libera dalle catene del vizio (ad esempio la sessualità) e della colpa (prima fra tutte aver ficcato il naso nelle faccende di Dio), lo stesso tipo di vita che la Bibbia ci prospetta in seguito al Giudizio Universale, nella resurrezione ragionevolmente improbabile dei corpi fisici! Rispetto a questo ecco alcuni punti sui quali vale la pena riflettere:

a. la bibbia esclude che vi sia una vita ultraterrena (chi parla con i defunti ha a che fare col diavolo in persona, i morti sono morti e per ciò stesso non parlano - punto e basta!), ma ammette l’esistenza delle anime le quali (supponiamo), dopo il decesso biologico del corpo entrano in una specie di stallo in attesa di essere redente e quindi poter riprendere possesso della carne nella quale hanno vissuto...

b. ciccia morta e sepolta, probabilmente polverizzata da tempi immemorabili, quindi non più esistente nemmeno in forma di carni putrescenti (se prendiamo per buona questa astrusa profezia, saranno zombi solo gli ultimi a morire, gli altri, dovranno accontentarsi d’essere, nella migliore delle ipotesi, cumuletti d’ossa, capelli ed unghie ambulanti - diciamocelo, non è una bella prospettiva...).

c. Solo chi nella vita terrena avrà dato prova di fede e pentimento, solo chi avrà tentato con tutte le sue forze di rispettare i precetti biblici potrà aspirare a tanto! Dio ce ne scampi...

Una così grande promessa (miraggio?) spiega i tentativi più o meno riusciti di mummificare i corpi (in questo senso, al di là delle esigenze di marketing legate alla sua figura, sorprende che i più impuniti fra i miscredenti, i bolscevichi, abbiano eseguito sulle spoglie mortali di Lenin questo procedimento) e l’accanimento della chiesa contro la cremazione (solo recentemente le posizioni si sono un po’ ammorbidite, d’altronde, se continuiamo a sottrarre terra altrimenti utilizzabile per la sepoltura dei nostri morti, alla fine o andremo a vivere su un altro pianeta o dovremo rassegnarci a passeggiarci sopra - e poi non è mica carino che di tanto in tanto qualche bara esploda a causa dei gas pericolosamente imprigionati nelle casse a tenuta stagna! Meglio un vaso cinerario, è più pratico e igienico. Dio ha una grande immaginazione, quando sarà il momento saprà stupirci con effetti speciali...).

3.
L’albero della conoscenza del bene e del male... solo Dio e il demonio (il suo opposto speculare, ammesso che esistano due entità distinte, cosa sulla quale è ragionevole nutrire più di un dubbio e sulla quale torneremo più avanti) avevano coscienza di sé. Mantenere l’uomo in questo stato di ignoranza significava preservarlo da se stesso, dalle sue potenzialità, renderlo cieco di fronte alla somiglianza con il suo creatore. Ora, se partiamo dal presupposto che l’uomo è un’emanazione di Dio che ne rispecchia fedelmente ogni aspetto, aprendo gli occhi prende coscienza della perversione e della malizia che è in entrambi. Tale padre, tale figlio - né più, né meno.
4.
Ecco un particolare interessante. Secondo la Bibbia gli esseri umani in origine si cibavano solo di frutta ed altri vegetali - in seguito alla disobbedienza Dio li condannò a nutrirsi anche di carne, cosa evidentemente immonda non solo per gli odierni vegetariani.
5.
Creata per compiacere e servire umilmente due padroni... Chi ha scritto e rimaneggiato nei secoli la Bibbia, ha voluto deliberatamente demolire la figura femminile, il suo ruolo e le sue specificità; gli ha attribuito debolezze e colpe imperdonabili al solo scopo di spiegarne la subalternità, la scarsissima importanza se non in senso negativo o a fini semplicemente ri/produttivi, dimostrarne l’inferiorità e con ciò legittimarne la sopraffazione e se possibile persino aggravarne la condizione. Tanta iniquità e violenza resta un mistero. Sapere che per l’uomo la donna era (e in buona sostanza è ancora) una minaccia, non chiarisce nulla. Cosa ha scatenato tanto timor panico e addirittura desiderio di vendetta? Se è vero, come credo, che la comparsa dell’uomo sia successiva alla donna, è presumibile che per lungo tempo lui stesso si sia trovato in uno status di soggezione, oppure, in una società preistorica in cui il ruolo dominante era affidato indirettamente alla donna (che, in quanto generatrice di vita, impegnata in attività stanziali connesse alla cura della prole, alla costruzione e difesa del villaggio, alla produzione/conservazione di alimenti diversi dalla cacciagione aveva la possibilità concreta di acquisire conoscenze e sviluppare una creatività a lui preclusa perché prevalentemente impegnato nella caccia e nella guerra) abbia vissuto drammaticamente il divario (superiorità?) intellettuale creatosi fra loro e alla fine non sia più riuscito a sopportarlo - una reazione spropositata, nulla di sensato, ma cosa c’è di razionale nella forza che si contrappone alla ragione con l’obiettivo di negarla, ridurla al silenzio o servirsene quasi gli appartenesse, fosse opera sua, suo merito o intima conquista? Al di là delle motivazioni di una così grande e profonda ostilità, rimane il dato oggettivo: da ben oltre tremila anni la donna è vittima incolpevole di questa cultura e molto tempo ancora dovrà passare prima che ella possa trovare la sua vera identità e insieme l’orgoglio di essere differente da come lei stessa crede di dover essere o da come i suoi educatori l’hanno pretesa nei secoli e tutt’ora vorrebbero che fosse.
6.
Vedi la nota N° 6 del primo capitolo e completala con questa notizia apparsa sul quotidiano “La Repubblica” il 10 Luglio 2001:

“Medicina: ovuli fecondati senza sperma”

Un giorno nemmeno troppo lontano una donna potrà avere la possibilità di mettere al mondo un figlio senza il contributo di un uomo. Alcuni scienziati australiani, infatti, hanno scoperto il modo di fertilizzare degli ovuli utilizzando del materiale genetico proveniente da qualsiasi cellula del corpo e non necessariamente dallo sperma. La tecnica è stata sviluppata dalla professoressa Orly Lacham-Kaplan della Monash University di Melbourne. In una intervista alla Bbc, la ricercatrice ha spiegato che una tecnica del genere fino ad oggi non era stata possibile perché la medicina non era ancora in grado di riprodurre il processo che avviene durante la fertilizzazione degli ovuli, quando i due set di cromosomi contenuti in un ovulo vengono separati ed uno di loro viene espulso, lasciando libero l’altro di combinarsi con il singolo set di cromosomi contenuto nello sperma. La scoperta dei ricercatori australiani, quindi, permetterà di imitare questo processo di separazione anche sulle cellule somatiche che, pur contenendo due gruppi di cromosomi, potranno quindi fertilizzare gli ovuli. Il processo, come ha spiegato da Lacham-Kaplam, è già stato testato in laboratorio, anche se bisognerà attendere finché gli embrioni non verranno trasferiti di nuovo nell’organismo della madre per stabilire se il procedimento sarà in grado di portare alla nascita di bambini perfettamente compiuti. “Dovremo attendere sei o otto mesi” ha spiegato Lacham-Kaplam. Qualora questo processo dovesse avere successo, si aprirebbero scenari impensabili nella medicina genetica, che permetteranno a due donne lesbiche di avere comunque il proprio bambino, o meglio una bambina visto che le donne non posseggono l’informazione genetica necessaria per mettere al mondo un organismo di sesso maschile. “In questa maniera - ha detto Lacham-Kaplam - due donne che vogliono avere il proprio figlio biologico potranno averlo grazie a questa tecnologia”.

 

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