Iddio
guardava la sua nuova creatura di sottecchi ed ella lo ripagava con la
stessa moneta - oggi si direbbe che erano “separati in casa”.
Dio
convenne che avendola fatta così non aveva ragione di lamentarsene.
Se non lo degnava di uno sguardo, se non gli rivolgeva una parola, se,
insomma, non passava il suo tempo a temerlo o adorarlo era perché
non sapeva che doveva farlo. “Va bene, ho esagerato, troppo inconsapevole
- e allora? Che diamine, non si può sbagliare? D’altronde
è il primo esemplare, devo prenderci la mano...”, mugugnò
giocherellando con la sabbia del deserto e dopo averci lungamente pensato
decise di porvi rimedio secondo il suo insindacabile giudizio.
In
Eden, ad oriente [1], Iddio piantò un giardino
rigoglioso al centro del quale fece germogliare l’albero della vita
[2] e quello della conoscenza del bene e del
male [3]. Nel giardino dell’Eden pose Eva
I dicendole: “Coltivalo e custodiscilo perché da esso dipenderà
il tuo sostentamento, mangia liberamente di ogni albero [4]
ma tieniti alla larga dall’albero della conoscenza perché
è certo che se ne mangerai si scatenerà un putiferio e morrai!”,
Eva I annuì, ma quell’albero dannato la attraeva irresistibilmente,
guardandolo provava come un senso di vertigine molto inquietante e piacevole
al tempo stesso... Dio se ne accorse e per distrarla decise di trovarle
subito compagnia, qualcosa da fare: chiamò tutti gli animali della
terra per sentire con qual nome li avrebbe chiamati ed Eva I che non mancava
di fantasia si sbizzarrì alquanto.
“Cosa?”
“Beluga, mio Signore - delphinapterus leucas, cetaceo odontocete
della famiglia dei monodontidi.”
“Monodo-che??? O come t’è venuta in mente una cosa
così?”
“Non saprei - mi par che dentro me una voce suggerisca.”
“Gesù” - pensò Dio - “sente pure le voci...”,
ma tacque e la lasciò fare perché aveva capito che contraddirla
non serviva.
“E, sentiamo, quello come lo chiameresti?”
“Chi, quel buffo animaletto brutto-brutto che ci metterà
tre settimane per venir giù dall’albero?”
“Beh? Che hai da criticare - m’è venuto un po’
lento...”
“Soltanto un po’, Signore?”
“Il tempo è un concetto astratto, ma queste son cose che
non dovrebbero interessarti... Allora, sentiamo, che nome vuoi dargli?”
“Bradypus tridactylus della famiglia dei bradipodidi - insomma,
bradipo, mio Signore.”
“Bradipo...” sospirò Dio.
Fra
un battibecco e l’altro trascorsero qualche mese passando in rassegna
tutti gli animali della terra, ma nessuno le era affine. Dio non ne poteva
più, allora l’addormentò e nel sonno le prese una
costola con la quale formò di nuovo la carne e da questa, per non
sbagliarsi, una creatura di aspetto molto simile a lei ma di carattere
assai più docile [5]: “Non dovrebbe
dispiacerle” - disse fra sé e ridestandola incrociò
le dita.
Eva I si stropicciò gli occhi e vedendo se stessa esclamò:
“Mitico!” - naturalmente Dio si commosse, le diede un buffetto
sulle guance arrossate e le chiese: “Beh? In quale strano modo vuoi
chiamarla?” e lei, guardando la sua compagna piena di orgoglio e
felicità: “È carne della mia carne, Signore - la chiamerò
semplicemente Eva II e tutto filerà liscio come l’olio”.
“Lo spero proprio” - ribatté Dio - “perché
sono stanco e vorrei potermene stare tranquillo da qui all’eternità”
- le ultime parole famose...
In
effetti per qualche tempo ogni cosa funzionò a meraviglia: Eva
I e Eva II andavano perfettamente d’accordo e nulla intorno a loro
sembrava poter turbare l’idillio cosmico che emanavano e le avvolgeva.
Di giorno si dedicavano senza fatica e senza affanno alla pastorizia e
alla coltivazione dei campi, la sera, accanto al fuoco, intagliavano oggetti,
si raccontavano storie o in silenzio si rimiravano per ore ritraendosi
a vicenda.
Quindi, lontano dalle devastazioni che la vergogna, i
preconcetti e le prevaricazioni causano nell’animo degli esseri
umani, da loro ebbe inizio per partenogenesi un’umanità ridente
e pacifica [6] destinata ad essere presto sopraffatta.

1.
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Le generiche indicazioni fornite dalla Bibbia non consentono l’esatta
identificazione della presunta ubicazione dell’Eden: alcuni
esegeti lo collocano nell’altopiano armeno, altri in Mesopotamia,
a Nord di Babilonia - a me ispira la Turchia ai confini con l’Armenia...
Chi rilancia? |
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2.
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L’albero della vita... eterna, immortale. Il simbolo di un’esistenza
priva di malattie, fatiche, preoccupazioni e tribolazioni - pura,
cioè libera dalle catene del vizio (ad esempio la sessualità)
e della colpa (prima fra tutte aver ficcato il naso nelle faccende
di Dio), lo stesso tipo di vita che la Bibbia ci prospetta in seguito
al Giudizio Universale, nella resurrezione ragionevolmente improbabile
dei corpi fisici! Rispetto a questo ecco alcuni punti sui quali
vale la pena riflettere: |
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a.
la bibbia esclude che vi sia una vita ultraterrena (chi parla
con i defunti ha a che fare col diavolo in persona, i morti sono
morti e per ciò stesso non parlano - punto e basta!), ma
ammette l’esistenza delle anime le quali (supponiamo), dopo
il decesso biologico del corpo entrano in una specie di stallo
in attesa di essere redente e quindi poter riprendere possesso
della carne nella quale hanno vissuto...
b.
ciccia morta e sepolta, probabilmente polverizzata da tempi immemorabili,
quindi non più esistente nemmeno in forma di carni putrescenti
(se prendiamo per buona questa astrusa profezia, saranno zombi
solo gli ultimi a morire, gli altri, dovranno accontentarsi d’essere,
nella migliore delle ipotesi, cumuletti d’ossa, capelli
ed unghie ambulanti - diciamocelo, non è una bella prospettiva...).
c.
Solo chi nella vita terrena avrà dato prova di fede e pentimento,
solo chi avrà tentato con tutte le sue forze di rispettare
i precetti biblici potrà aspirare a tanto! Dio ce ne scampi...
Una
così grande promessa (miraggio?) spiega i tentativi più
o meno riusciti di mummificare i corpi (in questo senso, al di
là delle esigenze di marketing legate alla sua figura,
sorprende che i più impuniti fra i miscredenti, i bolscevichi,
abbiano eseguito sulle spoglie mortali di Lenin questo procedimento)
e l’accanimento della chiesa contro la cremazione (solo
recentemente le posizioni si sono un po’ ammorbidite, d’altronde,
se continuiamo a sottrarre terra altrimenti utilizzabile per la
sepoltura dei nostri morti, alla fine o andremo a vivere su un
altro pianeta o dovremo rassegnarci a passeggiarci sopra - e poi
non è mica carino che di tanto in tanto qualche bara esploda
a causa dei gas pericolosamente imprigionati nelle casse a tenuta
stagna! Meglio un vaso cinerario, è più pratico
e igienico. Dio ha una grande immaginazione, quando sarà
il momento saprà stupirci con effetti speciali...).
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3.
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L’albero della conoscenza del bene e del male... solo Dio
e il demonio (il suo opposto speculare, ammesso che esistano due
entità distinte, cosa sulla quale è ragionevole nutrire
più di un dubbio e sulla quale torneremo più avanti)
avevano coscienza di sé. Mantenere l’uomo in questo
stato di ignoranza significava preservarlo da se stesso, dalle sue
potenzialità, renderlo cieco di fronte alla somiglianza con
il suo creatore. Ora, se partiamo dal presupposto che l’uomo
è un’emanazione di Dio che ne rispecchia fedelmente
ogni aspetto, aprendo gli occhi prende coscienza della perversione
e della malizia che è in entrambi. Tale padre, tale figlio
- né più, né meno. |
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4.
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Ecco un particolare interessante. Secondo la Bibbia gli esseri umani
in origine si cibavano solo di frutta ed altri vegetali - in seguito
alla disobbedienza Dio li condannò a nutrirsi anche di carne,
cosa evidentemente immonda non solo per gli odierni vegetariani. |
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5.
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Creata per compiacere e servire umilmente due padroni... Chi ha
scritto e rimaneggiato nei secoli la Bibbia, ha voluto deliberatamente
demolire la figura femminile, il suo ruolo e le sue specificità;
gli ha attribuito debolezze e colpe imperdonabili al solo scopo
di spiegarne la subalternità, la scarsissima importanza se
non in senso negativo o a fini semplicemente ri/produttivi, dimostrarne
l’inferiorità e con ciò legittimarne la sopraffazione
e se possibile persino aggravarne la condizione. Tanta iniquità
e violenza resta un mistero. Sapere che per l’uomo la donna
era (e in buona sostanza è ancora) una minaccia, non chiarisce
nulla. Cosa ha scatenato tanto timor panico e addirittura desiderio
di vendetta? Se è vero, come credo, che la comparsa dell’uomo
sia successiva alla donna, è presumibile che per lungo tempo
lui stesso si sia trovato in uno status di soggezione, oppure, in
una società preistorica in cui il ruolo dominante era affidato
indirettamente alla donna (che, in quanto generatrice di vita, impegnata
in attività stanziali connesse alla cura della prole, alla
costruzione e difesa del villaggio, alla produzione/conservazione
di alimenti diversi dalla cacciagione aveva la possibilità
concreta di acquisire conoscenze e sviluppare una creatività
a lui preclusa perché prevalentemente impegnato nella caccia
e nella guerra) abbia vissuto drammaticamente il divario (superiorità?)
intellettuale creatosi fra loro e alla fine non sia più riuscito
a sopportarlo - una reazione spropositata, nulla di sensato, ma
cosa c’è di razionale nella forza che si contrappone
alla ragione con l’obiettivo di negarla, ridurla al silenzio
o servirsene quasi gli appartenesse, fosse opera sua, suo merito
o intima conquista? Al di là delle motivazioni di una così
grande e profonda ostilità, rimane il dato oggettivo: da
ben oltre tremila anni la donna è vittima incolpevole di
questa cultura e molto tempo ancora dovrà passare prima che
ella possa trovare la sua vera identità e insieme l’orgoglio
di essere differente da come lei stessa crede di dover essere o
da come i suoi educatori l’hanno pretesa nei secoli e tutt’ora
vorrebbero che fosse. |
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Vedi la nota N° 6 del primo
capitolo e completala con questa notizia apparsa sul quotidiano
“La Repubblica” il 10 Luglio 2001: |
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“Medicina:
ovuli fecondati senza sperma”
Un
giorno nemmeno troppo lontano una donna potrà avere la possibilità
di mettere al mondo un figlio senza il contributo di un uomo. Alcuni
scienziati australiani, infatti, hanno scoperto il modo di fertilizzare
degli ovuli utilizzando del materiale genetico proveniente da qualsiasi
cellula del corpo e non necessariamente dallo sperma. La tecnica
è stata sviluppata dalla professoressa Orly Lacham-Kaplan
della Monash University di Melbourne. In una intervista alla Bbc,
la ricercatrice ha spiegato che una tecnica del genere fino ad oggi
non era stata possibile perché la medicina non era ancora
in grado di riprodurre il processo che avviene durante la fertilizzazione
degli ovuli, quando i due set di cromosomi contenuti in un ovulo
vengono separati ed uno di loro viene espulso, lasciando libero
l’altro di combinarsi con il singolo set di cromosomi contenuto
nello sperma. La scoperta dei ricercatori australiani, quindi, permetterà
di imitare questo processo di separazione anche sulle cellule somatiche
che, pur contenendo due gruppi di cromosomi, potranno quindi fertilizzare
gli ovuli. Il processo, come ha spiegato da Lacham-Kaplam, è
già stato testato in laboratorio, anche se bisognerà
attendere finché gli embrioni non verranno trasferiti di
nuovo nell’organismo della madre per stabilire se il procedimento
sarà in grado di portare alla nascita di bambini perfettamente
compiuti. “Dovremo attendere sei o otto mesi” ha spiegato
Lacham-Kaplam. Qualora questo processo dovesse avere successo, si
aprirebbero scenari impensabili nella medicina genetica, che permetteranno
a due donne lesbiche di avere comunque il proprio bambino, o meglio
una bambina visto che le donne non posseggono l’informazione
genetica necessaria per mettere al mondo un organismo di sesso maschile.
“In questa maniera - ha detto Lacham-Kaplam - due donne che
vogliono avere il proprio figlio biologico potranno averlo grazie
a questa tecnologia”. |

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