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Aggiornato Venerdì 21-Dic-2012

 

Perché dovrebbe preoccuparci Berlusconi?

Lui è solo un esperto imbonitore, un abile mercante, sa bene che il successo di un prodotto, la riuscita di una vendita, non dipendono dalla qualità dell’articolo ma dal convincimento dell’acquirente di fare un buon affare, il migliore possibile.

Il tipo di comunicazione utilizzata dal centro-destra applica in politica le più elementari e sperimentate strategie di marketing, robina da manualetto, da supermarket televisivo becero ma funzionale, non potrebbe essere altrimenti.

Un’infinità di persone adottano, più o meno consapevolmente, comportamenti immorali se non addirittura dannosi per sé e gli altri, nondimeno ne vanno fieri perché quello che conta è non passare da babbei, è garantirsi privilegi e impunità, a qualunque costo - o averne, darne l’illusione. Quanti vorrebbero far la figura dei perdenti, degli sfigati, in un paese che ha perso, ammesso che l’abbia mai avuta, la misura di sé, dei suoi limiti, di quel che è giusto non solo per se stesso?

Così, Vespa & Co. (pochi fanno scelte sgradite al grande pubblico e, soprattutto, a chi potrebbe fargliela pagare), ci propongono ossessivamente il faccione sorridente del Berlusca che canta felice e spara fanfaronate a raffica, e l’audience “fatalmente” impenna – affascinante, certamente più accattivante di Prodi che ha l'aria di un prete spretato troppo impegnato a non dispiacere per essere convincente, sembrare sincero, affidabile, attendibile.

Visto? Chi sta da quella parte non fa che lamentarsi, è antipatico, o triste, comunque noioso, e poi nessuno se lo fila, non ha i soldi, successo, chi volete che lo prenda ad esempio, con lui non ci si diverte e non si fa carriera! Ha voglia di dire che domani potrebbe andar meglio, ma ora? Guarda invece il Berlusca e i suoi amici come se la passano bene - a star con loro qualcosa prima o poi ci tocca! Sono così sicuri di sé ed espongono le loro idee con una tale convinzione (urlando, offendendo e aggredendo, ma l’effetto è garantito: vince chi s’impone, gli argomenti non contano) che gli altri non sanno controbattere! Dovremmo dar credito a delle mammolette, con quel parlare strano che non si capisce nulla, quei giri di parole che pare vogliano abbindolarti, con quel modo di presentarsi che sembrano di un altro pianeta? Loro, invece, quando aprono bocca sono diretti, schietti, dicono quello che pensiamo, che vorremmo sentir dire, loro si comportano come noi, sono come noi vorremmo essere, vogliono quello che vogliamo noi!

E fioccano i voti, i consensi – ancorché autolesionisti…

No, non mi preoccupa Berlusconi - ma gli elettori, i cittadini italiani, quasi tutta la leadership politica ed economica, sì.

Berlusconi non è Dio, né quel gran genio che molti credono, non ha indotto il bisogno di avere sulla scena politica se stesso, il suo partito e questo centro-destra populista, integralista, liberista e fascista. Egli, da buon mercante qual’è, ha colmato un vuoto, ha soddisfatto una richiesta che c’era, c’è sempre stata nel nostro paese - messa a tacere bruscamente, nascosta sotto il tappeto nel 1945, timidamente riaffiorata negli anni Ottanta e infine esplosa con la caduta della cosiddetta prima Repubblica, negli anni Novanta. Era solo questione di tempo e, prima o poi, qualcuno sarebbe stato per gli italiani quello che gli italiani desideravano: uno come loro o come loro vorrebbero essere, capace di far da solo, nella condizione di non dover chiedere… mai. Un super-uomo formato provincia con tanto di quel potere da avere chiunque sia comprabile sui suoi libri paga (personali, societari, di partito, di stato, ecc.), in grado perciò di mettere tutti "magicamente" d’accordo, sotto il suo amorevole controllo, all'ombra della sua ombra. "Dimmi quello che ti serve e lo avrai, ma tu sostienimi o non ostacolarmi, lasciami fare..." - sussurra, e chi lo conosce sa che ha una parola sola quando si tratta di favori. Un uomo che ha una visione della politica e del paese moderna ma conservatrice, di tipo imprenditoriale ma vecchio stampo – come i padroni a cavallo fra Ottocento e Novecento per i quali gli operai e le loro famiglie erano roba sua, animali da soma sottosviluppati e ignorantoni, viventi per la sua fabbrica e i suoi interessi, a lui completamente asserviti, devoti – in cambio pagamento a cottimo, poco ma pur sempre meglio di niente, nessuna alternativa, panettone a Natale o un posto alla sua mensa se ti comporti bene, altrimenti fuori dalle balle, cavatela da solo se ci riesci – ingrato lavativo! Similmente gli italiani: tutti preziosi collaboratori, luminari inarrivabili, se dalla sua parte, o criminali bolscevichi che lo perseguitano, se dall’altra o comunque non con lui.

Come può preoccupare quest’ometto smargiasso e dozzinale che se non avesse avuto dagli italiani il consenso di fare per sé e i suoi compagni di merende le leggi necessarie per non finire in galera e riempirsi le tasche sarebbe già sparito dalla circolazione?

Il problema non è Berlusconi ma chi se ne serve, chi è tormentato dal suo strapotere senza capire che alle sue spalle e tutt’intorno (da destra a sinistra, nessuno escluso) vi è di peggio, molto peggio: Ratzinger, Ruini, Bossi, Fini, Buttiglione, Boselli, Casini, Pera (tanto per fare qualche nome), giù-giù sino al fondo del barile e ancor più sotto dove almeno la metà degli elettori tutto vuole tranne un’Italia civile, onesta, multiconfessionale e multietnica, pluralista, costituzionalmente, culturalmente e legislativamente tanto avanzata da non poter più essere indottrinata, controllata, saccheggiata – da loro stessi.

Mi turba, poi, questo centro-sinistra che, se non sa dare risposte convincenti al suo elettorato, figuriamoci quanto può impressionare gli altri! Mi impensierisce perché non è capace di comunicare, mostrarsi, appassionare, coinvolgere. Perché sembra non gl’importi. Perché, se davvero ha progettato un’alternativa al disastro che è in corso, ha dimenticato di illustrarcela o almeno non ce ne siamo accorti. Mi allarma questo centro-sinistra troppo attento a se stesso, ai suoi giochi di potere, troppo impegnato ad emulare (male) le strategie comunicative del centro-destra per aver tempo da perdere con chi non parla la sua lingua, non siede alla sua tavola. "Vinceremo nonostante la nuova legge elettorale!" - strombazzano. Vinceranno nonostante gli scandali montati ad arte ma pur sempre relativi all'italico, trasversale vizietto di favorire i propri affari e quelli degli amici, di ritenersi al di sopra delle regole... Ma chi ci crede?!

Eh, no, cari signori – così non si va da nessuna parte. Le elezioni sono già perse.

L’Italia, qualsiasi sia il grado di discernimento dei suoi cittadini, non ha bisogno di imitatori, altri “salvatori”, comici, medici pietosi, baciapile, avventurieri, truffatori, ladri e millantatori – ce n’è d’avanzo. Il nostro paese ha disperatamente bisogno di uomini e donne che la smettano di occuparsi solo dei propri interessi personali e corporativi, che le salvino la faccia, l’anima e la pelle. Non sarà affatto semplice, ma se il centro-sinistra aspetta ancora ad occuparsene e, soprattutto, se non avrà il coraggio di distinguersi, se non si decide a dire chiaramente a tutti chi, come e quando farà cosa – fra qualche mese ci consegnerà definitivamente nelle mani dell’allegra brigata e allora sì che saranno guai. Molto, molto gravi, forse irrimediabili.

Solo una piccola percentuale di privilegiati potrà andarsene – agli altri non rimarrà che far da punchball o, per sopravvivere, passare dalla parte dei vincitori.

Che bella prospettiva…

Ride e canta Berlusconi – ne ha ben donde.

C. Ricci

 

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