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Aggiornato Venerdì 21-Dic-2012

 

Non voglio vivere in un paese fascista, paternalista e confessionale che mi privi della libertà di essere me stessa, di scegliere che farne del mio corpo, cosa pensare e perché, dove e quando esprimermi - IN QUALUNQUE CASO. Desidero vivere e morire in uno stato che non voglia e non possa sostituirsi a me e al mio giudizio, che riconosca, rispetti e tuteli le mie scelte, la mia volontà, che sia pluralista, inclusivo, possibilista, laico, civile ed evoluto. Ma può credersi tale un popolo che, attraverso la classe politica che lo rappresenta, ha bisogno di normarsi per affermare (o negare?) questi valori, per difendere (o cancellare?) il diritto all'autodeterminazione?

In principio fu la famigerata legge 40/2004 sulla procreazione assistita. Nel 2007, oggetto del contendere furono i "DICO", contestualmente vennero le proposte per imbavagliare il web (blog, forum, siti personali, la proposta non è ancora stata cestinata ma pochissimi se ne interessano), infine, qualche giorno fa, nuove leggi razziali e presto il testamento biologico...

Da anni è in corso il tentativo, in parte riuscito, di normare la vita privata dei cittadini (cominciando dai più deboli, disprezzati, isolati o male organizzati), di colpire i gruppi sociali marginali la cui rovina disturba poco o addirittura piace - un feroce, sistematico attacco contro l'autonomia, la libertà di movimento, scelta ed espressione individuale, prima di tutto, per rendere inoffensive intere categorie la cui presenza e il cui spostamento, sulla scacchiera della politica e del consenso, sarebbero altrimenti imprevedibili, incontrollabili, forse seduttivi. Se si stringe il cappio intorno al collo di ogni persona dichiaratamente o potenzialmente contraria al sistema, che non si riconosca in esso, non ne goda i favori, non se ne renda complice sostenendone o subendone i diktat, poi non si verranno a creare masse di dissenso e ribellione significative, preoccupanti. L'arma del ricatto, dell'oppressione/repressione a partire dal privato, dal singolo individuo, è la più potente ed efficace. Ci vuole tempo, ma alla fine chi la usa potrà garantire a sé e ai suoi servi privilegi e impunità per parecchi decenni. Il programma è in stadio avanzato di completamento. Non si torna indietro. In forma diversa, certo, ma la storia si sta ripetendo - chiunque neghi l'evidenza gioca sporco, o è uno sprovveduto.

Spero che tra le persone non ancora compromesse, dotate di un briciolo di buon senso, una percezione minimamente consapevole della realtà, vi sia qualcuno capace di organizzare una qualche forma di resistenza, ma francamente non vedo nell'immediato, a breve, nulla di serio. Forse, quando i criminali effetti della misoginia, della xenofobia e dell'omofobia, degli integralismi, degli opportunismi, delle indifferenze e delle sottovalutazioni, colpiranno anche chi ne ha tratto beneficio, vi sarà una reazione degna di questo nome - sino ad allora, però, dovremo assistere a questo stillicidio quotidiano, pagarne il prezzo.

 

 

Naturalmente, rispetto al "testamento biologico" ho sottoscritto la proposta del senatore Ignazio Marino il quale mi ha ha gentilmente inviato la seguente comunicazione che volentieri pubblico (25 Febbraio 2009)...

Carissima,

grazie per la tua adesione all’appello per il diritto alla libertà di cura sul sito www.appellotestamentobiologico.it, e grazie perché, anche con il tuo contributo, abbiamo già raggiunto quasi 100.000 firme!

Ti scrivo per chiederti un ulteriore sforzo per questa importantissima causa. Nelle prossime settimane il testamento biologico sarà al centro del dibattito in Parlamento, e la maggioranza intende approvare una legge che limita la libertà di scelta del cittadino imponendo alcune terapie, come l’idratazione e l’alimentazione artificiale. Le dichiarazioni anticipate di trattamento non saranno vincolanti: spetterà sempre al medico l'ultima parola. Qual è allora l’utilità di questa legge, se non si garantisce al cittadino che la sua volontà sia rispettata? La verità è che il ddl della destra è stato scritto per rendere inapplicabile il ricorso al testamento biologico. Oltretutto, la dichiarazione dovrà essere stipulata davanti ad un notaio, e rinnovata con cadenza triennale: vi immaginate cosa significa andare ogni tre anni davanti a un notaio accompagnati dal proprio medico di famiglia? Al contrario della nostra proposta poi, non è presente nemmeno un cenno alle cure palliative, all’assistenza ai disabili, alla terapia del dolore.

Ti chiedo dunque di diffondere il più possibile l’appello, invitando tutti i tuoi contatti a sottoscriverlo: dobbiamo mobilitarci immediatamente per raccogliere centinaia di migliaia di adesioni e difendere il nostro diritto costituzionale alla libertà di cura. Se saremo tanti, il Parlamento non ci potrà ignorare. Nel prossimo dibattito in Senato il mio impegno personale è quello di dar voce alla vostra opinione, che credo coincida con quella della maggioranza degli italiani. Che vogliano utilizzare ogni risorsa della medicina o che intendano accettare la fine naturale della vita, i cittadini vogliono essere liberi di scegliere.

Ti ringrazio infinitamente e conto su di te per far circolare il più possibile l’appello,

Ignazio Marino

 

 

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