24
Settembre 2005
Eccomi
giunta al giro di boa, prossima al traguardo, pronta a scrivere una parola
che, comunque, definitiva non può essere, né vorrei lo fosse.
Sebbene non mi piaccia avere conti in sospeso, lasciarmi dietro porte
aperte o socchiuse, rendo ben visibile uno spiraglio affinché la
vita vi transiti come vuole. Come sempre non opporrò resistenze.
Sono pronta.
So,
è evidente, che l’avventura iniziata con Borderline due anni
fa si è consumata, in buona parte conclusa, almeno nella forma
attuale. Nonostante i dubbi, le perplessità, è giunto il
momento di passare ad altro – prendere atto che un ciclo si è
concluso.
Borderline
è stata un’esperienza straordinaria, irripetibile: tanto
ho imparato – tanto mi ha dato e tanto ha preso. Ho gettato un seme
e a poco a poco intorno mi è cresciuto un giardino. Ci sono stati
giorni di gelo, pioggia o nebbia, in altri il sole e i profumi hanno riempito
l’aria. Lacrime e sangue? Certo, ma anche sorrisi e speranza. Così
è la vita. Questo ho raccontato, questa piccola verità ho
affidato alle parole che hanno cominciato a correre veloci, raggiunto
luoghi interiori che non posso nemmeno tentare d’immaginare. E anche
lì, mi dicono, sono nati giardini.
Non
un solo gesto, una sola parola, un solo pensiero espresso con l’intento
di comunicare, capire, và perduto – è privo di conseguenze.
Chi si mette in relazione ha responsabilità precise e, al di là
degli effetti, il merito del coraggio, della fantasia al servizio della
curiosità e dell’amore – e tanto ne occorre per non
gettare la spugna, restare o mettersi dalla parte dei giusti che a questo
mondo sono sempre stati una piccola minoranza… ignorata, dileggiata,
perseguitata. Ma senza, che ne sarebbe del genere umano? Chi lo potrebbe
riscattare? Cosa lascerebbe di sé? Niente, temo.
Ho
messo ordine, dunque. Sulla scrivania i taccuini, le penne, il registratore.
Raccoglierò altre testimonianze, se me ne sarà data l’occasione
– ma intanto mi accingo a dar corpo a nuovi progetti… Perché
il filo rosso non si spezzi, l’oblio, le offese, le chiacchiere
vuote o i silenzi colpevoli e opportunistici dei pusillanimi non rendano
la vita un’enorme menzogna, quella miserevole medaglia con un’unica
faccia che vorrebbero.
Cinzia
Ricci

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