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Regista (Galesville, Wisconsin, USA, 7 Agosto 1911 - New York, USA, 16 Giugno 1979)
Raymond Nicholas Kienzle, di famiglia benestante, studia architettura e al termine dell'università si stabilisce New York dove inizia la sua carriera teatrale, radiofonica e televisiva, prima come attore, poi come regista. Durante la guerra cura trasmissioni di propaganda e torna alla regia di teatro, quindi si trasferisce a Hollywood iniziando la sua carriera cinematografica. Esordisce con “La donna del bandito” (1947), film che da subito mostra quelli che saranno i temi principali dei suoi film: l'irrequietezza adolescenziale, la ricerca della libertà, l’incomunicabilità e la disperazione esistenziale, la ribellione alle autorità. È autore problematico, sofferto, critico nei confronti della tradizione cinematografica come della società americana. Ray, nei suoi film, rifiuta in parte le convenzioni spettacolari dell'industria, concentrando invece la sua attenzione di regista su sceneggiature che possano esprimere al meglio la crisi dell'uomo contemporaneo. I suoi noir, fra i più crudi e amari dell'epoca pur con abbondanti semplificazioni e banalità, rappresentano uno storico momento di rottura nel mélo tradizionale.
I due film che maggiormente gli danno la fama sono “Johnny Guitar” (1953), western insolito incentrato sul tema dell’odio, dell’amore, della rivalità fra donne e dell'ingiustizia, e l'esemplare ritratto esistenziale di “Gioventù bruciata” (1955), con J. Dean. L'insuccesso dei kolossal “Il re dei re” (1961) e “55 giorni a Pechino” (1963) lo allontana dalle scene per lungo tempo. Torna alla regia con un tentativo sperimentale d’inchiesta realizzato con i suoi studenti della New York University (“We Can't Go Home Again”, 1972) e con alcune partecipazioni come attore (ad esempio nel film “L'amico americano”, 1977). Nel 1978/79 realizza con W. Wenders quello che è il suo film-testamento, “Nick's Film”, nel quale documenta la malattia che lo sta devastando e lo ucciderà il 16 Giugno 1979: il cancro.
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