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Aggiornato Martedì 12-Lug-2022

 

Qui trovi tutto il materiale documentale e fotografico raccolto. L'archivio, emblematicamente sconfortante, è abbastanza completo. Ti invitiamo a consultarlo per farti un'idea di quello che è e non è accaduto. In Internet, come altrove del resto, quasi non vi è traccia di quanto documentato.

Dopo il pestaggio di Edoardo Seghi (15 Agosto 2004, appena quattro mesi dopo i fatti del 18 Aprile), vi sono state altre aggressioni, minacce, intimidazioni, tutte messe in atto da militanti o simpatizzanti dell'estrema destra locale contro i proscritti, i "nemici" simbolici ma isolati dell'ideologia nazifascista. Vittime della voglia di menar le mani, mostrare i muscoli senza nulla rischiare, comuni e innocui cittadini la cui unica "colpa" è di non essere conformi o dichiaratamente schierati - a destra, inseriti nel sistema, collusi e complici di chi sta trascinando il nostro paese alla rovina, in un nuovo e ancor più buio medioevo. Protagonisti i soliti teppisti figli del "migliore" integralismo reazionario catto-nazionalista ed altri che continuano a godere della più ampia impunità. Quest'ultimi non si sporcano le mani o, se lo fanno, nessuno sembra intenzionato a chiedergliene conto.

E' Interessante notare che dall'aggressione di Edoardo, il caso del 18 Aprile sparisce definitivamente dalla memoria collettiva - storica, giornalistica e investigativa. Un'operazione di rimozione agghiacciante ed estremamente significativa - per chi la subisce.

Dopo un'indagine trascurata sin dall'inizio e mai portata avanti seriamente, dopo ben due richieste di archiviazione presentate nel 2004 (un autentico record, quanta fretta...) alle quali ci siamo sempre opposte suggerendo noi stesse approfondimenti d'indagine regolarmente liquidati con una superficialità degna del più disinteressato o incapace investigatore, nel 2005, a poco più di un anno dalla denuncia, l'inchiesta è stata archiviata senza nemmeno che ne fossimo informate.

Sulla nostra vicenda è calato il sipario, ma nessuno se n'è accorto - il teatro era vuoto già da un pezzo.

A noi rimane l'amarezza di essere state lasciate completamente sole, la consapevolezza di non meritare nemmeno un ricordo, una parola - postuma, di valere meno dei nostri aggressori che sono là fuori, liberi di colpire ancora, secondo capriccio o convenienza: quando, dove, come vogliono, contro chi, come noi, non è come deve, come piace a loro, com'è comodo che sia - in fondo - un po' a tutti.

C. Ricci - Lucca, 13 Marzo 2006

 

 

Metto ordine, affido la storia alla memoria perché la memoria, almeno quella delle carte (l’unica, d’altronde, destinata a sopravviverci), non vada perduta – e finalmente renda giustizia a chi non l’ha avuta. Mancava la parola “Fine” al piccolo incartamento dell’enorme disastro che ha travolto la mia vita. Oggi l’ho scritta.

A poco più di due anni dal nostro caso, ecco che un’altra ragazza lesbica ha dovuto subire uno stupro – politico. Non è senza nome, come le decine, le centinaia che non denunciano o non finiscono sui giornali - si chiama Paola. Ha trent'anni e frequenta Torre del Lago, il "Mama Mia" - l'Eldorado dei Gay e delle lesbiche nuovo millennio.

Nei giorni scorsi mi ha scritto una donna che non conoscevo prima dell'Aprile 2004 - che fu talmente indignata dal silenzio o dagli insulti che dovemmo sopportare da contattarmi personalmente per chiedermene conto. Nel raccogliere informazioni e articoli constatava, senza stupirsene, che non vi era alcun riferimento alla nostra vicenda.

L’aggressione che abbiamo subito, di fatto non è mai avvenuta. Soprattutto il movimento LGBT* (quello che popola ed anima il ghetto, quello dei leader che siedono in parlamento, vanno in TV, che si fanno interpreti dei nostri bisogni, delle nostre opinioni) ha girato la testa da un'altra parte. Chi sapeva ha dimenticato in fretta perché non aveva nessun motivo personale per tenerlo a mente, o ne aveva molti per liberarsene.

Non è mai stato sufficientemente chiaro che l'obiettivo dell’aggressione non era Sara, ma io. Il conto e il caso, per quello che mi riguarda, rimane aperto – non potrebbe essere altrimenti, piaccia o meno a qualcuno.

Sara non ha subito violenza nella pineta dietro al "Mama Mia". L'ha subita in una zona di campagna, nei pressi della mia abitazione, lontano dal palcoscenico, dal ghetto. Non abbiamo denunciato pubblicamente l'accaduto per farci pubblicità (???), come troppi hanno insinuato, ma perché dopo appena 50 giorni la magistratura stava tentando di archiviare la pratica! E non l'abbiamo denunciata subito perché furono i carabinieri a pregarci di non farlo per poter indagare senza avere i riflettori puntati addosso - se avessero saputo che a nessuno importava un fico secco, non si sarebbero dati tanta pena.

Una violenza sessuale, contro una donna lesbica, in provincia di Lucca. Un agguato premeditato, dettato da lesbofobia. Due uomini, alti. Italiani. Le analogie finiscono qui.

Se mai saranno identificati, mi chiedo se a qualcuno verrà in mente di far vedere le loro foto a Sara. Non credo - perché esistono stupri di serie "A" e stupri di serie "B". Stupri da commentare usando il condizionale e stupri garantiti. Stupri stupri e mezzi stupri. Stupri buoni per riempire una pagina di giornale, e stupri di cui non è opportuno interessarsi…

Così, dopo la notizia della violenza sessuale inferta a Paola, mi sono sentita in colpa per aver avuto ragione, inferocita per non essere stata ascoltata. Ho pensato: se alla manifestazione di Lucca fossero venuti in diecimila invece di duecento (ma per la vetrina infranta alla Libreria Baroni furono duemila!), se la comunità LGBT*, le associazioni, gli inquirenti, i politici e i giornalisti avessero fatto il proprio lavoro, oggi, forse, lei e le altre starebbero a cena con le amiche, a ridere e scherzare, invece...

Poi, il colpo di grazia alla mia emotività già messa a dura prova.

Il 5 Settembre 2006, “La Nazione”, “Il Tirreno” e “Il Corriere di Lucca” pubblicano contemporaneamente la notiziona che l’aggressione avvenuta nel 2004, è stata… archiviata. Accidenti, che tempismo – solo un anno di ritardo! E comunque grazie: se non era per loro non lo avremmo saputo dato che non abbiamo mai ricevuto alcuna notifica in merito (anche se avessimo voluto ricorrere, come avremmo potuto?).

Gli articoli, a parte le solite fantasticherie riproposte sebbene pubblicamente smentite, forniscono particolari dettagliatissimi sull’indagine, prova che, questa volta, qualcosa a qualcuno l’hanno chiesta. Volevano far fare bella figura agli inquirenti e a loro stessi – gli ipocriti… L’avrebbero fatta se avessero onestamente scritto che l’inchiesta è stata archiviata a poco più di dodici mesi dai fatti dopo ben due tentativi andati a vuoto perché NOI ci siamo opposte (al terzo avremmo desistito, ovviamente – potevamo aspettarci un miracolo)? Ragionevolmente: QUESTA, che razza d’indagine può mai essere stata? E QUESTO, che razza di giornalismo è?

Tanta solerzia, tanto sospetto puntiglio, tanto manifesto paraculismo, avremmo voluto vederlo quando facevano a gara nell’insinuare il dubbio che cose del genere fossero avvenute! Quando, invece d’informare su quello che succede in questa città, in questo paese, tacevano, insabbiavano, minimizzavano, screditavano!

Ed ora c'è persino chi finge di strapparsi le vesti, grida allo scandalo, s'indigna. Troppo tardi - e troppo facile farlo a posteriori, quando non serve più.

Ad oggi, le uniche persone che posso ringraziare, sono alcune donne della Commissione Provinciale Pari Opportunità di Lucca e pochi altri che a titolo personale si sono esposti, ci sono stati vicino, annichiliti come noi di fronte alla cattiveria, al menefreghismo, all’opportunismo e all’ottusità dei nostri simili - uomini o donne, di sinistra o di destra, etero o omosessuali che fossero.

Ogni santo giorno leggo storie di persone offese, abusate, aggredite. Conosco ogni loro pensiero, ogni loro emozione, so cosa significa sapersi vulnerabili, soli, ho visto e ogni giorno rivedo negli occhi della gente la stessa indifferenza, la stessa incredulità o malafede, lo stesso fastidio, sulle labbra quei sorrisetti che procurano più dolore di una coltellata, che levano il fiato - e non mi do pace. Come si fa a non capire? Come si fa a fregarsene? Come si può pensare che una persona meriti quel che ha subito, che se l'è cercato? Come si fa a lasciarla sola? Come ci si può credere persone dabbene sapendo di aver contribuito alla sua sofferenza, o di non aver fatto quello che era nelle nostre possibilità per alleviarla?

Per noi è stato un disastro – durante e dopo l’aggressione. Mi auguro che a Paola vada meglio, mi auguro ed auguro a tutte le Paola che verranno una legge antidiscriminatoria che finalmente definisca e punisca in modo specifico i reati dettati da omo, lesbo e transfobia, che i politici esigano l’applicazione di questa legge, che gli inquirenti la smettano di usare due pesi e due misure. Tuttavia, dobbiamo guardare in faccia la realtà: se alla vigilia dell'adozione da parte del Parlamento nigeriano di una legge che vieta i matrimoni tra persone dello stesso sesso punendoli con il carcere, ben 56 parlamentari italiani sottoscrivono e inviano a quel governo una lettera per scongiurarne l'approvazione, ma poi, di fronte a quello che succede in casa nostra, all’ennesimo caso di stupro politico ai danni di una lesbica, soltanto Franco Grillini, Titti De Simone e Vladimir Luxuria firmano un’interrogazione parlamentare e a tutti sembra che abbiano fatto chissà cosa, è evidente che non c’è alcun motivo per essere ottimisti o speranzosi, ma per essere incazzati e preoccupati sì, e molto anche – con inutile ragione.

C. Ricci - Lucca, 6 Settembre 2006

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Per gentile concessione di
Raffaele Ibba


Cenni di polvere sulle braccia
e le loro madri dipinte appena
in piercing legati a grassetto
all’altezza del cuore
ed i muscoli da eroi omerici
come loro stupidi villani
privi della sensibilità di un airone
o di uno scheletro di formaggio
arricchito dal fertile lavoro dei vermi.

Macchine di lusso,
biemmevu mersedes lamborghini
queste ultime di miglior nome
forse per trattori ed altri mezzi agricoli
che tanti figli di tanti soldi
ignorano, loro, corrotti
privi di ossa dentro gli occhi
e di visceri attorno al cuore,
molli come catenacci di vongole
legate a scogli immobili.

Improvvisi di venti violenza,
acidi venti di idiozia immatura
- achillenord aiacemeridione teseoccidente -
brutti di furia inanimale
gonfi di solo umana sete di odio
umano potente dominante e ancora
su corpi schiavi
di donne e di bambini
legati inermi alla loro furia
inanimale.

Ho capito amor mio
la mia violenza a te,
stasera l’ho vista
la mia gentile violenza, colta, educata
occidentale e tollerante
rovesciarti addosso i miei mille chili
di muscoli intellettuali
e violare brutalmente
la tua intimità di donna:

e il mio cuore,
ferirlo,
con rabbia inanimale,
questo mio piccolo cuore ettore
inerme difensore
di pressoché nulla.

22 Agosto 2003