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Aggiornato Lunedì 12-Mar-2018

 

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Osservo le pagliuzze. L’erba è oro, per me.

Rupture – Rottura. Nel senso del distacco. Il punto di separazione, frattura, non necessariamente traumatica, catastrofica, percepibile. Quel taglio che, netto o incerto, separando mostra, dall’interno, il senso, il valore dell’intero – scisso e in mutazione. Stessa sostanza, diverse forme, struttura. Precisione chirurgica e casualità. Nell’attimo una vita – la vita. Geologia applicata all’esistenza, all’esistente, ai sentimenti, alle azioni e reazioni umane. Persone: gemme preziose – grezze o lavorate. Pietre che custodiscono in sé la propria storia, e quella dell’intera umanità. Sedimenti che raccontano il tempo: lo svelano, talvolta anticipano. Meteore: di passaggio, in transito.

Fotogrammi in sequenza di mani che salutano.

C. Ricci

 

POSTILLA

C’è chi afferma che i racconti siano una forma minore di narrativa – divertissements adatti a una lettura veloce e distratta, da portarsi sulla spiaggia, in autobus, al bagno. C’è chi afferma che solo il romanzo dimostra l’inventiva, le reali capacità narrative e linguistiche, la grandezza letteraria di un autore. Qualcun altro sostiene che chiunque sia capace di scrivere cose che abbiano un senso al di sotto di un certo numero di pagine, che tutti scrivono almeno una volta nella vita un racconto, una poesia, ma pochi hanno la forza, gli argomenti e la costanza di scrivere un romanzo – ciò fa la differenza.

Se questo è vero, e non dubito che possa esserlo almeno in parte, io sono un’ordinaria, mediocre e inutile scrittrice, come altri che nessuno si azzarderebbe a definire tali. Non voglio farne l’elenco, ma chi ama la narrativa non avrà difficoltà a trovarne qualcuno.

Nel grande sto stretta. Sento che se abusassi delle parole ne sminuirei il significato, tradirei il mio compito, il fine ultimo, ciò che attraverso esse dovrebbe svelarsi – soprattutto, sento che imponendo al lettore le mie storie in ogni sfumatura e variante, lo priverei del diritto di trovarvi la propria.

Desidero che egli s’interroghi, si apra al dubbio, trovi soluzioni, alternative, dia risposte - sue. A me non basta che capisca ciò che intendo dirgli, che immagini ciò che vorrei vedesse. Voglio che sulla base di poche indicazioni, tracce, sia lui a disegnare, definire i contorni, a riempire i vuoti, svuotare i pieni, come vuole e sa.

Giusto o sbagliato, bello o brutto, questo è il mio stile.

Buona lettura.

 

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