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Aggiornato Venerdì 26-Gen-2007

 

Di Giacomo Gambassi - "La Nazione", 31 Agosto 2004

 

LIVORNO - Operaio di 38 anni esce nella notte. Il giovane malmenato riesce a prendere la targa. Un improvviso raptus ha sconvolto la vita apparentemente tranquilla di un operaio livornese. L’uomo, 38 anni, è accusato di violenza sessuale, sequestro di persona, rapina e lesioni: è stato arrestato dalla polizia nella notte dopo la segnalazione di un omosessuale trentunenne livornese, che ha raccontato di essere stato vittima della furia del cliente. Da una prima ricostruzione l’operaio, sposato e padre di due bambini e che i familiari e gli amici descrivono come una persona tranquilla e seria, nella notte è uscito dalla propria abitazione e in moto ha raggiunto una zona periferica della città frequentata da prostitute e omosessuali. Ha quindi chiesto ad un gay una prestazione e si è accordato con lui sul prezzo. Ma una volta nel camper, dove il gay consuma i suoi incontri amorosi, secondo il racconto della vittima, l’operaio avrebbe improvvisamente cambiato atteggiamento e l’avrebbe picchiato, costretto a un rapporto, rapinato di 50 euro e del telefono cellulare. Una colluttazione alla fine della quale l’operaio avrebbe costretto il gay ad un rapporto orale. Poi l’avrebbe immobilizzato legandogli le mani, per poi allontanarsi in moto e rientrare a casa. L’omosessuale è riuscito a liberarsi velocemente e a prendere il numero di targa, quindi ha chiamato la polizia. Gli agenti delle volanti hanno subito individuato il proprietario della moto e sono andati a bussare alla porta dell’abitazione dell’operaio alla periferia nord della città. La polizia ha inoltre ritrovato i soldi e anche il cellulare rubato. Da una prima verifica sulla motocicletta è emerso che il motore era ancora caldo. Una volta in questura, davanti al dirigente delle volanti S.C., l’operaio, si è avvalso della facoltà di non rispondere. E’ rimasto in silenzio, non volendo raccontare niente di quello che era successo, ha avuto una sola preoccupazione: lasciare i familiari fuori da questa brutta vicenda. L’operaio è stato, quindi, trasferito dalla polizia nel carcere livornese delle Sughere. Una storia delicata che si è conclusa in poche ore per l’intervento della polizia che ha svolto una rapida attività investigativa.

 

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