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Aggiornato Venerdì 26-Gen-2007

 

Paolo Sarno è morto per emorragia: lo hanno colpito con dodici coltellate
Interrogate oltre venti persone, si cerca l’amico che viveva con il giovane: è partito per Londra

8 Novembre 2005

 

Sangue per terra, sangue sulle pareti, sangue in tutta la casa: chi ha visitato il teatro del delitto riferisce immagini di orrore. E nell’orrore è morto Paolo Sarno, 29 anni, pescarese, figlio di buona famiglia, studente universitario, in passato qualche piccolo problema con il codice penale, per vivere distribuiva depliant pubblicitari e condivideva l’appartamento con un amico, attualmente all’estero. Questo amico è chiave fondamentale per capire il delitto di via Marconi 5. Per due motivi: il primo è che, secondo alcuni conoscenti ma non secondo i familiari, Sarno era omosessuale e il coinquilino era anche suo compagno di vita, se questo fosse vero l’analisi degli investigatori dovrebbe arrivare all’ambiente gay; il secondo motivo è che questo amico è partito venerdì mattina, alle 11, per Londra e Sarno è morto venerdì pomeriggio, l’amico è perciò, probabilmente, l’ultima persona che l’ha visto vivo.

L’allarme è scattato alle 21 quando un conoscente di Sarno ha chiamato il centralino del 115 dicendo di essere molto preoccupato: era in via Marconi, dietro l’uscio dell’alloggio, sentiva il cane abbaiare e il cellulare squillare ma nessuno veniva ad aprirgli la porta. Non solo: tutto il pomeriggio aveva chiamato l’amico e mai l’amico gli aveva risposto. I vigili del fuoco hanno rotto una finestra laterale dell’appartamento, con loro sono entrati gli agenti di Polizia. Dentro, a una certa distanza dalla porta, disteso sul pavimento, pancia verso l’alto, braccia ripiegate sul petto, c’era Sarno. Il corpo a metà tra l’angolo cucina e il tavolo, gli arti già irrigiditi, indossava solo gli slip e era immerso nel sangue, sangue suo e forse anche sangue dell’aggressore. Le indagini chiariranno anche questo aspetto che è uno dei più complessi perchè il cagnolino - muovendosi - ha contaminato l’ambiente e le prove.

L’ora della morte è da stabilire, presumibilmente tra le 16 e le 17, ma forse anche prima. L’autopsia è stata effettuata nell’ospedale “Santo Spirito” dall’anatomopatologo Ildo Polidoro ed è durata per l’intero pomeriggio. Ha stabilito che il giovane è morto per emorragia conseguente alle tante coltellate inferte, dodici in tutto, prevalentemente sulle braccia proprio perchè il ragazzo deve avere, per istinto, alzato le braccia nel tentativo di difendersi. Nessun fendente ha raggiunto organi vitali, il più grave ha reciso l’arteria omerale ed è quello che ha determinato il dissanguamento, il decesso è arrivato in venti-trenta minuti al massimo.

La vittima è stata colpita solo sul davanti, chi lo ha ucciso gli era di fronte ed ha usato un coltello da cucina. Coltello o coltelli, visto che ne sono stati trovati diversi, macchiati di sangue e sparsi per la casa. Tutto fa ipotizzare un delitto passionale, di impeto, non controllabile ma anche questa è una domanda: chi ha colpito per primo? L’autopsia dovrà chiarire anche se - al momento dell’assassinio - la vittima avesse riflessi ritardati, come di chi ha bevuto o ha assunto medicinali o sostanze psicotrope. Accertamenti d’obbligo, considerando anche l’ipotesi che l’assassino abbia indotto il ragazzo a ubriacarsi per poi aggredirlo più facilmente.

Gli uomini della Squadra Mobile, coordinati dal dirigente Nicola Zupo e dal commissario Salvatore Colangelo, hanno eseguito 30 perquisizioni, interrogato oltre venti persone, a cominciare dagli amici e dai parenti della vittima. Un lavoro “importante”, lo definisce Zupo anche se di più non dice.

Per dare un volto all’assassino è fondamentale capire la vittima, conoscerne le abitudini e le frequentazioni. Sarno era un ragazzo con molti amici, la sua casa era un porto di mare, un sorriso e una battuta, un piatto di pasta non si negavano a nessuno. E chi lo ha ucciso amico doveva sembrargli, lui gli aveva aperto la porta tranquillamente o comunque l’aveva portato in casa senza paura. Fondamentale assodare anche le sue preferenze sessuali, perchè ognuno è ovviamente libero di vivere la sua vita come vuole e ci mancherebbe altro ma è un fatto che soprattutto negli ultimi anni si è registrato un allarmante incremento di violenze contro i gay.

Si cerca anche nel passato: aveva scelto la Facoltà di Economia e Commercio, poi un problema familiare e un periodo di crisi psicologica lo spingevano ad allontanarsi dagli studi. Era stato sostenuto e aiutato e dal tunnel era uscito.

Qualcuno ha detto che aveva interesse per il mondo degli anarchici, alla Polizia questo non risulta. Era legato alla famiglia, al fratello. Il papà - ora pensionato - è gioielliere conosciuto, con negozio prima in via Ravenna e poi in via Regina Margherita.

Da sei mesi Sarno aveva scelto di andare a vivere in una mansardina. Un’unica grande stanza, con bagno e angolo cucina. Nel palazzo non ci sono altri appartamenti abitati e comunque nessuno - neanche negli uffici e nei locali ubicati nello stesso stabile - ha sentito qualcosa di particolare. L’ambiente è stato passato al microscopio, sono intervenuti gli uomini della Scientifica della Questura di Pescara e i colleghi romani dell’Unità Analisi Crimini Violenti. L’inchiesta è del Pm Silvia Santoro. La data dei funerali al momento non si conosce, la magistratura potrebbe concedere l’autorizzazione anche oggi. Per gli investigatori non c’è un sospettato e tutti sono sospettati perché Sarno aveva una vita multiforme, conosceva tanta gente, era così giovane. Non si può morire così giovane. La speranza è che il suo precoce addio non sia impunito.

 

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