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Aggiornato Venerdì 26-Gen-2007

 

L'8 dicembre 2003, durante la processione dell'Immacolata, un killer assoldato dalla mafia gelese doveva fare esplodere la sua auto, massacrando anche la scorta e i passanti. «E' un uomo seduto su un barile di polvere con la miccia accesa»

 

12 Marzo 2003 - Rosario Crocetta è candidato a Sindaco di Gela per l'Ulivo nelle elezioni del maggio 2002, ma solo l'11 marzo 2003, dopo un ricorso per irregolarità elettorali (su 500 schede gli elettori avevano scritto il nome dell'altro candidato Sindaco, nonostante i nomi fossero già prestampati sulle schede) i giudici della seconda sezione del TAR Sicilia lo proclamano Sindaco. Tutta la stampa nazionale parla del caso, sia per il fatto del ricorso che, forse soprattutto, per il fatto di essere il primo Sindaco di una grande città che si è dichiarato ufficialmente omosessuale. Arcigay in un comunicato stampa dice: «Parigi aveva stupito il mondo intero con il primo sindaco europeo gay, Bertrand Delanoe, candidato dall'intera Gauche Plurielle, e dimostrando di essere una città laica e democratica, pronta al rinnovamento e piena di speranza per il proprio futuro. Oggi anche in Itala si rompe un tabù, e proprio dalla profonda Sicilia, la terra del gallismo di Brancati, arriva un segno di civiltà e di modernità». La vittoria del Sindaco è ancora più esaltante in quanto durante la campagna elettorale il riferimento alla sua omosessualità era stato sempre usato contro di lui, anche dalla curia che aveva apertamente appoggiato l'altro candidato.

7 Settembre 2004 - Viene alla luce un grave fatto di deliquenza mafiosa che aveva come obiettivo l'eliminazione fisica del Sindaco Rosario Crocetta. I motivi sono facilmente individuabili: è un sindaco che lotta strenuamente contro la mafia, che blinda le gare d'appalto, che elimina dall'amministrazione i personaggi corrotti e, soprattutto, è un sindaco dichiaratamente gay. Dalle intercettazioni ambientali effettuate dalla polizia risultano commenti di questo tipo: «Questo sindaco finocchio dice sempre che Gela è mafiosa, che solo lui è pulito e gli hanno dato la scorta di due finanzieri, la sua casa è sempre chiusa e ci ha messo intorno tante lampade. Anche i sindaci finocchi abbiamo a Gela, un paese di schifo».

 

“La Sicilia”, 10 Marzo 2005

 

"Credo in Dio e sono un cattolico fervente e praticante. Il mio modello di vita è Cristo". Chi parla così non è un ciellino o un attivista dell'Opus Dei, ma un gay. E' Rosario Crocetta, 50 anni, sindaco di Gela, che non ha mai celato né sbandierato la sua diversità. "Perché non credo che sia questo l'essenziale - afferma -. Rivendico piuttosto la mia normalità; quello che conta è la dignità dell' amore; non si guarda agli esseri umani per sapere con chi vanno a letto, ma per sapere che uomini sono". Cattolico e gay. Diavolo e acqua santa. E' possibile fare coesistere entrambe le anime? La Bibbia dice di no e condanna senza repliche l'omosessualità. Ma non Crocetta. "L'omosessualità è una cosa pura - afferma -. Ne sono fermamente convinto. Io non frequento discoteche, perché ritengo che ci sia un'età per tutto. Non sono un bigotto, ma uno che ama la libertà nel senso più ampio e più bello della parola. Ma conosco anche il limite". Orgoglio gay? Manifestazioni correlate? Pretese di "essere" famiglia e genitori? "Non parlatemi di orgoglio gay e di altre scemenze - sbotta Crocetta -. Non hanno senso. Bisogna essere orgogliosi della propria identità senza puntare allo svilimento di se stessi. L'unico orgoglio che si deve coltivare è fare bene il proprio lavoro e rispettare il prossimo. Sono fermamente convinto che ogni bambino debba crescere con la mamma e con il papà. La famiglia è sacra, e questa sacralità si esprime attraverso le due figure di riferimento, maschile e femminile. Io ho fatto una scelta diversa, di proiettarmi nella vita sociale, ma è illogico che due persone dello stesso sesso chiedano di avere un bambino. Se fossi cresciuto con due uomini o con due donne non mi sarei potuto arricchire dell'apporto e dell'esperienza del maschile e del femminile". Essere gay oggi in Sicilia. A Gela. Crocetta è orgoglioso di essere siciliano e gelese. E spiega: "La condizione degli omosessuali in Sicilia è migliore di quella di chi vive in altre regioni d'Italia o nel nord Europa. Ovunque ci sia stato il riconoscimento dei gay, contrariamente a quello che si crede, non si è raggiunta l'uguaglianza di trattamento, piuttosto l'esclusione e l'emarginazione. Una società è libera e democratica, quando non ci sono forme di ghettizzazioni, e in Sicilia c'è molta libertà perché abbiamo una tradizione di rispetto della persona e della dignità umana che affonda le radici nella notte dei tempi". Rispetto, dignità, uguaglianza. Crocetta batte il tasto su alcuni, essenziali concetti. Ammette: "E' da mia madre che ho imparato a essere povero ma onesto piuttosto che ricco e disonesto. La sua è stata una visione morale della vita che si è tradotta in rispetto prima di tutto per me stesso, e poi per gli altri. Mio padre invece mi ha insegnato a non abbassare mai lo sguardo, dunque a essere fiero di me stesso, perché - diceva - le prigioni sono sempre dentro di noi". L'omosessuale vive però ancora in una prigione. Lo stesso Crocetta lo sa. E dà un consiglio agli omosessuali. Da uomo, da gay e da cattolico: "Non abbattersi al primo ostacolo e leggere la vita dei Santi che permette di conoscere situazioni e circostanze che tornano utili nella vita di tutti i giorni. E soprattutto non rinunciare a essere felici. Un dovere troppo a lungo considerato un diritto".

 

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