Piero montò in macchina, inserì la chiave nel cruscotto, riscaldò per qualche minuto il motore e accese lo stereo cercando una canzone che lo soddisfacesse.
Aveva litigato un’altra volta con sua moglie. Non la sopportava più, men che mai sopportava di starsene a casa. Tutte le sere, da qualche mese, era la stessa storia: dove sei stato, cosa hai fatto, pensi solo a te stesso, non mi ami più, non t’importa nulla del mutuo, del lavoro, della casa, della mamma e tante altre recriminazioni davvero insostenibili.
Giunto davanti al bar del paese, suonò due volte il clacson. Dopo qualche istante Tommaso lo raggiunse e si sedette accanto a lui.
«Hai portato i soldi?»
«Per colpa di un deficiente che oggi pomeriggio ha abbandonato l’auto al parcheggio senza pagare un centesimo, il capo mi ha fatto un mega cazziatone e alla fine ero talmente fuori dalla rabbia che ho dimenticato di chiedergli un acconto…»
«Cazzo, è un casino…»
«Lo so. Ho persino provato a chiederli a quell’arpia di mia moglie ma non ha voluto saperne – è successo il finimondo.»
«Non ci rimane che prenderli in bottega: mio padre lascia sempre qualcosa in cassa. Forse non saranno sufficienti, ma sarà sempre meglio di niente.»
Poco dopo…
«Parcheggia lì…»
«Guarda! Quello stronzone non è ancora tornato a riprendersi la macchina… Ma per chi ci ha preso, per il suo garage personale?»
«Lascia perdere… Quanto hai in tasca?»
«Un centinaio di Euro.»
«Altri duecento ce l’ho io e fanno trecento.»
«Mezzo panetto ce la facciamo a prenderlo…»
«Sì, ma ne abbiamo ordinato uno intero e quelli mica scherzano… Fortuna che ho dimenticato di restituire le chiavi a mio padre… Vieni, fammi luce…»
«Che gli racconti domani?»
«Non lo so…»
«Potremo simulare un furto.»
«Dipende da quanto c’è in cassa – deve valerne la pena altrimenti è una fregatura… BINGO!»
«Quanto?»
«Tanto! Ci sono quasi trecento Euro… Prendi qualche bottiglia… Io vado in bagno e spacco il vetro della finestra…»
«Funzionerà?»
«Certo che funzionerà! Quel taccagno di mio padre non ha voluto mettere le sbarre e l’allarme perché gli sembrava di spendere troppo – cazzi suoi!»
«Posso prendere una tavoletta di cioccolato? Lo sai che dopo vado in calo di zuccheri…»
«Ok, ma spicciati che devo richiudere… Dai, coprimi…»
«Fatto?»
«Certo… Camminiamo piano, tranquilli, come se niente fosse…»
Piero e Tommaso rimontarono in macchina visibilmente sconvolti. Accesero lo stereo e visto che avevano fatto presto decisero di fare un giro prima di recarsi all’appuntamento.
«Dì un po’, secondo te quanto ci potremmo ricavare?»
«Levate le spese e se non ce lo fumiamo tutto, anche sette, ottocento Euro – puliti.»
«Pensavo di più.»
«È solo l’inizio – se tutto andrà bene con questo giro ci finanziamo il prossimo e mettendoci sopra altri cinquecento Euro giochiamo al raddoppio!»
«La prima cosa che faccio appena abbiamo tirato su un bel gruzzoletto, mi compro una BMV come quella dello stronzone… E tu?»
«Mando a fare in culo mio padre una volta per tutte, garantito al limone!»
Piero e Tommaso smisero di parlare, all’improvviso. Erano quasi le ventidue. Come d’accordo si fermarono in una piazzola accanto al fiume e attesero invano per più di un’ora.
«Tanto casino per nulla.»
«Se proprio la vuoi sapere tutta, io sono quasi contento. ‘Sta storia mi aveva messo un’agitazione…»
«In effetti…»
«Beh, abbiamo seicento Euro da spendere… Che si fa?»
«Ce l’hai ancora un po’ d’erba?»
«Certo!»
«E allora cosa aspetti? Tirala fuori…»
Piero e Tommaso scoppiarono a ridere, sollevati ed eccitati al tempo stesso. Poco più là, da una macchina con i vetri completamente appannati arrivò una musica.
«L’ultimo dei Pink Floyd?»
«Sembrerebbe…»
«Se la godono alla grande, loro.»
«Già, ma abbiamo tutta la notte per rifarci!»
«Te la immagini la faccia di tuo padre?»
«Altroché se la immagino! Beh?»
«Accidenti, non trovo le cartine…»
«Sono nella giacca, scemo…»
«E allora andiamo che ho voglia di bermi una birra grossa così!».

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