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Aggiornato Domenica 14-Feb-2010

 

Data la crudezza di alcune immagini, se ne sconsiglia la visione ai minori e alle persone facilmente impressionabili

 

Triangoli rosa (1)

Odio di ieri, odio di oggi n. 1 (2)

Al rogo! (3)

Sebastian # 1 (4)

Aimée und Jaguar (5)

Sebastian # 2 (6)

Esistenze cancellate (7)

L'amor che uccide (8)

Contro la scienza e la cultura (9)

Odio di ieri, odio di oggi n. 2 (10)

Odio di ieri, odio di oggi n. 3 (11)

Odio di ieri, odio di oggi n. 4 (12)

Paragrafo 175 (13)

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1) Internati nel campo di concentramento di Sachsenhausen.

2) L’elaborazione contiene una foto identificativa di Karl Gorath (internato ad Auschwitz come omosessuale) ed una di Annie Schermann, arrestata nel 1940 e internata nel campo di Ravensbrück. Sul dorso della foto, il medico eugenista Friedrich Mennecke scrisse: «Jenny Sara Schermann, nata il 19 febbraio 1912 a Francoforte, non coniugata, commessa di negozio. Lesbica compulsiva frequentatrice di bar omosessuali non ha adottato il nome Sara. Apolide ebrea». Dopo due anni è inviata presso l'ospedale psichiatrico di Bernburg, nei pressi di Magdeburgo, specializzato nell'eliminazione degli elementi "asociali", dove è uccisa in una camera a gas.

Per approfondire:

3) Foto di gruppo scattata in località sconosciuta. Ritrae otto amici omosessuali in un momento felice prima dell'arresto e l'internamento.

4 e 6) Due opere di Guido Reni su collages composti da foto identificative di omosessuali internati ad Auschwitz. Alcune delle persone ritratte: Alfred Fischer, Anton Berzchik, August Pfeiffer, Emil Drews, Emil Sliwiok, Erwin Jahnke, Franz Langecker, Friedrich Baumann, Friedrich Kuhne, Fritz Ruske, Gunther Pieka, Heinz Schumacher, Hugo Prabitzer, Johann Mauler,Josef Klose, Otto Herzfeld.

5) Felice Schragenheim (1922-1945, ebrea berlinese e attivista antinazista), e Lilly Wust (1914, casalinga ariana, moglie di un soldato e madre di quattro figli). Ebbero un’intensa relazione che si concluse con l’arresto (per delazione) di Felice, nel 1944. La loro storia d'amore è stata narrata nel 1995 da Erica Fischer nel libro “Aimée e Jaguar”, da cui, nel 1999, l'omonimo film di Max Färberböck. Felice Schragenheim morì in campo di concentramento nel 1945 a soli 22 anni.

Per approfondire:

7) Foto di uomini e donne spazzati via dal nazionalsocialismo, tra queste, in alto a sinistra e in basso a destra, due rare immagini scattate al mitico “Cabaret Eldorado”, uno dei Club Gay più noti e vivaci della Berlino degli anni ’30. A destra, un disegno di Richard Grune (1903-1983), artista omosessuale arrestato dalla Gestapo nel 1934 e deportato nei lager di Columbia (Lichtenburg), Sachsenhausen e Flossenbürg. Sopravvissuto alla marcia della morte di evacuazione di Flossenbürg, subito dopo la guerra ritrasse episodi della prigionia in numerose litografie.

8) Esecuzione.

9) A sinistra, un disegno di Richard Grune (1903-1983), in alto a destra, un ritratto di Magnus Hirschfeld (1868-1935), medico e scrittore tedesco di origini ebraiche considerato il padre fondatore del movimento di liberazione omosessuale. Nel 1919, nella nuova e più liberale atmosfera della Repubblica di Weimar, Hirschfeld fondò a Berlino l'Institut für Sexualwissenschaft (Istituto per la ricerca sessuale). L'istituto conduceva ricerche scientifiche sulla sessualità, conteneva un’immensa biblioteca, offriva servizi educativi e consulti medici. Quando i nazisti assunsero il potere in Germania, una delle prime azioni che effettuarono, il 6 maggio 1933, fu assaltare l'Istituto. Molte delle immagini di repertorio che sono mostrate oggi come esempio dei roghi nazisti di libri, sono foto del saccheggio, della distruzione e dell'incendio della biblioteca dell'Istituto. Al centro dell’elaborazione una di queste, in basso a destra, internati omosessuali nel campo di Sachsenhausen.

Per approfondire:

10) Sullo sfondo dell'immagine, graffiti rappresentanti due poliziotti inglesi ed una coppia di omosessuali ebrei che si baciano, un disegno di Richard Grune che illustra una delle pratiche più barbare praticate nei campi di concentramento contro gli internati gay (incaprettati, erano frustrati e poi sodomizzati con bastoni che poi venivano spezzati all'interno dell'ano allo scopo di procurare lacerazioni che li portavano alla morte dopo una lunga e dolorosissima agonia, di qui il modo di dire "rotto in culo"), prigionieri omosessuali a Buchenwald ed una foto di Felice Schragenheim. Al centro, in primo piano, un membro del National Socialist Party (American Nazi Party) che arringa i partecipanti e fa il saluto nazista durante una manifestazione organizzata contro l'immigrazione clandestina nell'Aprile del 2007 a Columbia. Dietro di lui si nota una svastica, di lato (non visibile nell'elaborazione), l'effigie di Hitler.

11) Due graffiti: sullo sfondo, realizzate con uno stencil, due lesbiche nell'atto di baciarsi, sopra, una delle moltissime scritte apparse a Roma negli ultimi anni. Questa, in particolare, risale al 2007 e si trovava in Via di San Giovanni in Laterano (la nota Gay Street della capitale) dove, all'inizio di settembre, i soliti noti hanno lanciato due bombe carta tra gli avventori dei vari locali LGBT* presenti in zona. Per i giornalisti televisivi, le bombe carta erano solo due innocui, innocenti petardi - ragazzate di fine estate.

12) Sullo sfondo, un graffito raffigurante una coppia di uomini durante un rapporto sessuale, sopra due differenti tipi di filo spinato: quello tradizionale che era usato nei campi di lavoro e sterminio, e quello moderno, ben più terribile, rivestito con lame appuntite e taglientissime, amato dagli americani e ampiamente utilizzato, ad esempio, nei lager di Guantanamo e Abu Ghraib.

13) Nell'elaborazione: un Telex anti gay della Gestapo, l'ordine ufficiale d'internamento nel campo di concentramento di Sachsenhausen per un uomo accusato di aver commesso atti omosessuali, una foto del braccio tatuato di Pierre Seel (uno dei pochi "triangoli rosa" sopravvissuti alla furia nazista che ha avuto il coraggio di lasciarci la sua testimonianza), foto di un internato omosessuale prima e dopo aver subito la castrazione, altri internati accusati di omosessualità, una foto in cui alcuni internati mostrano ad una commissione d'indagine come i tedeschi li torturavano utilizzando tavoli o panche per immobilizzarli e poterli frustare o sodomizzare. In primo piano, il testo in italiano del famigerato Paragrafo 175 che dal 1871, per oltre un secolo, ha punito penalmente gli atti di omosessualità in Germania. Questa legge non fu abrogata alla fine della guerra, rimase in vigore, inalterata, fino al 1969, nel 1973 fu parzialmente modificata e solo nel 1994 finalmente abrogata.

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Le immagini, se non diversamente segnalato, sono prevalentemente tratte da materiali fotografici e grafici preesistenti modificati e riadattati dall'autrice. La riproduzione parziale e non a scopo commerciale del materiale pubblicato (immagini e testi) è consentita citando la fonte (indirizzo web) e l’autore (Cinzia Ricci o altri), diversamente tutti i diritti sono riservati.

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