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Aggiornato Lunedì 18-Ott-2010

 

 

Varie, 1998

Storia: lapidaria risata in cui tutto vanamente defluisce.
Amore: bocche trasfuse, labirinto di sguardi e carezze in un prunaio o un roseto.
Siamo figli reietti, umane creature condannate all’oscurità da un Dio furente che immaginiamo radioso. Ci punisce per la nostra stupidità o perché gli somigliamo?
Troppo vecchia per essere giovane, troppo giovane per essere vecchia - trentaquattro anni, un disastro.
Presto attenzione alle voci che vengono da dietro e solo quelle sento - mio malgrado. Dietro, sotto o dentro, comunque prima o di là dalle apparenze, oltre le parole, fra le righe, nei silenzi - e tutto si complica…
Di fronte a questa umanità scellerata e colpevole, genialità e follia impallidiscono. Cercavi l’inferno? Eccolo.
Tagliola impietosa e giusta sono le perversioni nelle quali si lorda il genere umano.
Questa è la legge: desidera la morte chi ha vita e chi ne è privo di certo gliela procurerà.
Coglimi come un fiore o come una musica portami con te - non lasciare che altri decidano i tempi dell’amore, battiti! La vita è breve e bugiarda - molto più d’una canzone.
Ogni distacco è un cielo terso che si frantuma e cade.
Eccolo il bulbo sedimentato in fronte - quasi un tubero, terzo e di pernice, come una callosità maligna, radica spiraliforme conficcata nell’osso.

Mi riannodo a te come un filo spezzato -
In un unico respiro non più parola dappoco
Ma insieme strette abbraccio incorruttibile,
Cima robusta che sfida il mare e il vento.

Basterebbe così poco perché tutto divenisse finalmente semplice, comprensibile - basterebbe avvolgersi in un adagio e con umiltà guardare.
Vi sono luoghi d’una bellezza disarmante. Affinché alcuni vi celebrassero l’assoluto o da questo potessero fuggire legittimati, altri li eressero in cambio di un po’ di gloria, denaro, un tozzo di pane o la vita stessa. Santificazione delle vanità, del sopruso e dello spreco. Non so se il loro Dio vi ha mai messo piede, il mio che abita ogni luogo, non ha bisogno di essere circoscritto o spiegato.
A volte districando il buio hai scatenato incendi, spesso carezzando modanature hai trovato scorticatoi e sempre disegnando linee rette hai evocato profondità oscure. Tra gioie consuete e ordinari dolori, di te ecco l’anima custodita in un bozzolo di seta rossa.
Indago i volti, nello sguardo cerco un sussurro o l’anima.
Se è vero, come credo, che Dio è silenzio e luce, lascio agli uomini in buona o cattive fede il crimine di perpetuare l’ignoranza attraverso l’impostura delle parole e dei riti.
Fatemi cremare (la terra è dei vivi, i morti non sanno che farsene) e non conservate le mie ceneri (che orrore!), disperdetemi al vento e portate con voi l’immagine di una me ridente e serena che finalmente si sparpaglia tutt’intorno - libera e leggera, come l’aria!
Nonostante tutto penso che vivere sia un’esperienza straordinaria, impagabile. Penso che questo breve transito nel mondo materiale sia una tappa fondamentale dell’esistenza spirituale. Penso anche che nulla sia casuale e qui, come altrove, abbiamo un ruolo preciso, unico e insostituibile. Per questo abbiamo responsabilità assai più grandi di quanto ci piaccia o faccia comodo ammettere. L’onestà non è una virtù soprannaturale, un’imprudenza o una caratteristica risibile - l’onestà è solo il primo passo, cominciamo a migliorarci prendendone atto.
Camminiamo scalzi lungo il ciglio rovinoso delle chiacchiere.
Ti ho intorno come solo l’aria può.

13 Agosto 1997

Non è confortante sapere che il compito di dare valore ed un senso profondo all’esperienza umana sia ciclicamente affidato ad un pugno di uomini e donne.

23 Settembre 1998

L’uomo passa metà della sua esistenza ad ingannare se stesso e l’altra metà ad ingannare gli altri.

24 Settembre 1998

Vedo nell’uniformità e nell’assimilazione un serio pericolo perché dal conformismo all’integralismo il passo è breve e da questo non è mai venuto niente di buono.
Far parte di una minoranza non rende migliori - anche nelle minoranze si pratica la prevaricazione, vi è pregiudizio e arbitrarietà.

16 Ottobre 1998

Troppo spesso la bellezza si accompagna all’inconsistenza, ma nulla è inutile - anche la vacuità serve.

18 Ottobre 1998

L’uomo considera solo ciò che attrae la sua attenzione, si cura solo di quello che gli è utile e valuta esclusivamente in base al suo limitatissimo punto di vista. È pigro - drammaticamente, colpevolmente pigro. Ogni equivoco nasce dalla pigrizia. I conflitti, i rancori e persino l’indifferenza non sono altro che un prodotto dell’umana pigrizia.

 

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