Home Page di ethanricci.cloud - Collegamento a sito esterno Clicca per accedere alla sezione...
Clicca per accedere alla sezione...
Clicca per accedere alla sezione... Clicca per accedere alla sezione... Clicca per accedere alla sezione... Clicca per accedere alla sezione... Clicca per accedere alla sezione...
Clicca per accedere alla sezione... Clicca per accedere alla sezione... Clicca per accedere alla sezione... Clicca per accedere alla sezione... Clicca per accedere alla sezione... Clicca per accedere alla sezione... Clicca per accedere alla sezione...
Clicca per accedere alla sezione... Clicca per accedere alla sezione... Clicca per accedere alla sezione... Clicca per accedere alla sezione... Clicca per accedere alla sezione... Clicca per accedere alla sezione... Clicca Clicca per accedere alla sezione...
Contattaci!
Aggiornato Venerdì 15-Gen-2016

 

1° Gennaio 2015

Cominciare il 2015 con un giramento di pale eoliche tale da defogliare l'intero sud America. Cominciarlo con un venticello triestino era chiedere troppo, eh?

6/7 Gennaio 2015

Ditemi che la morte non diventerà un rito collettivo fatto di braccia alzate, selve di mani che stringono piccoli schermi illuminati nell'atto osceno d'immortalare l'indegno spettacolo di un mondo che ha perso la misura, il senso del rispetto, del silenzio. Ditemi che non siamo diventati così disgustosi da precipitarci in massa, qualcuno anche in buona fede, per partecipare ad un karaoke sul cadavere ancora caldo di un uomo di successo, come a credere che a camminargli sopra si possa prendere per sé un po' della sua notorietà per poi sbatterla sul web e da lì indicarsi, come tanti idioti che davanti alle telecamere salutano la mamma, la fidanzata, gli amici sfigati rimasti a casa. Ditemi che non siamo diventati questo, che ancora vi sono sacralità inviolabili, che ancora siamo umani, non questa cosa informe, indifendibile, meritevole di essere spazzata via come si fa con il pattume.

Ditemi che ancora siamo capaci di dispiacerci, piangere nascondendo il viso tra le mani, con pudore e riservatezza - perché la morte, come la vita, non valgono più nulla se diventano mercimonio, esibizione fine a se stessa.

La morte e la vita, sono altro, non questo. Non questo.

Ieri queste parole.

Sapevo che alcuni avrebbero faticato a discernere i due piani della questione. Scrivendo il mio pensiero, tutt'altro che ottuso, ermetico, sapevo. Ma cosa c'entra il dispiacere, lo sgomento, il dolore autentico e consapevole, con la sedicente napolanità, becera e scomnposta, con il modo di vivere il lutto di altri, come fosse un concorso a premi, un carnevale o un evento di paese al quale non si può, non si vuole mancare, con la mostruosità di gente che si azzuffa per farsi un selfie con il morto, che corre in piazza e la illumina quasi a giorno puntando il telefonino su se stessa e gli altri per potersi immortalare, per poter dimostrare che sì, quella sera era lì, lei c'era.

Ogni cultura ha i suoi riti, individuali e collettivi. Ed è bello, giusto così. Le differenze sono l'unica ricchezza possibile. Ma l'indegno spettacolo che hanno dato di sé gli "estimatori" di Pino Daniele (ancorché dell'ultima ora giacché colti da un senso di inadeguatezza per non esserlo stati prima), ieri, gettandosi sul suo cadavere, dentro e fuori la camera ardente, è qualcosa che dovrebbe indignarci, spaventarci, tutti.

Immagino che abbiamo assistito ad un fenomeno di massa, non nuovo, peraltro, e trasversale. Immagino che aberrazioni di questo tipo si siano già manifestate in passato, da nord a sud, indifferentemente. Dai funerali di Stato tributati a Mike Buongiorno (!!!) in poi, è possibile, per quanto ne so e posso intuire, che le differenze culturali si siano progressivamente assottigliate sino quasi a sparire ed oggi, ahinoi, ahinoi!, si sia di fronte ad una modalità di partecipazione ed espressione di sé, di appartenenza ad un gruppo sociale, largamente condivisa, ormai priva di profondità e consapevolezza, svuotata di umanitas, quasi esclusivamente tesa a superare l'ultimo record di Like faticosamente raggiunto sul proprio profilo FB. Modalità ormai talmente condivise, interiorizzate, da non essere più distinguibili, percepite come estranee, aliene, perniciose.

Esisti solo se appari, se gli altri possono vederti, distinguerti attraverso un monitor. Tutto il resto è strumentale, accessorio, secondario. Serve a raggiungere lo scopo: sentirsi parte di qualcosa, a qualunque costo - e perdersi in questo mare magnum senza più un'identità propria, unica e irripetibile.

Ma non voglio insistere, girare il coltello nella piaga.

Non va bene, così, ma questo è. Dovrò, dovremo farcene una ragione.

8 Gennaio 2015

Siamo passati dagli alberi di Natale, alle matite realizzate con quegli stessi alberi. La bacheca FB abbonda di deliri contro gli islamici, contro l'invasione che pare essere imminente, anzi, pare essere già iniziata e assai avanti nell'opera di colonizzazione del sacro, opulento, liberista, aspirante egemone cristiano impero.

Babbei.

Dietro ogni atto di violenza e prevaricazione dell'altro, dietro ogni tentativo di cancellare, ridurre al silenzio, non vi sono le religioni, non vi è Dio, ma solo l'ideologia, la volontà nazifascista che tanto piace a tanta parte del genere umano, specie dove i semi dell'odio verso ogni forma di differenza hanno messo radici. Dice bene la mia cara amica Emanuela Tione che, come me, di questa cancrena ha fatto e fa esperienza, quotidianamente.

Avrei molto da aggiungere, o forse nulla più di quanto in questi anni ho scritto.

Oggi non ho tempo di perdere tempo. Oggi sono troppo impegnata a imballare mentalmente le mie masserizie per tentare di ritrovare un posto nel mondo, perché vi sono persone per le quali i pogrom non finiscono mai. Apolidi di fatto, senza nemmeno averne lo Status.

A quell* come me, un giogo o un altro, che differenza fa?

9 Gennaio 2015

Promemoria (prendere appunti e darsi una mossa, scendere dal pero).

Non è un buon modo quello di assentarsi mentalmente, perché quando infine si penserà di potersi svegliare, di poter tornare, tutto sarà già accaduto e di nulla si riuscirà a trovare il bandolo. Si sarà semplicemente tagliati fuori perché la velocità è quella, o si sta al passo, o si resta indietro, ogni giorno un metro di più fino a perdere completamente il contatto con il presente, senza poter fare nulla per contribuire a modificarlo o soltanto prendervi parte.

Ognuno fa come può, vuole o sa. Tutti più o meno si vivacchia, campicchia, ma vi sono momenti in cui non ci si deve tirare indietro e se lo si fa, poi, quando per noi non vi sarà più posto, si dovrà almeno avere la decenza di stare zitti, non lamentarsi. Si potrà allora chinare il capo, darsi tutte le colpe. Bel modo, sì, di cavarsi d'impiccio, di uscirne indenni, puliti, perché semplicemente in quel tempo non c'eravamo, non si era pronti, si aveva altro o niente a cui pensare.

Su, una lavata di viso con acqua ghiaccia, un bel respiro, e via, andare.

Non c'è nulla di peggio di una vita non vissuta.

Quanta voglia di guerra santa c'è, in giro, quanta voglia di vedere scorrere il sangue - dell'altro, chiunque esso sia. Quanta cieca, ottusa volontà di scorciatoie, semplificazioni ben oltre l'idiozia. Quanta voglia di bandiere ad un solo colore, di schieramenti univoci, di contrapposizioni calcistiche, di cori da stadio. Quanta voglia di essere tutti finalmente uguali, salvo poi avere disperato bisogno del diverso da sé, di un altro nemico, per sentirsi nuovamente superiori, poter nuovamente esercitare il potere, la violenza, la prevaricazione, per riempirsi la pancia con le sue ricchezze, depredarlo e schiacciarlo sotto il calcagno finché respira.

Vi piace così, volete questo? Andate, allora, sporcatevi le mani, rischiate in proprio. Fatela la vostra guerra, andateci voi, con i vostri piedi, anime belle. Armatevi e partite, cari. Alzate i vostri culi flaccidi dalle sedie e cominciate a sgozzare tutti quelli che non vi piacciono, vi disturbano, non vi corrispondono, non sono come il vostro insindacabile giudizio stabilisce che debbano essere - cominciate dai figli, le mogli e i mariti, i padri e le madri, i parenti vicini e lontani, i colleghi (tutti), i vicini di casa (tutti) e poi marciate compatti gli uni contro gli altri, tra giustizieri, finché ne rimarrà uno solo - infine, sparatevi, perché è certo che anche in voi si annida un ribelle, un nemico da annichilire una volta per tutte.

Non si capisce più nulla. Liberati gli ostaggi nel negozio Kosher di Parigi, nessuna vittima. No, quattro morti. Gli ostaggi sono stati uccisi dai sequestratori. No, tiro incrociato, forse fuoco amico. A Dammartin uccisi gli attentatori di Charlie Hebdo, ostaggio salvo. No, gli ostaggi sono di più e non si sa se ci sono morti oppure no. Pare sia in corso un altro casino, da qualche parte. No, è la stessa notizia del sequestro nel negozio Kosher di Parigi, data male e così i casini sembrano due.

L'unica cosa certa, su cui pare siano tutti d'accordo, è l'uccisione di sequestratori e attentatori. Tutti, guarda un po'. Bello, così ora varranno solo le ricostruzioni della polizia, le loro conclusioni, quello che riporteranno gli organi di stampa, i politici.

Rivoglio un'informazione, un mondo perbene, non questa roba da operetta, da farabutti.

14 Gennaio 2015

Ricomincia lo strombazzamento popagandistico che invita a richiedere la Social Card 2015 (una carta acquisti prepagata con importi che vanno da un minimo di 231 euro ad un massimo di 400 euro al mese, versati ogni due mesi): la solita burla, buona per chi ci casca consolandosi con la favoletta che il governo in fondo non è così cattivo perché pensa anche ai poveri, oppure infuriandosi perché ogni centesimo dato agli sfigati, è un centesimo in meno che potrebbe essere meglio utilizzato in cose più importanti e utili.

Intanto, per ottenerla, si deve risiedere in Sardegna, Sicilia, Calabria, Basilicata, Puglia, Abruzzo, Molise o Campania, oppure nei Comuni di Bari, Bologna, Catania, Firenze, Genova, Milano, Napoli, Palermo, Roma, Torino, Venezia o Verona. Se si sta morendo di consunzione in qualsiasi altro posto, chi se ne frega.

Seguono una valanga di discriminanti tale che se per caso si possiedono tutti i requisiti, e ce ne vuole, la Card fa lo stesso effetto di un palliativo: nessuno. In particolare, ciò che più salta all'occhio, riguarda il numero di componenti del nucleo familiare: hanno diritto alla Card le famiglie composte da almeno due persone - se per disgrazia si è soli e ridotti allo stremo anche per questo (il caso delle persone anziane, ad esempio), tanto peggio.

Temo che pure per l'anno in corso mancheranno due cose importantissime:

1) la copertura finanziaria (negli anni passati molti dei Comuni che rientravano tra quelli che avrebbero dovuto elargire le Card, non avevano i soldi per ricaricarle);

2) le corrette informazioni ai Comuni stessi (alcuni, sembra un'assurdità ma è così, nemmeno sapevano cosa fossero).

Dunque, degli aventi diritto solo una piccolissima parte potrà beneficiare dell'elemosina (i più fortunati o i più furbi), gli altri dovranno rassegnarsi a dover rimbalzare da un ufficio all'altro per poi essere liquidati, nel migliore dei casi, con imbarazzo, nel peggiore...

Sorridete, siete su "Scherzi a parte".

21 Gennaio 2015

Quelli che hanno una risposta e una soluzione per tutto, che sanno sempre cosa gli altri dovrebbero fare, che pontificano dall'alto dei loro privilegi, del loro successo, ben protetti nelle loro torri d'avorio, mi fanno venire l'orticaria, il prurito - alle mani. Gli direi: "Scendete, venite a vivere nelle mie scarpe, non il tempo di una stagione televisiva, ma qualche decennio. Guardatelo dal basso il mondo che vi ha allevati, ben nutriti, protetti, guardatelo da quaggiù e poi vergognatevi, fatevi da parte, tacete".

Io, da chi non sa cos'è la fame (quella vera, però, quella che hai male allo stomaco e ti sembra d'impazzire), da chi non paga la collaboratrice domestica, il giardiniere, l'idraulico, la badante perché con quei soldi ci va al ristorante, mette benzina nel macchinone che costa quanto un appartamento, compra un maglioncino che da solo vestirebbe un'intera famiglia, io da gente che decide la mia vita senza sapere cosa sta facendo o finge di non saperlo, non prendo lezioni.

21 Gennaio 2015

Se non fossero stati sterminati sei milioni di ebrei nei campi nazisti, di tutti gli altri, oggi, non sapremmo nulla e già così facciamo fatica a includerli nel computo, a considerarli abbastanza degni di considerazione.

42.500 luoghi (ghetti, prigioni, campi di transito, di lavoro, ecc.) creati dai nazifascisti in tutta Europa per perseguitare e sterminare, contro i 20mila stimati sino a poco tempo fa. Qui morirono tra 15 e 20 milioni di persone, di cui "solo" 7-8 milioni erano ebree (di queste 5.978.000 trovarono la morte nei campi di concentramento). E le vittime civili, comunque la pensassero? Circa 14.730.000.

Ci vuol poco a capire che senza la Shoa, senza gli ebrei che si ostinano a non voler essere fagocitati dall'oblio e dal revisionismo, oggi non vi sarebbe alcuna "Giornata della memoria". Tutto grasso che cola (si perdoni il cattivo gusto di questo modo di dire, quanto mai pertinente, però) se parlando di sterminio degli ebrei, qualcuno, a fatica, include tra le vittime dei nazifascisti gli omosessuali (maschi), gli zingari, i testimoni di Geova, dissidenti e oppositori politici, i vagabondi, gli etilisti, i malati di mente, le prostitute, i delinquenti comuni, le profanatrici della razza ariana.

Così è, se ci pare. Ci pare, ci pare.

28 Gennaio 2015

La banalità del male... Se un poco si conosce l'animo umano, tutto ha una spiegazione - banale, appunto, com'è banale il male. Le ragioni che spingono gli esseri umani ad esercitare il male, a votarsi ad esso, a difenderlo, imporlo e insegnarlo elevandolo a sistema, sono le stesse in ogni epoca e cultura, le stesse che, mal celate, hanno guidato l'Assemblea generale delle Nazioni Unite quando, nel 2005, "dimenticò" di includere nel testo che istituiva la giornata internazionale della memoria una semplice parola: fascismo. Il fascismo non perseguitò? Non ebbe le sue leggi razziali? Non deportò? Non uccise, non massacrò? Il fascismo, non è il brodo di coltura in cui germinò il nazismo, non sottende ogni forma di totalitarismo, volontà antidemocratica, egemonica e prevaricatrice, non è lo stesso brodo che oggi alimenta il sistema politico ed economico mondiale?

La banalità del male si manifesta e consolida anche attraverso le parole che usiamo od omettiamo.

Per comprendere quel periodo storico occorre leggere, tanto, tutto, occorre scavare, ascoltare - e accendere il cervello. Uscire dalle facili, comode, assolutorie esemplificazioni. Serve farsi domande, cercare in proprio risposte e non fidarsi mai perché sempre vi è qualcuno interessato a falsare, a metterci del suo, soprattutto in Italia, dove le cattive coscienze, le coscienze sporche, abbondano, decidono cosa si deve studiare, cosa si deve sapere e cosa è meglio tacere. Il tempo passa e piano piano le menzogne, le mistificazioni mettono radici, la storia, quella vera, accaduta, sparisce - e allora non restano che le versioni ufficiali, facili da capire e digerire, frutto avvelenato degli accordi segreti, dei patti scellerati, delle opportunistiche concessioni, delle scappatoie e i distinguo, degli intrighi politici nazionali e internazionali, del protagonismo criminale di chi ha governato quella stagione che tante conseguenze ha avuto ed ha, ancora oggi.

Per rendersi conto serve uno sforzo notevolissimo - e servono buonissime ragioni per compierlo.

Il male nutre le esemplificazioni, coltiva l'ignoranza e la pigrizia, aborre il dubbio, promette uniformità e conformità, paga in moneta sonante e garantisce ogni sorta di privilegio ai suoi servi. Il male ha bisogno di deleghe in bianco per manovrare il mondo e sa come ottenerle. Il male si circonda di uomini e donne ricattabili, pusillanimi, accidiosi, invidiosi. Induce bisogni voluttuari e futili. Protegge i suoi talvolta inconsapevoli adulatori mettendoli al comando, sfruttandone l'asservimento, la sete di potere, la disponibilità a fare qualsiasi cosa pur di compiacere e compiacersi.

Il male, la sua banalità, è ciò che, di genocidio in genocidio, facendo accurata pulizia di ogni voce fuori dal coro, rimane. Costruirci sopra la cultura, l’identità ancorché precaria e raffazzonata dell’occidente capitalista e liberista, non è stata una buona idea.

28 Gennaio 2015

Cercherò di spiegare un paio di cose a chi pensa che sia inutile o addirittura offensivo ricordare lo sterminio degli omosessuali nei campi di concentramento nazisti, in particolare alle persone omosessuali che si credono "normalizzate" e “fuori pericolo” per le quali i tempi dell’odio, ammesso siano esistiti, sono finiti.

Relativamente alla persecuzione dei gay e delle lesbiche avvenuta nella prima metà del Novecento (non abbastanza nota con il termine omocausto), ricordare e commemorare anche apponendo targhe esplicite è, sia un atto doveroso dal punto di vista storico, sia un atto riparatorio peraltro tardivo. Si stima che tra il 1933 e il 1945 almeno 100 mila uomini siano stati arrestati come omosessuali, di questi circa la metà furono condannati; la maggior parte trascorse il periodo di detenzione assegnato nelle prigioni ordinarie, ma tra i 5 e i 15 mila furono internati nei vari campi e almeno 7.000 di loro vi morirono, il computo degli altri non è possibile farlo. Solo a partire dagli anni '80 del '900, con molta difficoltà, storici e commentatori hanno cominciato ad ammettere che vi sia stata la persecuzione delle persone omosessuali e solo nel 2002, a tempo ampiamente scaduto, il governo tedesco ha chiesto ufficialmente scusa alla comunità gay, ultima a riceverle tra le tante che i nazisti sterminarono.

Il Paragrafo 175, è un articolo del codice penale tedesco che è stato in vigore dal 15 maggio 1871 al 10 marzo 1994 - sì, avete letto bene, 1994.

A causa di questa legge, quando la guerra finì e i campi furono liberati, gli omosessuali passarono dai Lager alla galera dove finirono di scontare la pena inflitta loro dai nazisti.

Nei campi nazisti i gay erano doppiamente perseguitati in quanto dovevano sopportare le torture dei nazisti e quelle inferte dagli internati stessi. Le SS amavano molto usarli per terrorizzare gli altri prigionieri ed una delle torture preferite era incaprettarli sul piazzale del Lager, sodomizzarli con bastoni di legno che poi spezzavano all'interno delle viscere (da cui il modo di dire: “rotto in culo”). Tra le torture più note che subirono, vi è la castrazione e la mascolinizzazione forzata. Inutile dire che i casi di suicidio, durante e dopo il periodo nazista, sono incalcolabili.

Un capitolo a parte di questa breve e tristissima narrazione, riguarda le lesbiche, indegne, in quanto donne, persino di essere riconosciute come tali. Loro finivano nei campi di concentramento direttamente, con un bel triangolo nero cucito sul petto, quello che contraddistingueva le prostitute e gli asociali. A Ravensbrück, i nazisti avevano in serbo per loro trattamenti davvero speciali, ad esempio bordelli per i soldati e gli internati ed altre amenità simili.

Se fare stime è difficile per gli uomini, per le donne è quasi impossibile. Per i tedeschi, come per gli italiani (loro ancora oggi), era inconcepibile che una donna potesse fare a meno degli uomini, perciò di rado le schedavano esplicitamente come lesbiche.

Se si è disposti ad ammettere l'evidenza, e cioè che vi è stata la persecuzione degli ebrei, degli zingari, dei testimoni di Geova, dei dissidenti e oppositori politici, dei vagabondi, degli etilisti, dei malati di mente, delle prostitute, dei delinquenti comuni e delle profanatrici della razza ariana, si deve anche essere disposti ad ammettere la persecuzione delle persone omosessuali.

Il fatto che dia ancora tanto fastidio parlarne, che addirittura commemorare queste vittime scateni tanta irritazione, la dice lunga, lunghissima sul livello di omofobia, consapevole o interiorizzata che sia, che attanaglia il cittadino medio, anche omosessuale.

Ed ora vi spiego perché le persone omo e transessuali che si credono "normalizzate" non lo sono, perché non possono ritenersi tali, chiamarsi fuori.

Quando, ovunque capiti, si patrocinano o permettono iniziative omofobiche contro le persone LGBT*, in difesa dell'eterosessualità, del pensiero unico, di una concezione androcentrica, maschilista e paternalistica della società, anche loro sono nel mirino di chi due o tre fornetti li riaccenderebbe volentieri. E, come ha dimostrato la storia, avere molti soldi, la tessera di partito giusta in tasca, una buona posizione sociale, un buon lavoro, una buona istruzione, magari pure una famiglia, dei figli, magari frequentare la parrocchia, sembrare normali, essere perfettamente conformi, non serve a nulla. Quando l'odio spara nel mucchio, o sei tra chi spara (e ciò non garantisce nulla), o un proiettile, prima o poi, può toccare anche a te.

Tutte le persone LGBT*, pure quelle che pensano di non aver bisogno di nulla, di essere in una botte di ferro, di poter fare quello che vogliono, DEVONO essere riconosciute e tutelate, in primis dalla legislazione, ora più che mai.

E sarà il caso che gli italiani, tutti, si sveglino, perché un paese che nega ad una parte dei suoi cittadini i diritti che invece garantisce agli altri, è ad un passo dal ripetere la storia.

Pensateci, furboni.

31 Gennaio 2015

Può, un parlamento come il nostro, un parlamento del tutto illegittimo, eleggere un presidente della repubblica che non sia in perfetta continuità e contiguità con l'esistente?

Può, un paese come il nostro, anestetizzato, ormai del tutto incapace di avere il benché minimo sussulto di dignità se non di consapevolezza, decidere una volta per tutte di incazzarsi, alzare il culo della sedia e, con ogni mezzo, pretendere il ritorno alla legalità e alla democrazia?

No.

Oggi, in attesa di celebrare i funerali di stato per la cara estinta, la Repubblica Italiana, solo domande retoriche.
Una prece.

P.s.: L'uso delle minuscole è fieramente intenzionale e proseguirà fino a quando gli italiani avranno, se mai accadrà, un sussulto di dignità, un barlume di consapevolezza, ritrovata, se mai l’hanno avuta, se mai gl’interessi averla.

Gli infiniti lutti della ragione... Siamo un popolo di vedov* ed orfan*. Una valle di lagrime e... sterco, tanto, tanto sterco. Popolo di piagnoni e merdaiuòli, in tutti i sensi.

4 Febbraio 2015

Distrazioni di massa. Dalle “gaffe” di berlusconi all’agone feisbucchiano, passando per i bimbi e le bimbeminchia dell’era renziana, arrivando all'evanescente mattarella neo presidente. L'elenco è lungo, funambolesco e immarcescibile. Il pranzo è, ancora una volta, servito: panem et circenses in salsa irreality show per la gioia degli infaticabili ingoiatori di minzioni e defaecatio.

Per oggi ho preso – per oggi ho dato.

7 Marzo 2015

Il mio pensiero va a tutte le donne morte ammazzate di qualsiasi età e nazionalità, a tutte le donne umiliate, sfruttate, picchiate, stuprate, costrette all'ubbidienza, al silenzio, nell'ignoranza, nell'impossibilità di emanciparsi, di rendersi autosufficienti e consapevoli.

L'8 Marzo non è la festa delle donne, è semmai, come avviene nei restanti 364 giorni dell'anno, la festa ALLE donne. Tutte le donne, anche quelle che vivono con soddisfazione la loro subalternità, la disumanizzazione a cui si votano imbellettandosi come conviene, anche quelle che difendono l'indifendibile perpetuando e trasmettendo la cultura patriarcale, la cultura maschilista dello stupro e della prevaricazione, anche, soprattutto quelle che rivendicano il diritto all'autodeterminazione.

Perciò, niente mimose - non è proprio il caso.

8 Marzo 2015

Lacrime. Grani del lungo rosario che è la vita.

19 Marzo 2015

Promemoria per domani: inizio eclissi 09:23:34 - massima copertura (60.1%) 10:31:25 - fine eclissi 11:43:12 - ore 18, assemblea condominiale.

Dalle stelle alle stalle.

20 Marzo 2015

Avere qualche annetto significa poter dire "io c'ero" con riferimento ad un mucchio di avvenimenti naturali, scientifici, storici e culturali importanti, miliari.

  • Il lungo e spettacolare passaggio della cometa Hale-Bopp nell'Aprile del 1997;
  • l'eclissi quasi totale dell'Agosto 1999 (90%);
  • i terremoti più devastanti (Friuli 1976, Irpinia 1980, Umbria 1997, Abruzzo 2009);
  • l'epidemia di colera in Sicilia e a Napoli nel 1984;
  • la strage alle Olimpiadi di Monaco nel 1972;
  • nel 1974 la strage di Piazza della Loggia e la strage del treno Italicus;
  • nel 1978 il rapimento e l'uccisione di Aldo Moro;
  • nel Giugno del 1980, la strage di Ustica;
  • il 2 agosto dello stesso anno, la strage di Bologna;
  • lo scoppio del bubbone P2 nel 1981;
  • inizio, ascesa e declino del craxismo;
  • il thatcherismo nel Regno Unito;
  • Solidarno?? in Polonia;
  • nell'84 la morte di Berlinguer e Indira Gandhi;
  • nel 1985 la tragedia dell'Heysel;
  • l'attesa del grande Big One in Garfagnana, il 23 gennaio 1985, che non arrivò mai;
  • dal 1986 la perestrojka di Michail Gorba?ëv;
  • lo stesso anno il disastro planetario di ?ernobyl';
  • nel 1988 il disastro di Lockerbie;
  • sempre nel 1988 la caduta di quel gran bastardo che è stato Augusto Pinochet;
  • la strage di Piazza Tienanmen nel 1989;
  • il 9 Novembre 1989 la caduta del Muro di Berlino.

E parlo solo degli avvenimenti che mi vengono in mente qui, sul momento, mille altri potrei ricordare, se mi sforzassi.

Poi gli anni Novanta.

Dalla guerra del Golfo all'Isis. Dalla Lira e gli Ecu all'Euro. Da mani pulite e tangentopoli a Berlusconi e Renzi. Gli ultimi 25 anni come un letto di chiodi su cui abbiamo deciso di farci una bella, lunga, profonda dormita coadiuvati da una dose massiccia di barbiturici buttati giù a manate, ingurgitando alcol davanti alla TV e al PC. Popolo di beoti, proprio.

20 Marzo 2015

Quanta voglia di guerra santa che c'è in giro. Guerra santa contro chiunque non sia come ci piace debba essere. Guerra vera, non fatevi illusioni, quella combattuta da uomini e donne armati sino ai denti, che sgozzano i deboli e vanno a rimpiattarsi di fronte ai forti, ben lieti di avere un padrone che decide e pensa per loro.

Quanta voglia di camere a gas e posticini ameni dove far sparire le persone che non si adeguano: i gay, le lesbiche, i/le trans, gli sfigati di ogni ordine e grado. Pigiare un bottoncino e via, risolto il problema per un paio d'ore. Poi, però, come si fa a sentirsi più forti, migliori, se non c'è più nessuno contro cui accanirsi?

I nemici servono ed ora serve una guerra, serve il sangue che scorre a fiumi, serve al popolino per ritrovare coesione, una ragione per stare al mondo e morire, e serve, soprattutto, a chi ha in mano la finanza, l'economia mondiale, serve ai potenti che in guerra non ci vanno. Si mettono seduti e aspettano: più cadaveri, più povertà, ingiustizie e diseguaglianze, più distruzione vi è - più gli utili crescono, più cresce il consenso, la cieca ubbidienza in cambio della mera sopravvivenza.

Poveri voi che non vi accorgete di essere strumenti di odio e di morte. Poveri voi.

28 Marzo 2015

Quanti, non necessariamente depressi, in crisi, mentalmente disturbati, hanno avuto il pensiero, la tentazione di pigiare a fondo l'acceleratore, di schiantarsi contro un muro? Magari non tanti, ma qualcuno sì. Lui di sicuro - e deve averlo pensato spesso, deve aver immaginato quel momento chissà quante volte, perché non è mica facile decidere di morire, per di più sapendo di portare con sé decine e decine di persone - non è una cosa che si fa così, all'improvviso, senza una ragione che potrà pure essere insensata per il resto del mondo, ma di certo non lo è per chi ce l'ha.

Uccidersi e uccidere richiede preparazione, una prefigurazione.

Sapere di avere un così grande potere deve averlo eccitato, deve avergli infuso un senso di onnipotenza, una sicurezza in se stesso mai provata prima. Forse era già stato sul punto di farlo ma aveva prolungato il piacere concedendo e concedendosi altro tempo. Forse, all'inizio, non aveva dato peso a quel pensiero, forse lo aveva addirittura bollato come assurdo - ma poi le fantasticherie si devono essere trasformate in ossessione, la chimica, con le sue endorfine, l'adrenalina, ha aiutato il cervello a prendersi sul serio. La tentazione, l'ossessione intimissima e incoffessabile di uccidersi e uccidere, di vedere con i propri occhi cosa succede, cosa si prova, o la frustrazione accumulata a causa di un'esistenza subita, nella quale tutti si aspettano la perfezione, una resa qualitativa oltre il possibile, ad un certo punto deve aver preso il sopravvento. Per un po', immaginare dev'essere stato sufficiente, poi non è bastato più e il gioco mentale vissuto tra sé e sé è diventato una faccenda seria, un proposito da portare a compimento.

Muoia Sansone e tutti i filistei. Non vi sono attenuanti, scusanti. La depressione, la malattia mentale, la chimica c'entrano, ma non così tanto quanto ci conviene pensare per sentirci innocenti, brave, oneste e innocue persone, cittadini probi, al sicuro nelle nostre certezze preconfezionate, semplicistiche.

Siamo tutti Lubitz - potenzialmente. Essere umani è anche questo. Facciamocene una ragione.

8 Aprile 2015

Non c'è nulla da fare, siamo proprio un popolo di fottuti reazionari, di fascisti veri, fatti e finiti - lo siamo stati, consapevolmente e felicemente, nella prima metà del secolo scorso, e lo siamo ancora, perlopiù senza rendercene conto. Sempre, tutti, in attesa dell'uomo forte al comando - sempre, tutti, ben lieti di arraffare, piantare paletti, vedere i manganelli che spaccano le teste, basta che la testa non sia nostra o di qualcuno che ci fa comodo considerare "cosa nostra". Gli altri si fottano.

19 Aprile 2015

L'Italia agli italiani, gli altri - fuori. In casse di legno o per tomba il mare.

Andate nelle vostre chiese, adesso. Andate a ringraziare il vostro Dio che vi accontenta.

19 Aprile 2015

Ecco fatto: centinaia PERSONE muoiono e il problema, nei commenti più moderati, è che non vi sono risorse nemmeno per gli italiani. Se questa è l'isola "infelice" che deve respingere per dare un senso a se stessa e alla propria miserabile pochezza, io non sono italiana, non lo sono e non voglio esserlo. Neanche la decenza di stare zitti - per una volta.

30 Aprile 2015

La politica è cosa nobile e sana, ma priva di anticorpi - chiunque può praticarla ed anzi, sono proprio i meno adatti a cimentarsi, ad esserne attratti. Come le mosche non resistono a tuffarsi nella merda, questi giungono a frotte, la colonizzano facendone mestiere ad uso e consumo esclusivo degli approssimativi e degli incompetenti.

La politica praticata dalle persone incolte, disoneste, inette, pigre, ottuse e presuntuose, diventa un buco nero che tutto risucchia, in cui tutto precipita rovinosamente. Il tempo al suo esterno si ferma, dentro, accelera sempre più, vorticando, mischiando, triturando. Si entra con la faccia bloccata sull'ultima espressione beota e tanti saluti.

1° Maggio 2015

Strano questo accostamento Black Block = Centri sociali. Proprio strano. Ma noi italiani siamo fatti così: ci piace semplificare, ci piace intrupparci affidando ai Capi di turno il compito di pensare per noi e i capi di turno hanno detto che i Black Block vengono dai centri sociali, i centri sociali sono i Black Block. Quali centri sociali? Quanti? Dove? Centri sociali tedeschi, francesi? No, perché o i giovani dei centri sociali sono tutti poliglotti, e tutti fascisti, o qualcosa in ciò che gli italiani bevono come acqua fresca, è veleno puro.

I conti, guarda caso, non tornano mai quando il potere è messo in discussione. Allora arrivano i Black Block, organizzatissimi, addestrati, coordinati in perfetto stile squadrista, e subito, magicamente, parte il coro da stadio, unanime, che invoca il pugno di ferro contro i facinorosi che se la prendono con i poveri lavoratori che non arrivano a fine mese e devono pagare il mutuo. Voilà, le jeux sont fait. Tutti a fare quadrato intorno alle peggiori porcherie nazionali e internazionali, ai peggiori governi, alle peggiori leggi, alle peggiori pratiche repressive, securitarie - in culo al 1° Maggio.

Ma non è un film già visto? Memoria corta, eh?

3 Maggio 2015

UN SABATO QUALSIASI, UN SABATO ITALIANO

Lucca. Via Vittorio Veneto angolo Corso Garibaldi. Una calca infernale, eppure le biciclette sfrecciano, in fila indiana, a due e tre, come niente fosse. Provengono quasi tutte dal noleggio posto in Via Francesco Carrara, consentono a turisti e ragazzini autoctoni di ogni età di fare gli Schumacher de noiantri. Neanche un vigile, manco a dirlo. Un piccione cammina schivando le scarpe. E' abituato, ma stavolta non può prevedere che uno stronzo sul velocipede invece di rallentare o sterzare per schivarlo, sterzerà per investirlo. E così è. Un secondo dopo in terra c'è un piccione morto, sventrato, con le budella di fuori e il collo spezzato. Nessuna pietà, solo un po' di disgusto per il sangue che imbratta l'asfalto.

Ci guardiamo con le lacrime agli occhi. Discutiamo il da farsi. Vorremmo un po' di terra, per lui, ma siamo in città, non possiamo fare come fossimo nel campo dietro casa. Lei prende un paio di fazzolettini di carta e va, si accuccia. Io impreco contro i titolari del bar, ma è un'incazzatura inutile - forse nemmeno sanno di avere un piccione morto a pochi centimetri dai tavoli.

E' accucciata e nel giro di pochi secondi, quelli che le occorrono per mettere insieme i resti della povera bestiola, rischia di essere investita per ben tre volte, alla quarta, se non si fosse alzata, avremmo dovuto chiamare l'ambulanza, invece il bimbetto sulla bicicletta la schiva, per un pelo. Già, lei non è un piccione.

Non si è accorta di nulla, attraversa la strada. Guardo le budella che penzolano dalle sue mani, la osservo mentre ripone con gentilezza il corpicino martoriato nel cestino dei rifiuti. Io non avrei avuto la sua forza. Sono infuriata e penso, dico, che se le persone non sono capaci di evitare una morte inutile, se anzi cercano di procurarla, se di fronte a un corpo senza vita, a qualunque specie appartenga, non hanno alcun sussulto di compassione ma solo schifo, siamo al capolinea - l'umanità ha perso il suo diritto all'esistenza.

Penso e dico che questa gente, così dabbene, è pericolosa, dannatamente pericolosa - come lo sono stati e lo sono i sostenitori di tutti i regimi, i fiancheggiatori di tutti i criminali di guerra, di ogni assassino, Serial Killer.

Questa gente, se messa nella condizione di poterlo fare, sparerebbe in testa a chiunque, a comando o su propria iniziativa, senza farsi nemmeno uno straccio di domanda, senza avere il minimo dubbio, pensamento, o se ne avesse, dopo aver sparato, correrebbe ad ubriacarsi per addormentarsi la coscienza o sparerebbe ancora, e ancora, ancora, perché alla morte ci si abitua, e il sangue ubriaca come il peggior vino.

19 Maggio 2015

Precariato esistenziale a tutele decrescenti.

Una vita con i minuti contati, a discrezione del primo che capita e per una volta, quel giorno o sempre, può decidere chi vive e chi muore.

Conto alla rovescia.

Vedere i giorni trascorrere - ognuno ricorda che nulla è come prima, nulla sarà come fu -, rassegnarsi a guardarli passare o affannarsi a rincorrerli, dissimulando il fiato o fingendo di non volergli stare un passo avanti. Si potrebbe ancora farlo, anzi, mai come adesso lo si farebbe con acume, senza sregolatezza, ma il corpo - che è la sola cosa che il mondo vede e vuole - non è più quella fresca, promettente merce di scambio che valga altri giri di giostra.

Mai piaciuti i Luna Park - e la crudeltà dei cavallini a dondolo m'era sconosciuta.

6 Giugno 2015

Sì, avrei bisogno di una lunga, lunga vacanza - anch'io. Dal mio computer, in particolare, perché i suoi guasti mi hanno fatto venire voglia di buttare via tutto ed è probabile che quando potrò permettermene un altro avrò definitivamente esaurito il desiderio e la pazienza di servire a qualcosa. Dai miei cinquant'anni, perché me ne sento venti ma ne ho cento e pesano, fanno continuamente a cazzotti con la parte di me che si ostina ad attendere un treno che non è passato e forse non passerà. Dal suono dei miei silenzi che si sono fatti irrevocabili come le rare e dolorose decisioni che ho preso, sempre controvoglia e sempre pagandole più di quello che valevano. Dai bei visi che m'innamorano e mi ricordano che non sono mai stata di questo mondo, non ho mai abitato il suo tempo, mai sono stata nel posto, nel modo giusto. Dalla mia gemella che è sempre stata un passo avanti oscurandomi con la sua ombra sproporzionata. Infine, dalla mia consapevolezza che è, per effetto del tempo che declina, quell'ombra ogni giorno più definita, lunga e sottile - una linea retta tra il cielo e la terra, il tratto di penna che disegna i miei inconsolabili sospiri.

7 Giugno 2015

Oggi il Web è un florilegio di commenti calcistici. Juventini sì, juventini no, pare proprio che la partita di ieri abbia tolto il sonno (e il senno) a un numero esorbitante (e per un visitatore che provenga da un'altra galassia, incomprensibile) di persone. Posso esimermi? Non ci penso proprio, anche perché ho incontrato la partita al bar, casualmente, e mi ha seguita sino a casa dove ho deciso di lasciarle riempire la mia solitaria e mesta serata televisiva.

Il calcio produce effetti facilmente osservabili e in certa misura godibili: la rinomata sagra del pesce fritto che ogni anno trasforma il mio paesello in una chiassosa e trafficatissima metropoli, ad esempio, era poco più di una festa di compleanno. Il bar, sempre affollato intorno ai buffet degli apericena, sembrava una sala parrocchiale in cui si proiettava qualche vecchia, deprimente pellicola biblica - con pochi avventori ammutoliti e barista sull'orlo di una crisi di nervi, o pianto. Se ogni altra questione che condiziona il destino degli italiani fosse vissuta con la medesima partecipazione, con il medesimo interesse, vivremmo in un paese non dico migliore, ma certo diverso - invece, nulla pare avvincere di più: 22 modaioli strapagati e incolti mettono le scarpette chiodate ai piedini degli italici neuroni e giù tutti a correre, beoti, dietro a un pallone immaginario. Novanta minuti da campioni, poi, per una settimana (o due, o tre) campare di rendita, finalmente avere qualcosa da dire, pensare.

Panem et circenses - ovviamente in quantità inversamente proporzionali.

12 Giugno 2015

E questa penombra in bianco e nero che profuma di pioggia, questo alito fresco che pare di menta, questo pomeriggio calmo e quieto come una sera d'estate a settembre - ed io senza strada, senza scarpe, senza piedi, senza gambe, senza sogni in tasca e nel pugno un fagiolo.

18 Giugno 2015

Non spezzo mai i fili sottilissimi e invisibili che mi legano alle persone, loro malgrado.

25 Giugno 2015

Basta, non ne posso più – devo liberarmi la coscienza, fare coming out (o outing, come dicono quelli che si credono beninformati): anch’io sono stata omofoba – e d’altronde come si può non esserlo soprattutto in un paese che tanto si affanna a stigmatizzare chi vede e vive a colori?

Omofoba, sì, ma non tanto, un pochino - perché essere omofobi (e sessuofobici in modo schizoide) e allo stesso tempo omosessuali, è una roba che manda al manicomio, così, com’è tradizione dalle nostre parti, la maggior parte delle persone finiscono per vivere scisse, con una bella maschera conformista appiccicata in faccia e i genitali perennemente a caccia o chiusi in un cassetto.

Anche papà era omofobo, diceva cose irripetibili salvo poi approfittare dei suoi amici froci e delle sue amiche lesbicacce se gli faceva comodo. Anche mamma lo era, ma edulcorava mitizzando gay e lesbiche che nella sua sconfinata fantasia erano tutte persone straordinarie, sensibilissime, generose, colte, creative e coraggiose, quasi che l’omosessualità fosse un valore aggiunto, una virtù tanto più preziosa perché universalmente disprezzata. Come abbiano fatto quei due a non ammazzarsi è un mistero.

Ho imparato presto ad avere paura dell’omosessualità, a capire che era un problema serio che mi avrebbe procurato molto dolore - eppure nulla ho potuto per liberarmene. L’ho combattuta, ho cercato, in vero senza troppa convinzione, la femmina perfetta insegnata a scuola e in parrocchia, propagandata dall’Enciclopedia della Donna, dalla Tv e dalle riviste popolari, tanto apprezzata ovunque e da chiunque, ma niente – non ve n’era traccia, né in me, né in nessun’altra! Scava, scava, ho trovato soltanto quella che sono: una persona che fatica ancora, a cinquant’anni, a stare in se stessa, senza sapere, ancora!, a cos’altro aspirare, in cos’altro riconoscersi se non nel fatto incontrovertibile di esistere, essere. Forse vi sono gay e lesbiche più gay e lesbiche delle altre, forse vi sono forme dell’identità di genere che nemmeno la fantasia più sfrenata (come quella di mia mamma) può comprendere, definire ed accettare – se così fosse, si spiegherebbe perché io non ho ancora un posto nel mondo o perlomeno perché io, dall’alto dei miei limiti, non riesco a sentirmi a mio agio in nessun luogo, in nessun pensiero, colorato o in bianco e nero che sia.

Sono costretta a convivere con i miei dubbi come sono costretta a convivere con il mio corpo, sono costretta ad accettare gli uni e l’altro come sono costretta ad accettare di essere circondata da tanti, troppi unti dal Signore, quelli con la verità in tasca e il coltello tra i denti, quelli che la tua libertà finisce dove comincia la mia - e zitto.

Nessun medico al mondo, nemmeno il più pietoso, nessun farmaco ci guarirà mai del tutto dal desiderio di fare sterminio di chi non è come vorremmo che fosse. L’omofobia è un sintomo – non è la malattia.

28 Giugno 2015

A me questa storia che sui social scatta automaticamente la flagellazione di massa di fronte ai comportamenti di massa, mi fa aonco. Mi fa aonco sempre, sia chiaro, ma qui, sul terreno di coltura del bullismo trasversale, intergenerazionale, un po' di più.

Ti aspetti il disprezzo al limite (ed oltre) dell'insulto, dagli stronzi, dagli stupidi e dagli incolti, non da chi apparentemente non è niente di tutto questo - invece, ti tocca ricrederti. Sarà che sui social network non si rischia nulla, qualsiasi cosa si scriva - sarà che le persone, qui più che altrove, sono merce di consumo, si possono anche massacrare, tanto poi mica ci lordano la tastiera di sangue, ma davvero queste dinamiche da stadio autolesioniste tra picchiatori in ciabatte, mi fa vomitare.

Non piacciono i colori Raimbow, non è piaciuto che per un giorno la bacheca ne fosse invasa? Dove è sancito chi può usarli, come e perché? Magari è vero, anzi, lo è sicuramente, che la maggior parte dei partecipanti a questa specie di Flash Mob non abbiano capito nulla, si siano fatti strumentalizzare, ma occorre mettersi ad irriderli, a trattarli come deficienti totali?

Mettetevi d'accordo con il vostro cervello, signor*, specialmente voi che non perdete occasione per pontificare sulle ingiustizie del mondo, sui diritti negati, sull'inconsistenza del Movimento LGBT*, sull'odiato fascismo, sul maschilismo, sul machismo: predicate a vanvera e razzolate malissimo. Non siete migliori dei vostri comodi bersagli.

3 Luglio 2015

Ebbene sì, come dubitarne?, io credo fermamente nell'autodeterminazione, nella libertà di scegliere come vivere e morire. Non importa a quale età e perché, ma se una persona decide che questa vita non fa per lei, tentato tutto il possibile, si deve permetterle di andarsene, in pace, dignitosamente, senza soffrire, medicalmente assistita, accompagnata amorevolmente. Lo so, parlo di qualcosa che la maggior parte dei miei lettori non possono capire e nemmeno accettare. Ma così è. Come non può essere messa in dubbio la scelta di vivere, così non dovrebbe essere in dubbio la scelta di non vivere più.

7 Luglio 2015

Guardo la Grecia e penso: l'Italia è un altro paese, ha un'altra storia - gli italiani sono fatti di un'altra pasta. La classe politica, dirigente, è espressione di chi ha o non ha votato - è la faccia di questo paese, sotto la maschera. La faccia di un paese che a guardar bene, non ha più nemmeno la maschera, la faccia - e si sente ganzo così.

So che è tutto un teatrino, un balletto, un sirtaki: l'Europa, il Referendum, le dimissioni di Varoufakis, Tsipras. E mentre ancora siamo in estasi di fronte allo sventolio delle bandiere, mentre parliamo di democrazia senza saperla apprezzare e men che mai comprendere, mentre facciamo - ancora - confusione tra Oxi e Nai presi come siamo ad ammirare il piglio maschio dei novelli tebani, tutt'intorno il cerchio si stringe e chiude. I cravattari si fregano le mani.

D'altronde questo paese è governato dal fratello gemello di Mr. Bean e il sosia sputato di Stanlio parla a nome di Dio - nulla di strano che gli italiani facciano la guerra (in)civile su FB rimpinzandosi di Pop Corn davanti alla TV. C'è solo da augurarsi che non gli venga in mente di alzare il culo per andare a comprare la birra - rincoglioniti come sono chissà cosa combinerebbero.

17 Luglio 2015

Ho veramente creduto che la costituzione dell'Unione Europea fosse una bella cosa, perché, al di là della moneta unica, ho sperato che avrebbe portato alla nascita di un governo politico comunitario capace di trascinare l'Italia fuori dalle sue radicatissime arretratezze. Sul piano economico è stato un disastro (e il peggio deve ancora venire), su quello politico/culturale l'effetto è stato contrario e il nostro paese, per volontà e demeriti esclusivamente propri, sta rovinosamente precipitando in un baratro da cui sembra non essere intenzionato a riemergere.

Se allo stato attuale non è pensabile un riscatto culturale, dal punto di vista economico una soluzione ci sarebbe: uscire dall'Euro - tuttavia, questo non è un processo che possa essere affidato alla governance di un'armata brancaleone e dato che non siamo capaci di produrne/esprimerne una migliore, ho paura che, comunque vada, faremo una gran brutta fine.

Ma non stavamo meglio prima, quando ci si divertiva con nulla, quando passavamo le sere e le notti in giro, a parlare con gli amici, a conoscere gente? Quando una pizza costava nulla e un piatto di pasta, una birra o un bicchiere di vino chiunque te lo offriva. Quando c'era sempre un letto o un divano per chiunque ne avesse bisogno. Quando non avevamo niente, o solo una Vespa, una 500, un paio di Jeans e non ci sentivamo poveri. Quando pensavamo di cambiare il mondo. Quando credevamo che fosse possibile farlo? Quando ci sembravano enormità le cose che oggi sembrano cazzate, che se ci avessero raccontato di cosa sono capaci gli ultimi contro gli ultimi, avremmo riso a crepapelle e avremmo parlato di lotta di classe, avremmo subito indicato il potere dicendo che no, il popolo sa, il popolo non sbaglia, non si fa fregare.

Quel tempo è morto, sepolto, e con lui abbiamo perduto l'innocenza.

22 Luglio 2015

Direi che ci siamo definitivamente avviati, a passi speditissimi, verso la più completa barbarie. Il nazifascismo, che è la base culturale su cui è nata allegramente la Repubblica Italiana, è pronto a riprendersi il palcoscenico, a dettare l'agenda politica, a decidere chi vive e chi muore, chi parla e chi deve stare zitto - come da copione.

I suoi mortiferi tentacoli (sessismo, misoginia, machismo, maschilismo, paternalismo, omo, lesbo e trasfobia, xenofobia, razzismo, ecc.), hanno già ampiamente avviluppato il paese. Nonostante i decenni trascorsi tra avvisaglie di ogni tipo, nulla è stato fatto (costituzione e legislazione alla mano) per sbarrargli la strada ed ora, con questo governo, questa opposizione, questa classe dirigente politica e amministrativa al potere e quella che è già pronta per sostituirla, non vi è speranza che si possa tornare indietro.

Troppo tardi.

Spero solo che i proscritti destinati alla morte civile o alla forca (che poi è la stessa cosa), non facciano come i milioni inghiottiti nella prima metà del secolo scorso, spero che almeno vendano cara la pelle, ma siccome la storia è destinata a ripetersi quando la si ignori o dimentichi...

2 Agosto 2015

Devo averlo già scritto, ma non importa: chi è abbastanza grande per aver vissuto gli anni del terrorismo e delle stragi, ancora oggi non può fare a meno di viaggiare con una certa apprensione. Nell'ormai tristemente nota commistione tra apparati dello Stato deviati, organi del medesimo conniventi, criminalità organizzata - tra cui la mafia -, interessi internazionali ed eversione nera, l'abitudine fascista di accanirsi contro le persone comuni colpevoli solo di non contare nulla, a mio avviso cominciò immediatamente dopo la fine della guerra, il 1° Aprile del 1947 con la Strage di Portella della Ginestra in provincia di Palermo (undici morti e una trentina di feriti) e si è protratta sino agli anni Novanta con la morte di Falcone e Borsellino, poi non vi è più stato motivo di farvi ricorso perché, semplicemente, lo Stato di diritto ha perso senza nemmeno aver capito di essere in guerra.

9 Agosto 2015

E il tempo che passa
Spezza
Sconquassa.

Il tempo che miete
Assurge
Asperde.

Il tempo conico -
Dall'infinitamente grande,
All'infinitamente piccolo.

Due ghigni della stessa burla,
Menzogna -
Dello stesso abisso in lacrime.

9 Agosto 2015

Andrò con piedi di fuoco
Incontro ai barbagli,
Alla morte di bianco vestita.

Varcherò la soglia -
Le scarpe in cenere
Sull'uscio a salutare.

Leggera più dell'aria,
Di questa brezza calda
Che non fa respirare

Passerò di là,
Sarò parole
Di fumo e polvere -

Sarò vento nel vento -
Arroventato
E scarno.

Sarò quel che sono -
Finalmente più,
O già, senza sapermi.

15 Agosto 2015

Un disastro terribile e gigantesco a Tianjin (Cina, 12 Agosto 2015) con sviluppi di ora in ora sempre più allarmanti che potrebbero avere conseguenze simili a quelle ancora in atto a Fukushima (Giappone, 11 Marzo 2011), ma per noi che viviamo in un perenne stato di alterazione della coscienza, della percezione della realtà, tutto quello che è "lontano dagli occhi" è "lontano dal cuore" e talvolta nemmeno basta averlo davanti per vederlo.

Ferie, mare, montagna, gattini, canini, tavole imbandite, allegre scorpacciate e combriccole, l'Euro, la Merkel, Renzi - intanto una parte del mondo brucia, bruciano le persone, la terra si contamina e il veleno dilaga sottraendo al pianeta aree enormi di territorio, risorse. Là mai più la vita, non la vita come la conosciamo, non la vita che possiamo, noi animali umani, vivere - e questo non alza un sopracciglio.

3 Settembre 2015

Non volete cadaveri sulla coscienza? Fate in modo che la vostra cultura non sia discriminatoria, che le vostre leggi non condannino alla morte civile e fisica chi non vi somiglia, non pensa e non vive come voi.

Non volete vedere bambini morti riversi sulla sabbia? Non uccideteli.

4 Settembre 2015

Vi è una tale sovraesposizione e insieme una tale stratificazione di fatti ed eventi persino antitetici che si verificano tutti nel medesimo momento e tutti coinvolgendoci seppur virtualmente, che, pensandoci, si fa davvero fatica a capire come si possa arrivare alla fine della giornata credendosi a posto, a posto con gli altri, la vita - con la propria coscienza.

Bisogna essere un po' schizoidi per sentirsi a proprio agio in questo marasma (in)comunicativo, in questa (ir)realtà più vera del vero abitata da maschere e abissi incarnati, orde di giustizieri e giudici in pantofole, eserciti di analfabeti funzionali, echi infiniti delle infinite commedie, degli infiniti drammi, delle infinite menzogne di cui siamo capaci.

Nell'era digitale (ma questa era non durerà tanto), troppi non hanno tempo nemmeno per affacciarsi alla finestra o guardarsi allo specchio.

Il mondo visto attraverso un monitor è piccolo, spaventosamente, ridicolmente, pateticamente piccolo. Un'intera biblioteca trasformata in abbecedario. Se dotato, alla fine si annoierebbe anche un bambino. Anche un bambino capirebbe che qualcosa non va.

Stiamo progressivamente trasformando le nostre vite in una proiezione dell'immagine - perlopiù indotta - che abbiamo di noi stessi e del mondo. Il pericolo è che un giorno, affacciandoci o guardando nello specchio, non vi sia più nulla da vedere, crederemo allora che l'unica vita possibile sia quella che scorre sugli schermi delle nostre apparecchiature.

Un giorno - ma forse quel giorno è un po' già adesso.

6 Settembre 2015

Un essere vivente è la sua memoria. Chi sei se non ricordi più chi eri? Chi sei se non ricordi più i volti delle persone che hai perduto e quelle che fanno ancora parte della tua vita, se non ricordi più i loro nomi, cosa hanno o non hanno fatto per te, se non ricordi più cosa hai o non hai fatto per loro, se non ricordi più chi sono?

Sei un corpo che si alimenta, da solo o aiutato, un corpo vuoto che guarda e non capisce. Vivi ma non vivi, smarrito in un mondo che non conosci, tra pensieri che si arruffano senza controllo, senza poterli fermare, comprendere, esprimere.

Oggi hai mangiato da sola, mamma. Lungamente hai creduto che non fossi io. Eri felice di vedere chissà chi, felice, così, chissà perché. Felice e buona come qualcuno che non sei. Felice e affettuosa: ciò che non sei mai stata e mai sarai nonostante i farmaci che ti tengono buona e felice.

Ti guardo e mi vedo, ma non vedo te. Ti abbiamo persa prima ancora di averti. Ti abbiamo persa perché non ti abbiamo mai avuta. Ora, nel tuo lettino contenitivo, sei innocua, fragile... e felice di vedermi. Mi hai addirittura chiesto come stavo, come è andato l'intervento, ma in realtà chiedevi di qualcun altro, qualcuno che per avere una tua carezza si è prostrato tutta la vita ricevendone in cambio calci e insulti, violenza e privazioni - perché tu eri così, mamma, facevi a pezzi chi ti amava, chi chiedeva il tuo amore, e lo faresti ancora se la chimica non ti ammansisse facendoti dimenticare chi eri e, da qualche parte, sei ancora.

Hai mangiato da sola. Ti ho pulito le labbra, sistemata, rassicurata: domani torni a casa, tranquilla. E tu eri felice. Felice.

24 Settembre 2015

Mi ostino scioccamente a pensare che la fotografia possa essere bella, utile e sensata anche se lasciata stare, in pace, uguale a se stessa - o corretta il minimo indispensabile, come d'altronde si è sempre fatto in camera oscura. Se si vuole fare altro, si può imparare a dipingere, a disegnare, ad assemblare materiali e tecniche diverse, si possono creare elaborazioni digitali più che dignitose, addirittura magnifiche, ma non le si chiami fotografia, non ci si pregi del titolo di fotografi che ad esserlo, oggi, se mai lo è stato, non è un gran vanto, né un gran mestiere d'artigiani o artisti.

E' vero, lo ammetto, basta avere un bel po' di soldi e chiunque può comprarsi apparecchi da favola capaci, da soli, di fare miracoli, ma il vero miracolo, tutt'altro che casuale, è l'occhio umano, la sua sensibilità, la sua poetica, e la luce di cui ogni cosa è fatta. Il vero miracolo è l'umiltà, l'onestà, lo stupore, la curiosità, la generosità. Mancando anche una sola di queste virtù, si è al massimo degli ottimi selfisti o, decisamente peggio, dei gran furfanti.

13 Ottobre 2015

Lotto ogni giorno con il fastidio perché sono una che paga tutto, ma proprio tutto, pur non avendo un reddito e talvolta nemmeno da mangiare, e sono circondata da gente che possiede macchine e moto, mangia al ristorante due volte al giorno e non tira fuori un euro: non paga l'affitto, non paga le utenze, non paga le spese condominiali - provvede il Comune, quindi, indirettamente, provvedo io (!). Ma c'è l'ISEE. Abbeh, allora se c'è l'ISEE... Ma l'ISEE lo compilo anch'io, anch'io faccio parte di quella minoranza che c'è da chiedersi come fa ad essere ancora viva. E allora capisci che il problema è culturale, che il sistema non funziona, che, in fondo, al sistema va bene così basta non rompergli le scatole: ficca la gente sotto il tappeto, che si arrangi. E la gente, infatti, si arrangia - fa esattamente quello che può e sa, che gli è permesso: rubacchia, fotte il prossimo, perlopiù, e insegna ai figli che il mondo è dei furbi, che un telefonino di ultima generazione è più importante di un pasto (pagato) della mensa scolastica, compra auto e moto costose per non sfigurare accanto ai Suv e se la ride, si sbellica dalle risate guardando i poveri cristi, i dirimpettai, che rispettano le regole e pagano.

Fastidio e dispiacere, sì, per quei bambini che, incolpevoli, diventeranno come i loro genitori e i genitori dei bimbi più fortunati che magari pagano la mensa scolastica ma non la badante o l'imbianchino che lavorano per loro, al nero.

9 Novembre 2015

Vi sono uomini e donne di paglia. A me, al massimo, mi si può accusare di essere di coccio.

11 Novembre 2015

Una piccola parte dell'umanità sta tentando di avanzare, evolversi, un'altra, maggioritaria, pervicacemente e a qualunque costo, esige con tutte le sue forze di arretrare. Una con gentilezza senza volersi per forza tirare dietro nessuno che non voglia - l'altra con livore e prepotenza, indisponibile a lasciare gli altri liberi di scegliere per se stessi. Due gambe dello stesso corpo, che resta immobile mentre cresce il conflitto, la rabbia, il desiderio di soffocare nel sangue l'alterità. Finirà male e sapete chi vincerà? Il più stupido, ignorante e in cattiva fede, il più violento e determinato, il più manipolabile, indifferente e opportunista. Perché da che mondo è mondo, così è stato - e così sarà. Ancora.

14 Novembre 2015

Non vorrei dire nulla. D'altronde stanno già dicendo tutto gli altri, le altre, con parole proprie o rubate in bocca ai morti viventi, ai morti morti o ai pazzi, vivi e morti, perché queste sono occasioni ghiotte per accattare Like, mostrare da quale parte si sta senza sporcarsi le mani, senza rinunciare a sentirsi superiori. Beh, io non sto da nessuna parte, non vorrei stare da nessuna parte ma, mi scusino, da qualche parte sto, mi ci hanno messa: le vostre religioni, i vostri Stati, le vostre culture, i vostri mercati, i miei simili che simili a me sono ma simile a loro non sia mai - sto come le foglie sugli alberi d'autunno, come voi, ma un po' di più. In balia dei vostri umori, delle vostre incoerenze, delle vostre necessità, dei vostri stereotipi, dei vostri preconcetti, delle vostre convinzioni, delle vostre leggi. Fin tanto che, per indifferenza, paura, diletto o conformismo, piscerete sul mucchietto di quelli che avete relegato al ruolo di inferiori, contronatura, sacrificabili, ultimi o nemici, non sarete migliori di nessuno e, soprattutto, non sarà grazie a voi che l'umanità evolverà lasciandosi alle spalle il sangue.

Ed ora silenzio, sì. Assordante silenzio.

16 Novembre 2015

La Francia si è messa a sganciare bombe. Le piace farlo. Lo fa ogni volta che si presenta l'occasione e se l'occasione manca, la crea - o contribuisce in concorso con altri a creare i presupposti perché si crei. E' un vecchio copione. Vi sono Stati che sanno farlo benissimo, salvo poi non saperne (o volerne) gestire le conseguenze che pure servono, sono utili. Gli USA sono campioni in questo - destabilizzatori per profitto, di professione. Lo hanno fatto ovunque, in medio oriente e nei paesi a margine dell'impero, asserviti o funzionali alla ricchezza e al potere egemonico del capitalismo, del consumismo. Nel caos prosperano gli affari sporchi, ingrassano i parassiti che governano il mondo, ne decidono le sorti. Un film già visto eppure, ogni volta, è come fosse la prima. Cadiamo dal pero, nella migliore delle ipotesi stupendocene, nella peggiore approvando.

Ma non in mio nome. Non in mio nome.

Certo, non avere la Tv e non leggere i giornali, aiuta - aiuta anche diffidare, sempre, di qualsiasi notizia che rimbalza sul Web, in particolare su FB. Aiuta andarsele a cercare le informazioni, confrontarle e risalire sino alle fonti. Aiuta non cedere alla tentazione di sciropparsi resoconti e filmati montati ad arte per costruire consenso, fatti apposta per portare i neuroni a spasso lungo sentieri prestabiliti. Aiuta, ma non basta. Il buio avanza.

18 Novembre 2015

Fioccano monumenti ed edifici illuminati con i colori della Francia. I colori della pace sarebbero meglio, ma forse sono troppi, per numero e varietà - due colori sono sufficienti per quest'epoca daltonica che vede e pensa in bianco e nero.

Novembre 2015

Sappiatelo. Sono una stronzetta che non ha mai secondi fini. Sono proprio uno sfigato stronzetto che non trova divertente vivere, che non si pensa il centro del mondo, che non parla da solo, che non consuma, non usa e non abusa del prossimo. Sono una irritante, fastidiosa stronzetta che campa al di sopra delle sue possibilità e nemmeno se ne vanta. Sono uno stupido stronzetto che le paga tutte le sue scelte del cazzo, con gli interessi - e le paga pure quando non sono scelte, le paga anche quando sembrano regali. Sono una stronza cosmica che come sente puzza di giochi sporchi le parte la vena, che dice sempre quello che pensa, se pensa, altrimenti sta zitta e non le costa alcuna fatica. Sono una stronza come non ne ho mai incontrate, perché le stronze come me in genere o si ammazzano, o le fanno fuori, in un modo o in un altro. E sono una dannata zecca attaccata pervicacemente a ciò che le sembra giusto, giusto o sbagliato che sia, disposta a morire pur di non mollare.

Perciò, mi prudono le mani e ho una gran voglia di mandare affanculo un bel po' di buffoni dabbene, ma siccome sono uno stronzone come dio comanda, li aspetto al varco per sputargli in testa dall'alto della mia nullità perché non sarà grazie a loro che diventerò qualcosa, meno che mai ciò che vorrebbero.

E sia chiaro, userò i pronomi femminili e maschili come cavolo mi pare e viene, finché mi andrà e potrò. Olé.

16 Dicembre 2015

Lo smantellamento dello Stato Sociale a partire dalle fondamenta costituzionali incardinate sull'Istruzione e sulla Sanità, non è cominciato ieri, è in corso da decenni in una progressione che sta - con i provvedimenti voluti dagli ultimi governi, tutti illegittimi - giungendo a compimento.

I medici, a partire da oggi, annunciano scioperi, agitazioni.

I medici, punta di diamante della Sanità Pubblica, quindi dello Stato Sociale, di diritto, si muovono con enorme, colpevole ritardo. Un sussulto, 11 anni fa - poi, proni, zitti e buoni, perché non sta bene ringhiare al padrone, specie se il padrone il conto lo fa pagare agli altri. Asserviti, conniventi se non proprio complici, ci hanno fatto ingoiare tutto, il peggio dal dopoguerra ad oggi - non hanno mosso un dito pur di non dispiacere, pur di garantirsi un residuo trattamento di favore. Hanno fatto male i conti ed ora faticano, poverini. Arrancano. Le ginocchia tremano.

Bene che tirino fuori il capino, ma nessuno creda che lo facciano per noi.

 

Clicca per accedere alla Home Page di questa sezione
Clicca per accedere alla pagina
Clicca per accedere alla pagina
Clicca per accedere alla pagina
Clicca per accedere alla pagina
Clicca per accedere alla pagina
Clicca per accedere alla pagina
Clicca per accedere alla pagina
Clicca per accedere alla pagina
Clicca per accedere alla pagina
Clicca per accedere alla pagina
Clicca per accedere alla pagina
Clicca per accedere alla pagina
Clicca per accedere alla pagina
Clicca per accedere alla pagina
Clicca per accedere alla pagina
Clicca per accedere alla pagina
Clicca per accedere alla pagina
Clicca per accedere alla pagina
Clicca per accedere alla pagina
Clicca per accedere alla pagina
Clicca per accedere alla pagina
Clicca per accedere alla pagina
Clicca per accedere alla pagina
Clicca per accedere alla pagina
Clicca per accedere alla pagina
Clicca
Clicca
Clicca
Clicca
Clicca
Clicca

 

Le immagini, se non diversamente segnalato, sono prevalentemente tratte da materiali fotografici e grafici preesistenti modificati e riadattati dall'autrice. La riproduzione parziale e non a scopo commerciale del materiale pubblicato (immagini e testi) è consentita citando la fonte (indirizzo web) e l’autore (Cinzia Ricci o altri), diversamente tutti i diritti sono riservati.

by www.cinziaricci.it oggi ethanricci.cloud

Questo sito, testato principalmente con Firefox, Internet Explorer e Safari, è privo di contenuti dannosi per i computer. On-line dal 2003, nel 2015 diviene antologico, da allora non viene aggiornato. Gli odierni Browers non supportano più gran parte dei materiali multimediali prodotti prima di tale anno, le numerose pagine che sembrano vuote in realtà contengono tali contenuti ormai non più fruibili - ne siamo dispiaciuti. Risoluzione schermo consigliata: 1024x768.