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Aggiornato
Lunedì 07-Gen-2013
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5 Gennaio 2006 •
La vita è così: avvicina, allontana. Le
necessità contingenti, così pure la percezione che abbiamo
di ciò che ci circonda, sono vetri deformanti attraverso i quali
filtriamo ogni esperienza, ogni sentimento: guardare agli altri, ad esempio,
senza tenerne conto, produce equivoci, malintesi - molte persone si lasciano
o si perdono semplicemente perché non lo sanno, non lo vogliono
sapere o lo dimenticano. 20 Gennaio 2006 •
Le persone, si riferiscono al sesso utilizzando l’aggettivo
“divertente” con ciò dando una misura della percezione
che hanno non solo dell’atto in sé, ma anche degli altri.
Una partita di calcetto, è divertente. Una serata trascorsa con
amici simpatici, è divertente. Una commedia o una buona barzelletta
è divertente. La sessualità può essere travolgente
o avvilente, gratificante o deludente, piacevole o spiacevole, divertente
(e facile) no - mai. 4 Febbraio 2006 •
Cosa vedete dalla vostra finestra? Ascoltate musica, mi raccomando,
e leggete - modellate la vita intorno al vostro cuore. 17 Febbraio 2006 • Salvo qualche rarissima eccezione, le donne sono un casino enorme, ingestibile. Non mi fa piacere dirlo, ma ho ricevuto più calci in faccia (immotivati) dalle lesbiche che da chiunque altro. Scattano delle dinamiche terribili, che capisco ma non posso condividere, che non sono disposta a sostenere e alle quali non voglio sottostare. Strano paradosso: combatto una battaglia per una categoria (alla quale appartengo accidentalmente) che reputo essere nel suo complesso piuttosto dannosa (soprattutto per sé stessa), perciò sostanzialmente indifendibile. L'omosessualità non è un valore aggiunto - i luoghi comuni mi irritano, da qualunque parte provengano. Di più: con sempre maggior frequenza riscontro nelle persone omosessuali dei comportamenti al limite della patologia, se non proprio gravemente patologici. Sarà che la repressione culturale, lo stigma sociale e l'omofobia interiorizzata alla fine incidono, condizionano, deviano, ma spesso tanto equilibrate, sane di mente, le persone omosessuali non sono, non da noi, almeno. Forse è per questo che il movimento LGBT* italiano non gode ancora di sufficiente credibilità. 18 Febbraio 2006 •
Dico sempre che sono "accidentalmente" lesbica -
avrei potuto essere qualsiasi altra cosa e, tuttavia, questo non avrebbe
modificato la mia natura. L'anima non ha sesso - grazie a Dio. 22 Febbraio 2006 •
Se vincerà il centrosinistra alle prossime elezioni
politiche, sarà difficile, ma sopravvivremo (5 anni passano in
fretta e poi, chissà, magari le pressioni Europee qualche effetto
positivo potrebbero averlo) - se perde, la qualità della nostra
vita (in modo particolare quella delle persone LGBT*) subirà un
precipitoso peggioramento. Evitando di distinguersi con chiarezza sul
tema dei diritti e del riconoscimento delle persone e delle relazioni
non eterosessuali, il signor Prodi e compagni stanno contribuendo a creare
le fondamenta su cui gli omofobi non vedono l'ora di costruire i lager
in cui farci sparire. Mi sconcerta che non capiscano una cosa tanto semplice,
che davvero poco gl'importi della fine che rischiamo di fare a causa anche,
e soprattutto, della loro ottusità, indifferenza. Per chi è
fuori da queste problematiche è quasi impossibile "vedere"
il pericolo (reale) di cui parlo. Lo so, lo capisco. D'altronde, non solo
la storia non ci ha insegnato nulla, ma abbiamo consapevolmente fatto
di peggio rimuovendo dalla memoria collettiva la persecuzione millenaria
delle persone omosessuali, rifiutandoci di riconoscere e indagare le ragioni
culturali che la determinano. Non abbiamo fatto un solo passo avanti,
in Italia, anzi. Il fatto che i gay e i/le transessuali vadano in TV non
significa assolutamente nulla - è fumo negli occhi, puro intrattenimento.
Eravamo e siamo fenomeni da baraccone - chimere evanescenti, inconsistenti,
inesistenti. Interessante, poi, che quasi non vi sia traccia delle lesbiche.
Questo la dice lunga sulla condizione delle donne, sulla percezione che
la società, nel suo complesso (donne comprese), ha del genere femminile,
specie se deviato, non conforme, fuori dai ruoli relegati in ambito famigliare
e riproduttivo. Siamo tanto, tanto indietro. • Ho 42 anni ma, spesso, a malapena raggiungo i 16! Per l'entusiasmo che metto nel fare le cose, per la spavalderia con cui le affronto, per la paura che pure c'è ma domino perché il mondo è anche mio e non permetto a nessuno di farne completamente quel che vuole! Normalmente queste caratteristiche con il tempo spariscono. Per non sentirsi in difetto, per non rimanere indietro, diverse dalle altre, le persone finiscono per svendere se stesse, i propri sogni, smettono di pensare, di lottare, di credere che un mondo migliore sia possibile, diventano rabbiose perché rinunciare ad una parte di sé ha conseguenze terribili sulla qualità della propria vita - e ingrigiscono, cominciano ad annaspare aggrappandosi alle persone che amano, talvolta trascinandosele appresso. Non vogliono far male, pensano di agire per il meglio, in fondo tentano solo di rimanere a galla, di non perdere le loro piccole sicurezze, le loro fragili illusioni. Sono persone impaurite, smarrite, sole. Anche un padre, una madre, sono persone. E' difficile accettare che non siano attente, amorevoli, forti, autorevoli, mature, aperte e giocose come le vorremmo. E' difficile accettare che non siano perfette, capaci di difenderci e capirci, che spesso abbiano bisogno, loro!, di essere guidate, accompagnate, protette. E' difficile accettare che possano farci violenza, che vogliano offenderci - ma sono persone. Esseri umani che, probabilmente, nella loro vita iniziata molto prima del nostro arrivo, non hanno subito un trattamento migliore. Un padre, una madre, un professore, un amico, un compagno, un marito, un figlio, non sono il ruolo che incarnano, il ruolo in cui qualcuno li ha costretti o in cui si costringono - sono persone, umane, piene di ricchezza e miseria, con pregi, difetti e limiti - tante ferite, rimpianti, sogni e amori, in corso o infranti. Non tutti reagiscono bene, hanno le risorse emotive e intellettuali per farlo, per vedere il bicchiere mezzo pieno, per trasformare le delusioni, le sconfitte, i rifiuti e i torti in un'occasione di crescita e miglioramento. Chiediamo di essere accettati, amati e apprezzati malgrado le differenze, dobbiamo imparare a fare altrettanto - anche con un papà ed una mamma che ci feriscono, che non sanno relazionarsi con noi come vorremmo, che non hanno gli strumenti o il coraggio per capire o comunicarci il loro spavento, un dolore e una rabbia cominciata molto prima del nostro primo vaggito. Talvolta succede che un figlio debba farsi carico di chi l'ha messo al mondo, debba aiutarlo a crescere. Ne faremmo a meno, lo so. Ma quando capita, vi è un'alternativa? Questo dimostra, inoltre, che non ci sono regole scolpite nella pietra, che fra il nero e il bianco c'è ogni sfumatura possibile e impossibile. Che la vita prevede l'esistenza di ogni cosa e il suo esatto contrario, che tutto può essere, coesistere. Un viaggio straordinario, senza punti fermi, approdi definitivi - tutto si muove, muta, costantemente. Indulgere non ha senso. Pensare che non vi siano vie d'uscita, soluzioni, non ha senso - mai. La gioia di vivere, il coraggio, l’integrità e la fierezza, parleranno per noi, di noi. I genitori di un figlio o una figlia omosessuale non smetteranno mai di avere paura, ma con il tempo dovranno prendere atto, accettare che ci sono cose più importanti di quelle che li schiacciano, accecano - l'amore, ad esempio, la libertà e l'onestà, il sorriso delle persone amate, la loro felicità. Aiutiamo le persone quando saranno pronte per farsi aiutare, ma non forziamole a venirci incontro, non aspettiamoci che lo facciano nel modo e nei tempi che vorremmo. Rispondiamo alla rabbia con la dolcezza, stimoliamo la nostra capacità di comprensione. Occorre cautela e rispetto, non dobbiamo usare il nostro modo di essere come un'arma per imporci, offendere o ferire. Prima che lesbiche e donne, siamo esseri umani - il nostro valore prescinde l'orientamento affettivo, il genere. Con il tempo e la pazienza, ci guadagneremo il rispetto di chi ci merita. Gli altri avranno perso un'occasione preziosa. Farà male, ma per ogni persona che ci rifiuterà ce ne sarà subito un'altra pronta ad accoglierci. 23 Febbraio 2006 • Che struggimento, che tenerezza si prova leggendo il dolore, la rabbia e la paura nelle parole di chi "quella" rabbia, "quel" dolore e "quella" paura non ha provato. Viene la voglia di abbracciare, consolare, rassicurare: «E' tutto a posto, adesso - non è nulla, va tutto bene, davvero...». • Grido per chi non ha fiato, sussurro per chi è stufo di sentir urlare - e il vento mi è amico, porta lontano i miei pensieri, le mie parole. Non potevo immaginare che avessero tanto potere. Ora so perché sono venuti a cercarmi. L'omosessualità non c'entra. L'omosessualità non esiste. L'omosessualità è un falso problema. Esistono i sentimenti, le passioni, i desideri, i bisogni, le idee – il sesso e il genere sono una scusa, un'arma, un ricatto, un ghetto entro cui confiniamo gli esseri umani, per dividerli, reprimerli, controllarli. Esistono persone che tendono alla bellezza perché si sono pacificate con l'orrore, alla concordia perché conoscono il conflitto, che sanno rispettare, amare, perché hanno capito il disprezzo e non possono più temerlo. Altre non sono così fortunate. Tale è la rabbia, l'invidia, che talvolta arrivano ad abusare di chi, solo esistendo, gli dimostra quanto sono rimaste indietro, le mette di fronte alle loro ignoranze, incapacità, amputazioni. Hanno bisogno di inventare, costruire un "nemico", dargli una forma riconoscibile, deprecabile, per elevarsi, sentirsi migliori, hanno bisogno di accanirsi per esercitare un potere, per distruggere ciò che, semplicemente, non vogliono o non possono essere, avere, far proprio. Cosa si può fare per contrastare tutto questo odio? Guardarsi attorno, ascoltare, incontrare - vivere. Spremere la vita. Prendere tutto quello che ci offre e se qualcuno, qualcosa, vuole lasciarci dietro di sé, non tentare di trattenerlo - esser lieti che altri possano goderne. Lasciarsi liberi. Rendersi liberi. Non farsi fregare. In noi non c'è niente che non va, niente da curare. Occorre darsi le occasioni, il tempo per imparare ad accettare le parti di noi che non conosciamo. Ecco cosa possiamo fare: partire da noi stesse e finalmente andare altrove. • Risposta ad un ragazzino che raccontando di due coetanee molto amiche tra loro, mi chiede se siano lesbiche... L'amore non ha sesso, sai? Chi dice il contrario offende il buon Dio che ci ha dato tanti modi diversi per esprimerci ed essere felici. Gli esseri umani hanno bisogno d'incasellare ogni cosa, di chiudere tutto dentro dei recinti perché hanno l'impressione che se non lo facessero ne perderebbero il controllo. E' una stupidata, naturalmente. E' un po' come tenere in gabbia un animale - non è più bello vederlo correre e saltare, vederlo andare dove gli pare? Avere tanto spazio a disposizione per poter giocare con lui, imparare a conoscerlo e rispettarlo anche quando ha i suoi momenti, se ne va in cerca di un po' d'intimità, a fare le cose sue? Viviamo in uno strano mondo dove sembra che le persone facciano di tutto per stare peggio e far stare male gli altri. Talvolta è tanto difficile mantenere la calma, trovare una buona ragione per sentirsi contenti. Ma poi basta un sorriso, un amico che dice la cosa giusta al momento giusto e la giornata migliora. Non ho niente da farti capire, il tuo cuore sa già tutto. Il cuore vede quello che gli occhi non vedono, capisce quello che la testa, da sola, non può. 11 Maggio 2006 Qui tra Pera, Buttiglione, Casini, Mastella, Rutelli (perfino!), tutto l'ambaradan leghista, fascista e tanti, troppi altri (anche a sinistra, certo, chediamine), davvero non si sa più... a che santi votarsi! Il silenzio LGBT* sui temi propri (sentiti o imposti dalle monolitiche gerarchie associative di categoria - Pacs in primis e tutto il resto a mare) e su altri troppo trans-genere&sex per appassionare cotanti ottusangoli, è sconfortante ma significativo. Eccoli lì educatamente in fila per prendere posto in parlamento, in TV, ovunque li si lasci andare, entrare. Leader dei miei stivali. Rappresentanti di se stessi e degli amichetti loro. Tutti felici e contenti perché... normalizzati è bello e... remunerativo. Qua fuori è tutta un'altra musica ma sai a loro cosa gliene frega? Non è vero che sgomitano da tutta una vita per campa' mejo che possono e guai a chi gli si avvicina magari frapponendosi fra loro e i riflettori? In altri paesi e, soprattutto, con ben altri capoccioni a far da portabandiera (che poi manco la portano loro, c'è sempre qualcuno pronto a farsi avanti, gratis, pur di stare nei salottini del ghetto, all'ombra della loro ombra), niente di tutto questo sarebbe possibile. E noi siamo qui, teledipendenti terzomondisti, a guardare i completini di Vladimir, il trucco sobrio, Grillini che si spertica dichiarando che non c'è nulla di strano nell'obbbrobbbrioso programma del centro-sinistra alla voce coppie di fatto... Se c'è lui a contrattare per i miei diritti, se c'è Vladimir che può dire senza sollevare un polverone che i Pacs non sono fra le priorità del governo (lo sappiamo, accidenti, ma almeno stesse zitta!)... certo che non c'è nulla di strano!!! Anche girassero per le strade i marziani non ci sarebbe nulla di strano!!!! Concludendo: Ratzinger? Per come la vedo io, è il male minore. 16 Maggio 2006 •
L'incontro autentico tra anime crea legami imperituri. 17 Maggio 2006 Molti hanno scelto di favorire la parte oscura di loro stessi, hanno tradito, si sono venduti e hanno venduto quello che avevano per pochi denari - perciò sono sopravvissuti, hanno potuto costruire i loro piccoli o grandi castelli di sabbia in cui vivono arroccati, in una parvenza di sicurezza e successo capace di renderli conformi quel tanto che basta per non soccombere al vuoto che li governa da dentro e fuori li sovrasta. Vedo intorno a noi un'umanità dolente, spaventata, arresa, cieca, rabbiosa, che prima si è smarrita e poi ha deciso di dimenticare dove stava andando, perché. La nostra esistenza, la pone di fronte al suo "peccato originale", al suo tradimento, svela le sua debolezze e mediocrità - soprattutto dimostra che aveva un'alternativa ma non l'ha colta, che avrebbe potuto essere diversa ma per riuscirci avrebbe dovuto distinguersi, faticare, battersi, scavare in se stessa alla ricerca di risorse forse inesistenti o forse distanti da quelle desiderate, rinunciare alla promessa di privilegi, ad un'esistenza apparentemente facile, falsamente dorata, così ha scelto di voltarsi dall'altra parte intimamente condannandosi al rimpianto, al senso di colpa, ad una vita senza vita. Alla fine si è convinta che quella vita, quelle scelte, fossero le sole possibili, le più giuste, opportune e produttive, per sé e gli altri. O con lei, o contro di lei. Dentro, o fuori il sistema. Noi siamo elementi di disturbo, minacce tanto più irritanti e pericolose perché autorevoli, visibili e incontrollabili - occorre cancellarci, sopprimerci. Per rimanere coeso, legittimarsi, il corpus sociale sviluppa propri anticorpi - noi siamo agenti patogeni. Questo non cambierà, ovunque andremo. In alcuni luoghi, in certi momenti, in altre culture, forse andrebbe un po' meglio - ma nessuna comunità, gruppo, stenderà tappeti rossi al nostro passaggio, riconoscerà in noi un patrimonio da valorizzare e proteggere, ci considererà parte di se stesso. Non nel tempo che ci è dato vivere. Esuli in patria, senza averne una. Strano e duro destino. Sappiamo d'essere portatori poco contagiosi di un virus molto raro e buono - uno di quelli che aiutano l'organismo a rinforzarsi, che migliorano la specie. Dobbiamo essere tenaci e ostinati, il nostro contributo ha ed avrà ricadute positive. Forse non ne vedremo i frutti e forse, per noi, il peggio deve ancora venire, ma perché rinunciare a vivere, ad esprimerci? Questo basterebbe per mettere le cose a posto? Farebbe dimenticare chi siamo, quello che abbiamo fatto, ciò che rappresentiamo? Che sciocchezza, certo che no. E allora avanti, a testa alta, con orgoglio, fierezza - questa è la guerra che ci è toccata, che abbiano accettato di combattere. In mezzo a tanto sangue, macerie, brutture, sacrifici e rinunce, cose belle ci sono, sempre, ovunque. Nelle sfumature, in un gesto, in una parola - nello sguardo di chi vede in noi il suo riscatto, la prova che non tutto è perduto, che diversamente si può, che altri, anche senza sapere di noi, anche senza sapere di non essere completamente soli, stanno affrontando il nostro stesso cammino o lo riprenderanno da dove il nostro si sarà interrotto. Ecco, la vita è, per me, nonostante tutto, un evento, un bene, un'occasione ed un'esperienza straordinaria. Non importa dove si arriva, dove si va, ma come, e cosa lasciamo intorno a noi, in chi incontriamo, in chi ci accompagna sostenendoci o ostacolandoci, amandoci od odiandoci. Vivere, costantemente tesi al miglioramento, alla comprensione, alla consapevolezza, questo è il compito - chi non lo fa non lascia niente e niente possiede. Il male che si accanisce inutilmente senza poter generare altro male, alla fine distrugge se stesso. 7 Luglio 2006 • Ma io sono solo una pensatrice... semino bricioline apprezzatissime dalle formiche e dai passeri che mi seguono a frotte. Non potrei desiderare compagnia migliore! 1° Agosto 2006 • Locali gay/lesbici – sempre di ghetti si tratta. Sin tanto che vi saranno luoghi entro cui le persone si chiudono o sono costrette, non ci sarà integrazione, comunicazione. Certo, anche nei paesi più evoluti dove la comunità LGBT* ha conquistato pari diritti, cittadinanza, esistono luoghi d'incontro e divertimento "riservati", ma ammetterai che c'è una grande differenza tra il libero riunirsi intorno ad un interesse comune e la mancanza di alternative. Crediamo che i nostri ghetti ci proteggano, ci diano la possibilità di esprimerci, di avere una vita apparentemente "normale", in realtà sono solo minuscole gabbiette dorate dentro cui ci confinano - per non dover sopportare la nostra vista, per controllarci più facilmente. Capisco che a molti di noi stia bene così - in nessun altro luogo, in nessun altro modo e per nessun altro motivo potrebbero conquistarsi spazi di visibilità, notorietà, apprezzamento. Se improvvisamente l'omosessualità non fosse più un problema, la maggior parte di quelli che fra noi hanno un potere grande o piccolo da esercitare, lo perderebbero - diverrebbero tanti signor Rossi, tante signora Bianchi, senza alcuna importanza. Il ghetto, dunque, fa comodo - a troppi, dentro e fuori la comunità LGBT*. Anche per questo il cammino verso l'integrazione è tanto lento e difficile. 15 Settembre 2006 • L'omosessualità è una condizione umana, non la si decide - così come non lo si è perché piace o fa comodo, nemmeno si può smettere se per qualche motivo non è più gradevole o conveniente esserlo. Una condizione: come avere gli occhi verdi piuttosto che nocciola, essere alti anziché bassi, portati per la matematica piuttosto che per le lettere e via dicendo. Una condizione: fra tante una delle peggiori, perché il mondo non è tenero con chi non è come dovrebbe essere, com'è sancito che sia. Ci sono persone che ci discriminano, stuprano, picchiano, derubano, minacciano, insultano, uccidono - lo fanno perché siamo una minoranza priva di riconoscimento, diritti e tutele, perché vivono in un perenne stato di paura e ignoranza indotto da millenni di cultura eterosessista, razzista, maschilista e misogina. Per questa ignoranza, per la paura, la vergogna, la rabbia, non traendo alcun insegnamento dalla propria storia e da quella dell'umanità, molti (al di là del genere e dell'orientamento affettivo) diventano persone incompiute, insulse, orribili, feroci - ma questo non significa che tutti lo siano. Ho conosciuto uomini schifosi - dovrei pensare che ogni uomo faccia schifo? Ho frequentato ambienti per soli gay e lesbiche - dovrei pensare che gli eterosessuali non esistano? Ho conosciuto omosessuali inqualificabili - dovrei pensare che l'omosessualità abbrutisca? Ne ho conosciuti altri degni del mio rispetto - dovrei pensare che l'omosessualità è un valore aggiunto? Che razza di ragionamenti sono e che razza di persona sarei se pensassi cose tanto sciocche? Esistono le persone - esseri umani imperfetti e perfettibili. Affettività, sessualità, genere, etnia - falsi problemi, caratteristiche, questioni che non possono essere distintive, in base alle quali dobbiamo rifiutarci di fare valutazioni, emettere giudizi, sparare sentenze, prima ancora che agli altri, fanno male a noi. 23 Settembre 2006 Ecco la speranza, forte voce senza suono che attraversa lo spazio, spettina le anime e le rende selvagge, o quiete, mai salve, sazie. Da sguardo a sguardo - travasando l'una nell'altra antica saggezza, perdute ricchezze e gioie, poi ritrovate e ancora perdute, ritrovate, perdute... Miele nel vino, cannella, chiodi di garofano - aromi semplici, non rari, poco apprezzati, però. Belle le parole. Corrono veloci, colorano. Lame sottili che incidono, feriscono, talvolta guariscono - spesso fluiscono, invano. Parole. Leggere come l'aria dove l'aria è granito. Parole di suono, d'inchiostro o silenzio. Che sempre parlano. Eloquenti più di chi le pronuncia - oltre le intenzioni, i mascheramenti. Parole in carne ed ossa, in armature di sesso vestite - fortezze e cannoni, nascondimenti per il nulla o il tanto, il troppo. Occhi come orecchie? Basta? Può bastare? Deve. Deve? In cammino. Come attraversando un deserto ventoso. Sabbia intorno, sopra l'aria, il cielo. Non c'è scampo. Qui si è soli con le proprie miserie e grandezze. O si è vivi, o si è morti. O si vive, o si muore. Regalo questo paesaggio - desolante o spaventoso, per alcuni, dimensione straordinaria in cui ri/trovarsi e talvolta trovare - oltre se stessi un giardino. 17 Settembre 2006 • Abbiamo ancora moltissima strada da percorrere, qualcuno più di altri - e tanto dolore inutile dovrà ancora essere causato perché qualcosa cambi. Non sono gli strumenti che ci mancano, ma la volontà. Questo non riesco ad accettarlo, mi è insopportabile. 25 Ottobre 2006 • Non mi sono mai piaciute le persone senza volto, uomini o donne che fossero. Mi piacciono i visi, non di cera o cuoio o cartapesta - i visi vissuti e viventi, segnati dal tempo, dal riso e dalle lacrime, dai pensieri silenziosi o dalle troppe parole - inferte, subite. Mi piacciono i nomi e i cognomi di quei visi, della gente, perché è vero che a guardar da vicino qualcuno, a saper chi è, si può scoprire che magari ha i brufoli, ma è altrettanto vero che sono proprio quelli a renderlo umano, simile a noi, forse amico. 15 Novembre 2006 •
La
vita, anni di bastonate e, dal 2000 ad oggi, la conferma quotidiana che
viviamo in un tempo di follia individuale e collettiva che ci sta trascinando
tutti oltre l’orlo di un precipizio, mi rendono un tantino disincantata,
più che mai determinata ad opporre al consapevole, predeterminato
azzeramento di quei valori ritenuti acquisiti, la forza della (mia) ragione,
anche se sconveniente, impopolare e quasi certamente perdente. Cos'ha
da rimettere chi è già stato condannato alla morte civile,
chi non ha interessi personali da difendere? 17 Novembre 2006 • Per vedere certe macroscopiche sottigliezze occorrono anni di quotidiani calci sui denti - poi, se si sopravvive e se è nella nostra natura, si diventa consapevoli e coraggiosi, anche a costo di rimanere soli e incompresi. 20 Novembre 2006 • Dalla cima dell'albero su cui ho costruito la mia casetta, vedo il cortile: le galline, i galli, i cani, i gatti, ci sono persino i muli, le vacche ed una gran quantità d'altri animali, alcuni veramente molto molesti. Questa italietta? E' una specie di vecchia fattoria-ia-ia-o. 28 Dicembre 2006 Sono stata battezzata, ho frequentato il catechismo, ho fatto la comunione e la cresima. Non l’ho deciso, l’ho subito - per ipocrisia: quella che impera nelle famiglie e nella società. Nondimeno, c’è stato un momento, intorno ai 12/13 anni, in cui mi sono pienamente riconosciuta in Cristo o ho seriamente desiderato prendere i voti, per seguirne le orme. Crescendo non mi è più stato possibile fingere che fra lui/me/noi e l’apparato di potere che si è autoproclamato suo erede legittimo (e braccio armato, aggiungo io), non vi fosse un abisso. Per quelli che vorrebbero soltanto esercitare il libero arbitrio, autodeterminarsi, vivere in pace, avvalersi, secondo necessità o discrezione, dei più elementari diritti ora pubblicamente negati con tanto paternalistico, offensivo e lesivo disprezzo, irrisione, il momento è serio – talora drammatico. Prima che omosessuali, credenti, uomini e donne, dovremmo essere persone – adulte, libere, degne di rispetto, riconoscimento e tutele. Non è così. E quando sento il Papa che parla di diritti mi si torcono le budella – da che pulpito... Un diritto è tale solo quando ogni cittadino può goderne, senza distinzioni, altrimenti è un privilegio. Parli di privilegi, allora – la smetta di esprimersi a sproposito, o lo faccia a proprio nome, per sé e i suoi sudditi, non per gli altri. In uno stato di diritto autentico, democratico, laico, il problema nemmeno si porrebbe. Qui sì perché non siamo nessuna di queste cose. Non lo siamo - di fatto. Ecco l’evidenza, la nuda verità – l’unica che abbiamo il dovere di smascherare, denunciare, nell’interesse di tutti, non solo di alcuni. Dicembre 2006 • Il mondo è una schifezza, ma vivere, vivere - che spettacolo!
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