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Aggiornato Lunedì 26-Gen-2015

 

1° Gennaio 2014

Beirut, Bagdad, Berlino nel '45.

Trenta minuti - ripeto, trenta! - di delirio assoluto: esplosioni di ogni tipo, fuochi che nemmeno a Pisa per San Ranieri. L'apoteosi nel giardino condominiale con i soliti 'ndranghetisti che si sono messi a far esplodere piccole bombe atomiche. Alla fine, il fumo ha avvolto ogni cosa, ha appestato l'aria rendendola odiosa, irrespirabile, ed oggi il manto erboso è disseminato di detriti e crateri.

"Sembra di essere in guerra", ha esclamato stanotte il mio amore, occhi sbarrati ed espressione impaurita.
"Magari, almeno ne morirebbero un bel po'!", ho risposto rimpiangendo di non avere un fucile (dalla finestra della camera li avrei potuti centrare facilmente, tutti, contribuendo in modo significativo al miglioramento della specie umana).

Qua, gente che piange miseria e va a rubare per comprarsi profumi e vestiti di marca, gente che non paga nemmeno l'affitto e campa alla grande sulle spalle di chi, davvero, fatica a mettere il pane in tavola. Tutt'intorno villette con orde di scalmanati fochisti, SUV sotto il culo e il forcone pronto accanto all'uscio di casa. Classi sociali diverse, in guerra tra loro senza nemmeno saperlo, ma nella sostanza non vi è alcuna differenza. Un esercito di celoduristi cerebrolesi. Inutile augurargli una morte lenta e dolorosa - posso solo illudermi che, prima o poi, cada dal cielo un sassolino grande quanto un campo di calcio e faccia, in un sol colpo, un po' di pulizia.

6 Gennaio 2014

Quando morirò, spero che nessuno si metterà a dire fesserie sforzandosi d'essere commovente nel tentativo di convincere gli altri di quanto mi ha voluto bene, di quanta stima ha avuto per me, quanto profondamente mi conosceva. Spero che nessuno scriverà acronimi odiosi risparmiando sulle lettere dell'alfabeto. Spero che nessuno scriverà di lievità e terra come citando una canzonetta sanremese. Per epitaffio vorrei una pagina bianca, bocche cucite traboccanti silenzio - l'unica cosa che ormai sopporto e a malapena apprezzo.

7 Gennaio 2014

Il tema dell'asessualità è un orrido buco nero - qualunque cervello vi s'imbatta, trasversalmente, oppone una resistenza irrazionale e scalmanata, senza eguali.

Non ci si può stupire. La mercificazione dei corpi, Il sesso e la sessualizzazione sono centrali in quasi ogni cultura - l'asessualità scardina e smarca portando fuori dalla melma dei condizionamenti e delle esemplificazioni, del controllo sociale e individuale, ponendo i sentimenti e la qualità delle relazioni su un piano svincolato dalle mere necessità consumistiche, fisiologiche, riproduttive o ricreative che siano.

Ho sentito cose che voi umani...

9 Gennaio 2014

La Russia ha decretato per legge la morte civile dei suoi cittadini LGBT*. Non è l'unico paese che ha dichiarato guerra a chiunque non sia eterosessuale, biologicamente maschio o femmina, vi sono luoghi dove, sempre per decreto, si finisce in carcere, torturati o uccisi. In Italia, la legge non sancisce alcuno stigma, alcuna punizione - non è reato essere, vivere e pensare diversamente dagli unti del signore, tuttavia si muore, eccome se si muore: emarginati, licenziati, vessati, derubati, stuprati, abusati, pestati a sangue, suicidati, infine assassinati proprio, senza se e senza ma. Nemmeno il coraggio, l'onestà intellettuale di scriverlo chiaro e tondo: ci fate schifo, vi vogliamo sepolti.

Italia della doppia morale, del pensiero unico, della sacralità della famiglia, del sessismo, del maschilismo, del razzismo e della misoginia dilagante, sei una cloaca a cielo aperto, sei feccia, cancrena, sterco putrido nemmeno buono per concimare - meriti solo di inabissarti, tu, tutti i tuoi demoni e tutti i tuoi santi.

Quell* che si spacciano per geni e simpatici umoristi scrivendo un sacco di cose un po' sgrammaticate ma argutissime, poi capisci che sono citazioni di citazioni di citazioni, in pratica un copia/incolla a memoria, venuto male, di seconda, terza, quarta mano, di cui, peraltro, nessuno si accorge. Anche questo sono i Social Network. Come si direbbe a Lucca, molto finemente: bel troiaio.

12 Gennaio 2014

Io faccio pace così: per quanto male possa farmi, per quanta fatica mi costi, cerco di mettere ogni cosa al suo posto, di dare una prospettiva, la più ampia e inclusiva possibile, un senso altro, alto. Diversamente, la montagna di torti, errori commessi e subiti, mi avrebbe schiacciata già da un pezzo, non sarei più qua. Faccio tesoro delle esperienze, o almeno ci provo, e vado avanti. Raccolgo le forze per continuare a fare meglio che posso. C'è ancora tanto da dare e imparare, tantissimo. Non mi basteranno le lacrime, le risa, non mi basterà la vita.

15 Gennaio 2014

Recita un cartello di quelli tanto cari ai frequentatori dei Social Network: "Amare è un diritto umano", firmato Amnesty International.

Amare è un diritto. Punto. Un diritto a prescindere. Anzi, no: amare non è nemmeno un diritto - è una condizione, uno stato emotivo insopprimibile, è un riflesso in/condizionato, qualcosa che non si può evitare, che accade contro la propria volontà, contro ogni logica e ogni convenienza, come respirare.

C'è un solo modo per non amare: morire. Se imponi agli esseri viventi di non amare, se pretendi che amino come pare a te, li uccidi, commetti omicidio doloso, premeditato - e se uccidi con lo scopo di impedire l'amore, non sei malato, sei proprio un criminale, un omicida preterintenzionale.

La bellezza offende, come l’intelligenza.

23 Gennaio 2014

Il mio sguardo sul mondo passa attraverso il Web. Forse, se avessi più relazioni vis-à-vis, avrei l'illusoria sensazione che le cose non vadano così male, ma per il poco che riscontro, direi che sono addirittura peggiori. Qui, almeno, trovo un po' di cultura, di tanto in tanto un po' di consapevolezza, persone che potendosi nascondere dietro un profilo (autentico o falso non importa) riescono ad essere sincere. Buoni o cattivi attori su ribalte esclusivamente autoreferenziali, perlopiù, ma anche qualche povero Cristo che si barcamena come può, prova a capire, ad essere migliore o finge d'esserlo - per sopravvivere. E va bene così. Là fuori la gente ha smesso di provare a fare qualsiasi cosa, non finge nemmeno - segue la corrente, non ragiona o sragiona, riesce persino a guardarsi allo specchio senza aver voglia di sputarsi in faccia.

Sai che c'è? Mi tengo stretto il mio mondino virtuale. Non costa nulla, non puzza e se proprio non è giornata, un clic e via - buonanotte suonatori.

24 Gennaio 2014

Avere una sorella che ti augura la morte perché non ha saputo vivere, che ti semina intorno iatture nella convinzione che tu l'abbia derubata, che a te sia andata meglio in ragione del mal tolto.

Siamo nate entrambe in una latrina, sorella - già al primo respiro abbiamo dovuto ingoiare merda. Di merda erano fatti i giorni, le minestre, le mani incapaci di pietà, compassione.

Non ci è toccato nulla, sorella. Nulla vi era da rubare. L'amore che non hai avuto era amore che non c'era. Ti saresti accontentata delle botte, lo so. Nella tua insana, limitata testolina, quelle erano carezze - tutte per me, niente per te. E non ti davi pace, non te ne dai. Sei rimasta là, a guardarmi massacrare piena d'invidia.

Sei nata mendica - e ottusa. Ottenebrata non hai avuto occhi che per te stessa - e mal te ne incolse.

Non è colpa tua, so anche questo.

Riprenditi le tue iatture, sciabigotta. Ne ho assai delle mie.

27 Gennaio 2014

La storia è come un labirinto. Se seguirai il percorso contrassegnato come buono, partirai dal via e arriverai al traguardo senza sforzo. Sai, è tutto scritto, deciso, facile - comodo comodo. Se invece vorrai fare di testa tua, può accadere che ti perda, può darsi che non arriverai mai, ma in ogni anfratto, dietro ogni angolo, in fondo ad ogni strada senza sbocco, troverai un brandello di quella verità che è interesse comune non sapere, o dimenticare. Non sarai mai felice, sarai stanco e solo, sarai pieno di dubbi e domande, ti si ammalerà il cuore e piangerai tutte le lacrime che hai - è il prezzo della libertà e della consapevolezza. Scegli quale strada prendere. Almeno questo puoi farlo.

Siamo programmati per ubbidire, conformarci, perlopiù senza volontà di discernimento e ribellione - questo, a mio avviso, non è né normale, né naturale. A parte la specie umana, nessun altro animale accetterebbe di essere subalterno ad un esemplare incapace di agire per il bene del branco, che non sappia dimostrare di avere le qualità per guidarlo. Ci distinguiamo anche per un'altra particolarità del tutto insensata, contraria all'istinto di sopravvivenza e persino agli imperativi biologici che governano la vita sulla terra: la percezione del pericolo e la risposta individuale e collettiva di fronte ad esso. Gli animali non solo lo avvertono, ma fuggono, noi, che pure abbiamo la memoria storica, gli strumenti culturali e tecnologici per esserne avvertiti, no. Siamo programmati per farci e fare del male.

30 Gennaio 2014

A me non importa nulla se chi le prende è bello o brutto, uomo o donna, simpatico o antipatico, di centro, di sinistra o di destra. In un paese normale (ma sappiamo che il nostro non lo è), se alzi le mani dovresti essere fuori, ma fuori-fuori, da tutto. Fuori dal Parlamento, fuori dalle istituzioni, fuori dai partiti, fuori dal mercato del lavoro, fuori dalla vita civile - dentro una bella cella a guardare il cielo a quadretti per un po', giusto per capire la differenza che passa tra uno stronzo e un uomo - libero di dire quello che pensa, ma non di menare le mani o abusare del proprio potere.

1° Febbraio 2014

Che grande tragedia dev'essere per una madre, un padre, ritrovarsi di fronte un figlio che divenuto adulto si trasforma in uno sconosciuto, qualcuno che non solo non ha imparato nulla da loro e dalla storia, ma disprezza al tal punto il prossimo, il diverso da sé, che se messo nella condizione di poter esercitare il potere potrebbe - nella più totale indifferenza - uccidere o condannare a morte.

Il futuro avanza e ha queste belle facce pulite di bravi ragazzi cresciuti a pane e Nutella, a merendine Kinder, imparando alla TV, ascoltando genitori che nella migliore delle ipotesi, al massimo della loro espressività, parlavano del tempo, nella peggiore, di quanto si stava meglio quando si stava peggio. O anche facce barbute, alternative, di figli cresciuti alle feste dell'Unità, poi di Rifondazione, che ora stanno sul Web a fare la rivoluzione, dicendosi fustigatori di Grillo ma poi comportandosi come a lui piace, da Troll.

E' un ben triste, cupo futuro quello che albeggia. Se credessi in Dio, gli chiederei di chiudermi gli occhi prima di mezzogiorno.

3 Febbraio 2014

Io amo Lucca. La amo come solo chi non è lucchese dentro può fare.

Amo ogni sua pietra, mattone, ferro. Amo ogni anfratto, ogni corticella, ogni ragnatela, muro scrostato e fradicio. La amo e la conosco meglio delle mie tasche, la amo come ogni figlio orfano ama chi l'ha abbandonato, disconosciuto, come ogni esule in patria ama la terra che l'ha respinto.

Penso che ad amarla così, senza risparmiargli critiche e pungoli, gli si faccia del bene e meglio farebbero i lucchesi, meglio faremmo tutti, ad ascoltare le voci fuori dal coro. Dice di più e meglio una nota, ancorché stonata, che mille belati miseramente uguali gli uni agli altri.

10 Febbraio 2014

Tilda Swinton ha rischiato l'arresto sventolando una bandiera Raimbow di fronte al Cremlino. Ma non sarebbe più normale che a rischiare l'arresto ci fossero i presidenti delle associazioni LGBT*, specie di quelle italiane visto che da noi manca un pelo per finire come in Russia? A proposito, dove sono? Davanti alla TV a guardarsi le Olimpiadi di Sochi? Ma andate affanculo, vah.

14 Febbraio 2014

La "macchina del fango" è sempre in funzione, lavora 25 ore al giorno, e il Web è il suo nastro trasportatore. Occhio a quello che leggete, condividete - nel dubbio, casomai lo aveste (cosa della quale dubito, ma non si sa mai), ficcate il ditino nella melma e portatelo alla bocca: se sa di merda, è merda - se sa di buono nonostante il colore, è merda uguale.

Poco o nulla è verificabile. Per "macchina del fango" intendo anche la disinformazione, quelle notiziole confezionate ad arte o scopiazzate forse in buona fede da altre che in buona fede non sono, le cosucce riportate, il sentito dire, magari ponendoci sopra un bel carico di roba che non c'era ma sembra carino aggiungere, perché pare che a farlo si faccia bella figura. Ci sono giorni in cui preferirei il buio e il silenzio.

15 Febbraio 2014

L'ultimo governo legittimo è caduto nel novembre del 2011, quindi, l'ultimo primo ministro legittimamente eletto, è stato Silvio Berlusconi. Da lì in poi, per esplicita volontà del Presidente della Repubblica Giorgio Napolitano (oggi al secondo mandato, altra anomalia), non si è più avuto alcun governo e alcun presidente del consiglio (Monti, Letta e tra poco Renzi) legittimato dal voto, vale a dire dalla volontà popolare. Se questo, a tutti i pe'oroni che infestano il Web e, purtroppo la vita reale, pare una cosa se non normale, almeno accettabile, addirittura preferibile, proprio non so che farci.

Agli italiani non sono bastati sessantanove anni per capire i meccanismi di una democrazia compiuta, figuriamoci se possono averne compreso il senso.

18 Febbraio 2014

Questo è un paese ai confini della realtà che a suon di girare in tondo, mordersi la coda, fagociterà se stesso e poi, tanto si avrà a schifo, si vomiterà sulle scarpe.

Insofferenza e indifferenza, le due facce della stessa moneta. Lo spicciolo con cui le cattive coscienze pensano di potersi comprare l’impunità.

19 Febbraio 2014

Partenza di giornata al fulmicotone: Sanremo, un po' di Sanremo, qualche parola su Sanremo e pure qualcuno che parla di Sanremo. Grazie a Dio, nemmeno un accenno su quei due guastafeste che volevano tirarsi giù dalla balconata dell'Ariston.

Voglio contribuire alla profondità del dibattito, alle osservazioni argute e illuminate che ho sin qui letto a proposito dell'Italia e del mondo: piove, l'acqua è bagnata, l'inverno è freddo e... piangere fa male.

Dopo mesi di disintossicazione dalla TV di regime e dai suoi programmi demenziali, ieri sera ho fatto un'eccezione: è stato come tornare indietro di cento anni.

20 Febbraio 2014

Che disastro. Fino a poco tempo fa sostenevo che se c'erano voluti trent'anni per ridurci così, ce ne sarebbero voluti altrettanti per uscirne. Oggi so che non ne basteranno cento, che in realtà non siamo diventati nulla di diverso da quello che eravamo ma le contingenze, adesso, ci smascherano.

Certo, sino alla caduta delle cosiddetta prima repubblica, la classe politica aveva più cultura, preparazione, ma allora come adesso ubbidiva agli interessi di altri. In ossequio a quegli interessi abbiamo impedito la crescita di questo paese, limitato la sua autonomia economica e culturale, dismesso o ceduto le nostre eccellenze, la nostra capacità innovativa, creativa. Abbiamo diligentemente obbedito per non fare concorrenza a chi aveva ed ha in mano non solo l’economia mondiale, ma anche il monopolio delle idee, della cultura, e in virtù di questo può decidere il futuro, determinare, condizionare i bisogni, le scelte individuali e collettive.

Siamo Stati un paese a sovranità limitata, sin dal dopoguerra, piaccia o meno ammetterlo. La nascita dell’eurozona e il nostro ingresso a strombattuto nell’Unione Europea, convinti come eravamo che ne avremmo tratto guadagno, all’italiana, truccando un po’ i conti, facendo due giochi di prestigio, promettendo senza poi mantenere come sappiamo fare, ci ha dato il colpo di grazia. Adesso di padroni ne abbiamo due (uno alle porte di casa e l’altro al di là dell’oceano) e non vanno nemmeno d’accordo sebbene abbiano molti interessi in comune, cerchino di allearsi, contaminarsi, assimilarsi. Abbiamo due padroni e quasi più nulla da mettere sul tavolo per farci valere, rispettare. Siamo spalle al muro, sotto ricatto, pistola puntata alla tempia: o beviamo, o affoghiamo. Alla fine, probabilmente, i due diventeranno una cosa sola, forse lo sono già (su certe questioni legate alla NATO, di sicuro), potrebbe addirittura saltare fuori un competitore, e se noi non ci saremo smarcati prima che questo avvenga, non basteranno cento anni per riavere indietro la nostra dignità, il nostro diritto anche a morire di fame, ma come pare a noi, la nostra indipendenza, se mai la otterremo, se mai ci accorgeremo di averla persa, se mai ne sentiremo la mancanza – cose delle quali dubito: con tutti gli zeri che vi sono in giro e non smetteranno di esistere, quel giorno potrebbe non arrivare mai.

21 Febbraio 2014

Berlusconi promette dentiere gratis per gli over 60. Ho le allucinazioni, non può essere vero, sto sognando. Qualcuno mi assicuri che il 25 maggio gli over 60 e i loro figli andranno a votare in massa e sulla scheda elettorale scriveranno un gigantesco "vaffanculo, stronzo".

A proposito, Silvietto, non è che potresti estendere l'offerta anche agli over 50? Avrei giusto bisogno di farmi una protesti, così quando arriverò a sessant'anni e non avrò nulla da mettere sotto i denti, potrò almeno esibire uno splendido sorriso... Dai, pensaci.

Ora, scherzi a parte, bisognerà pur dire che le dentiere fornite dal Servizio sanitario  sono sempre state parzialmente o totalmente gratuite, il costo dipende dai fondi disponibili, dalle normative in vigore e dal reddito del richiedente. E occorre aggiungere anche che Berlusconi non è nuovo a simili boutade (vedi articolo): già nel biennio 2003-2004, "elargì", prendendosene il merito, 4.725 protesi dentarie contro le 7.000 previste. La "sperimentazione" avvenne soltanto nel Lazio e non ebbe seguito (vedi altro articolo).

Infine, si noti la foto pubblicata a commento dell'articolo apparso sull'Huffington Post che c'informa dell'imperdibile offerta "un voto, una dentiera": non so se sia frutto di un ritocchino spiritoso dei grafici o di una pensata di Silvietto, ma Berlusconi ritratto di profilo, senza un dente, sottintende una certa malefica genialità.

21 Febbraio 2014

Questo è il paese degli insaputi. Frutti flaccidi cadenti dalla Beozia sempervirens.

25 Febbraio 2014

Allora, cara Europa e cara NATO dei miei stivali, ora che in Ucraina i vostri compagnucci di merende hanno preso il potere, la brava gente che dovrà sloggiare per non ritrovarsi con la gola tagliata, la ospitate voi a casa vostra, cioè nostra?

E voi, bimbiminkia di ogni età che avete esultato per la caduta di un regime inesistente, per il colpo di stato dei falsi euopeisti ucraini, il più finanziato e rapido degli ultimi anni, avete già pronte le camerette per ospitare i profughi ebrei, i dissidenti politici, le persone LGBT* e chiunque non sia un bel po' nazi?

Vedete, carissimi idioti in buona e cattiva fede, il problema è che quando la cancrena alligna, alla fine si diffonde, infetta tutto quello che gli sta intorno. Dove andranno, dove andremo quando l'Europa dei poteri forti, dei banchieri, dei servi, marcerà compatta sotto un'unica bandiera uncinata a stelle e strisce?

28 Febbraio 2014

Il nostro paese, l'Europa, scivolano rapidamente nel baratro della barbarie e il controcanto è una baia lussureggiante, acqua limpida, cielo terso che quasi acceca tanto è luminoso, intenso. Leggo di stupri di bambini ad opera di educatori, preti, e subito appare un micetto spettacolare con occhi di giada. Torna più feroce che mai l'odio verso le persone LGBT*, in Russia, in Uganda, in Italia - ed ecco una tela straordinaria di Botticelli. Renzi imperversa con le sue bimbominchiate che pagheremo tutti a carissimo prezzo, e scoppia l'amore tra un cane e una paperella. Il M5S si tira avanti con il lavoro facendo pratica di epurazioni a partire da sé, e sboccia la primavera con tripudio di fiori in chissà quale parte del mondo...

La schizofrenia di FB può mandare in corto anche il cervello più affidabile.

19 Aprile 2014

Lottare. Lottare ogni istante senza un attimo di respiro, riposo. Lottare per rimanere in piedi, aggrappandosi al poco che resta, seppur piccolo, vacillante, come una fiammella di cerino.

Un'esistenza in marcia, un passo avanti all'altro, in sottrazione del precedente. Ogni giorno rinunciare a qualcosa: via una lacrima, via un sorriso, via una cosa, via un'altra. Dicono che si può fare a meno di tutto, può essere, tuttavia vi sono limiti superati i quali diventa difficile dare senso all'ostinazione di vivere.

In marcia, su un tapis roulant. Camminare per non cadere. Camminare, camminare senza riuscire ad avanzare. Qualcuno sostiene che non è importante dove si sta andando, dove si arriva o quanta strada si è percorso, conta il viaggio, in sé. E' vero, ma ciò vale anche se non ci si è mossi di un solo centimetro? Se si è rimasti chiusi in una stanza guardando il mondo dalla finestra? E per quanto si può ancora camminare se per alleggerirsi si deve rinunciare persino all'illusione di una meta, foss'anche solo arrivare a sera?

Ed è in questa immensa miseria, in questo spazio senza spazio, senza prospettive e senza luce, che tutto diventa insormontabile, insuperabile, insopportabile.

2 Maggio 2014

In Italia, guai a toccare le corporazioni. E' una tradizione storica averle e conservarle, contro ogni logica e convenienza - sono l'orrido equivalente del campionato di calcio, la pizza e il Festival Di Sanremo. Prova a metterli in discussione e vedrai che putiferio.

19 Maggio 2014

Briciole, ma di briciola in briciola si mette il pane in tavola.

Lo so, chi ne avrebbe davvero bisogno, chi è fuori dal mercato delle elemosine, dell'assistenza sociale così superficialmente, allegramente centellinata, fuori dal circuito degli assistiti cronici, da una generazione all'altra, di parente in parente, chi non ha ottenuto urlando e minacciando, chi non crede che tutto gli sia dovuto in virtù di una millantata e spesso inesistente "povertà" - chi, silenzioso e invisibile, vive la sua condizione di indigente con vergogna o soltanto pudore, nemmeno sa che a qualcosa ha diritto e quindi nemmeno la chiede, si da perdente, escluso in partenza, e piano piano affonda, evapora.

A queste persone che non vanno a prendere i pacchi alimentari per poi regalarne il contenuto perché tanto hanno già il frigo pieno, che non sanno dov'è l'ufficio casa, che non si rivolgono alle assistenti sociali per risparmiarsi almeno l'umiliazione di sentirsi irrisi o ignorati - a queste persone penso, spesso, perché ho visto le auto usate come dormitorio, i sacchi a pelo nascosti durante il giorno in qualche putrido angolo, ho visto rubare qualcosa da mangiare perché la pensione non basta, ho visto lo sfruttamento per pochi centesimi e forse neanche quelli.

Che se una casa non l'hai più, se una busta paga non sai cos'è, gli 80 euro di Renzie o gli sconti sulle utenze ti fanno ridere, ma ridere davvero.

Va bene così? No, di certo, ma le briciole servono - con una briciola, talvolta, si supera l'inverno.

Ricordo il tempo in cui vivere a Lucca aveva senso, non per la sua bellezza, ma per la vita che vi si respirava, per le idee, la fantasia, la voglia e la capacità di accogliere, stare insieme tra impegno e disimpegno, fare comunità ancorché un bel po' sgangherata e anarcoide. Lo sfascio generazionale e culturale degli ultimi 20/30 anni, si è portato via tutto: i cervelli, prima - i corpi, poi.

22 Maggio 2014 - Ospedale San Luca

Dell'ospedale "nuovo" di Lucca non importava a nessuno. Facciano - mugugnavano i lucchesi - tanto non lo finiranno mai. San Filippo sott'acqua? Chi se ne frega dei quattro sfigati a cui Regione e Comune hanno rovinato la vita per una delle colate di cemento più insulse degli ultimi 100 anni. Soldi che migrano, fischiettavano altri. Perché Lucca è così piccola che, gira-gira, tutti hanno almeno un santo in paradiso, perciò è bene tacere e aspettare, prima o poi qualche briciola cade dal tavolo delle spartizioni e a star zitti, buoni, c'è sempre da guadagnarci.

Ora l'ospedale "nuovo" è aperto e (s)funzionante.

Le anime belle scoprono che il parcheggio è a pagamento e se non paghi o lo eviti, piovono multe. Scoprono che il comune ha firmato un contratto capestro lungo vent'anni con il gestore dei servizi impegnandosi a rifondergli il danno qualora gli introiti previsti sfruttando le disgrazie altrui venissero a mancare. Scoprono che al primo acquazzone non solo San Filippo, ma anche l'ospedale finirà sott'acqua e loro con lui qualora, al bisogno, si trovassero lì. Scoprono che parte dei terreni acquistati per la costruzione dell'avveniristico edificio, appartenevano ai parenti dei soliti noti. Scoprono che il San Luca sarà un contenitore semi-vuoto dato che per accedere a certa specialistica (precedentemente garantita in loco) dovranno scarpinare sino a Cisanello (Pisa). Scoprono che se prima andavi all'ospedale e avevi tutto in un solo posto, ora ti tocca fare avanti e indietro dal San Luca al Campo di Marte perché il fantasmagorico "polo unico" s'è perso per strada, come te. Scoprono che il bel palazzone pare un centro commerciale e non ci si capisce nulla. Scoprono che il personale non sa nemmeno spingere le lettighe perché, essendo un modello mai visto prima, non riescono a muoverle senza andare a sbattere da qualche parte. Scoprono che tutto è cambiato (in peggio) tranne i tempi di attesa al Pronto Soccorso che erano e restano da terzo mondo (non meno di otto ore qualsiasi accidente si abbia). Scoprono che all'interno dello stabile i cellulari non hanno campo, che mancano le maniglie alle finestre e dove le maniglie vi sono le finestre non si aprono. Scoprono che il personale di collegamento tra le famiglie e il Pronto Soccorso è stato ridotto rendendo impossibile la comunicazione, che nella sala d'aspetto non c'è acqua, né sedie, né spazio per passeggiare nervosamente maledicendo il Sindaco. Scoprono che a conti fatti l'ospedale "nuovo" ha meno posti letto e quindi finalmente si chiedono dove metteranno la gente se già prima ce n'erano meno del necessario. Scoprono che ora si paga, che, Isee o non Isee, l'assistenza gratuita non esiste più. Scoprono che il San Luca è anche un problema loro, un problema bello grosso.

Non succederà nulla, naturalmente. Il buon lucchese abbiente farà fagotto e se ne andrà di buon grado nelle strutture private o in quelle pubbliche dei comuni e delle province vicine, gli altri si metteranno in fila sperando di riuscire a farsi curare e qualcuno resterà a casa lasciandosi morire. Alla fine, tutti faranno esattamente quello che lo Stato italiano si aspetta: moriranno o subiranno, in silenzio o al più lamentandosene su FB.

23 Maggio 2014 - Ospedale San Luca

Che l'ospedale San Luca sarebbe stato un problema e che servisse solo a riempire le tasche di pochi a danno di molti, si sapeva sin dall'inizio. Che la decisione di costruirlo sia responsabilità della giunta Fazzi, anche. Persino il redivivo Favilla, suo successore appartenete alla stessa area politica, si dichiarò contrario, ciò nonostante (sebbene vi fossero i presupposti e gli strumenti per farlo), nessuno ne ha fermato o, meglio, impedito la costruzione. Nessuno ne ha ridiscusso i termini contrattuali. Nessuno, nemmeno il buon Tambellini (che pure arriva per ultimo, a giochi fatti) ed ora deve gestirne le conseguenze.

Contro la decisione di costruire, date le premesse e le evidenze, avrebbe dovuto insorgere la cittadinanza, ma in quei giorni e negli anni successivi, i lucchesi erano evidentemente impegnati a fare altro. Ora, ad esclusione delle poche persone che si sono battute per evitare lo scempio o limitarne i danni, tutti giù dal pero - ed è un effluvio di accidenti. Troppo tardi, non vi è dubbio. Chi è causa del suo mal...

Pare che Lucca (cioè noi) debba alla regione una cifra a sei zeri per la sua realizzazione. A questa cifra da capogiro si devono aggiungere tutti i soldi che sono e saranno necessari per tamponare (non risolvere) i danni idrogeologici causati dalla sua improvvida costruzione. Vi saranno poi contenziosi legali da sostenere e aggravi di spesa a carico del sistema sanitario. A questa montagna di denaro che sarà sottratta alle tasche dei cittadini inutilmente (e che dunque non sarà usata per migliorare i servizi esistenti, né per continuare a garantirli), si aggiunge sin da adesso l'enorme (in termini volumetrici ed economici) problema di cosa farne del Campo di Marte. Personalmente vi trasferirei tutti, ma proprio TUTTI, gli uffici pubblici, così la finiremmo di pagare le utenze, la manutenzione e gli affitti d'oro elargiti generosamente ai privati per tenere al caldo i culoni flaccidi dei nostri burocrati, e il cittadino potrebbe finalmente smetterla di perdere giornate intere saltellando da un ufficio all'altro in giro per la piana. E' presumibile che ciò costerebbe alle casse del Comune (cioè ancora a noi) una cifra di poco inferiore alla costruzione del San Luca, perciò temo che il vecchio ospedale farà la fine di ogni altro immobile caduto in disuso: creerà problemi di ordine pubblico e di sicurezza, sarà oggetto di furti e vandalismi, si sbriciolerà sotto il nostro naso, poi, quando si sarà deprezzato abbastanza, sarà venduto per pochi spiccioli a qualche privato che ne farà quel che gli pare, guadagnando i soldi che noi invece avremo perso.

Eppure, incredibilmente, questo sarebbe il male minore.

25 Maggio 2014

Nella vita che sarò, sono intersezioni, aria ed acqua - nel vento -, o una brezza appena, la gocciolina che cade dalla foglia al fiore.

26 Maggio 2014 - Elezioni Europee

Mamma mia, che botta.

Relativamente all'Italia, i dati elettorali dimostrano con chiarezza agghiacciante solo due cose:

1) oltre il 40% degli aventi diritto al voto pensano di vivere su un altro pianeta;
2) oltre il 68% dei votanti vive nel mondo dei sogni.

Dal computo e dalla rappresentatività resta drammaticamente esclusa quella parte di cittadinanza (non necessariamente consapevole) su cui gli uni e gli altri contano di pulirsi le scarpe, a cui sperano di far pagare il conto.

L'Europa va a destra e l'Italia a sinistra? Ma politologi, giornalisti e commentatori sono scemi? Sento anche parlare con un certa soddisfazione di tripolarismo (PD, M5S e FI). Tutto sbagliato, signori: il PD non è un partito di sinistra, non è nemmeno un partito di centro sinistra e l'Italia affoga allegramente in un BIPOLARISMO MONOCOLORE - PD da una parte e FI (inclusi gli storici compagnucci di merende già pronti all'alleanza) dall'altra. Monocolore, certo: il grigio, un asfittico grigio che va dal bianco al nero. Il rosso, il verde, la sinistra non esistono più. L'incolore M5S, a causa dei limiti propri intrinseci e dell'imponente fuoco di sbarramento messo in atto dai grandi partiti e dal corpus sociale, non ha alcuna possibilità d'incunearsi e scardinare - anzi, ora che la sua inconcludenza, la sua irrilevanza sostanziale è divenuta manifesta, gli si riconosce il peso che non ha attribuendogli l'autorevole ruolo di terzo incomodo, così i riottosi e gli scontenti possono illudersi di avere un'alternativa, possono continuare a suonarsela e cantarsela senza far danni.

PD, FI e i loro alleati si spartiscono la torta e le briciole. Hanno governato insieme sino ad ora fuori da ogni regola, continueranno a farlo con sempre maggiore legittimazione, quella data dagli elettori e quella che si prenderanno adeguando alle proprie esigenze la costituzione, leggi elettorali e quant'altro.

Tanti saluti alternanza, tanti saluti pluralismo, tanti saluti democrazia. Missione compiuta.

26 Maggio 2014 - Elezioni Europee

Ho letto commenti dove si accusano gli elettori de "L'altra Europa con Tsipas" di aver sottratto il 4,3% dei voti alla vittoria del M5S. No, dico, ma almeno una semplice addizione 'sta gente è in grado di farla? Accendere il cervello no? I votanti di Tsipras sono di sinistra, gli unici rimasti, gli unici anni luce distanti dal grillismo, dal PD e tutti gli altri! Se non ci fosse stato Tsipras non avrebbero avuto nessuno da votare e infatti alle prossime elezioni politiche (se vi saranno, cosa niente affatto scontata) non so chi o cosa potranno sostenere...

Questo paese è proprio senza speranza. E' la materia cerebrale che scarseggia.

27 Maggio 2014

La situazione in Ucraina è complessa. Su quell'area geografica convergono gli interessi dei due blocchi - quello occidentale e quello orientale, per intenderci. Responsabilità dell'Europa e degli Stati Uniti aver acceso la miccia, aver armato la mano dei nazifascisti per sottrarre il paese all'influenza sovietica - gli altri, gli aggrediti, cosa dovrebbero fare? Prendono le armi che arrivano dall'Est e sparano, per difendersi, sperare di non finire nel NOSTRO tritacarne, si raccomandano a Putin. In mezzo i civili, quelli a cui preme solo di riportare a casa la pelle, che fino a pochi mesi fa erano utili ingranaggi di un sistema democratico, che non davano noia a nessuno e che, forse, manco le capiscono certe cose o forse le capiscono molto meglio di noi.

L'Europa, fiancheggiando gli Stati Uniti, ha già fatto le sue scelte. Si è già macchiata le mani di sangue. Andrà, andremo in Ucraina ad ammazzare e farci ammazzare se e quando i resistenti parranno prevalere, non prima - e per il momento questo rischio non c'è. Dio non voglia, perché in quel caso non basterà rimbambire il cervello dei teledipendenti con formulette di comodo tipo "missione di pace" - i russi non ci permetteranno di raccontare bugie, quelle parole ce le ficcheranno su per il didietro.

La consapevolezza non si compra al mercato per pochi spiccioli. La consapevolezza non ha prezzo, te la devi sudare. I bastardi sono liberi di fare quello che vogliono perché c'è sempre qualcuno che glielo permette, talvolta traendone soddisfazione personale.

28 Maggio 2014

Ucraina. Così l'Europa avrà il suo bagno di sangue (che settanta anni senza genocidi - balcani a parte -, senza eserciti a caccia di civili, son troppi).

Varrebbe la pena di uscire dall'Euro solo per vedere la faccia dei tedeschi, ma uscire dall'Euro senza avere un governo dalla parte dei cittadini, sarebbe una sciagura di proporzioni inimmaginabili.

E' inutile capire qualcosa di macroeconomia se poi non hai nulla da scegliere quando vai a votare, quando l'alternativa tra Renzi e Berlusconi è Grillo.

29 Maggio 2014 - Ancora sulle Elezioni Europee

Voto mobile - qualcuno lo definisce liquido (e risparmio le battute su quale tipo di liquido sia). E' vero che l'astensione non è un'espressione di voto, ma cavoli, questa gente esiste e, per menefreghismo o qualsiasi altra ragione di cui, francamente, non m'importa un tubo, ha fatto, fa e farà le sue scelte, fuori e dentro la cabina elettorale. Questa gente, pesa - tantissimo. Sebbene non voglia sporcarsi le mani, mostra di sé molto più di quello che pensa, molto più di quello che noi stessi vediamo.

L'esistenza dell'astensione nelle proporzioni attuali, non solo accende i riflettori sui dati elettorali reali, ma soprattutto, e pare un paradosso, da forza, legittimità, potere, a compagini che non vanno oltre il 20% del consenso espresso dall'intero corpus elettorale (votante e non votante).

Il nostro sistema permette e in un certo senso incoraggia l'astensione. Una comoda stortura che produce, appunto, paradossi (effetti) pericolosi, buoni per i partiti (che possono sedere in parlamento e governare pur essendo delegati a farlo da un numero non realmente rappresentativo di cittadini), pessimi per la democrazia.

Non stiamo parlando di un'assemblea associativa dove c'è un numero legale da raggiungere perché le si possa riconoscere validità legale, dove i partecipanti ricevono dagli assenti una delega che li autorizza a farne le veci, dove un voto non vale uno ma due, tre, quattro, cinque, dipende dalle deleghe ricevute (il cui numero, comunque, ha un limite oltre il quale non si può andare, limite previsto nello statuto, nei regolamenti e quant'altro). Stiamo parlando di uno Stato in cui, a quanto pare, si può ricevere un numero pressoché illimitato di deleghe, deleghe indimostrabili, per giunta!

Se a un'assemblea di condominio si presentasse qualcuno pretendendo di rappresentare e di votare, soprattutto, per tutti gli altri o la maggior parte di essi, senza peraltro poter dimostrare di aver ricevuto alcuna autorizzazione in questo senso, gli rideremmo in faccia. Ma quando si tratta di elezioni (politiche, amministrative, europee), non ridiamo, ci sembra normale che la minoranza possa decidere per la maggioranza, che una tornata elettorale sia valida qualunque numero di votanti vi abbiano preso parte. Beh, a mio parere, questo sistema è utile solo a se stesso e a chi se ne serve, è una chiapparella pazzesca, e prima di discutere di preferenze, sbarramenti, sistemi maggioritari e/o proporzionali, faremmo meglio a interrogarci sulle conseguenze che produce.

30 Maggio 2014

L'umanità nel suo complesso (eccezioni a parte che comunque, si sa, confermano la regola) non è una latrina, è peggio, molto peggio - e ve lo dice una che vede nero ma evidentemente non abbastanza. Se un tempo l'ignoranza era una condizione nella quale si nasceva e dalla quale non si poteva uscire, oggi è una scelta - si sceglie, cioè, di non sapere, di non vedere, di non capire. Scusanti non ce n'è più e le chiacchiere stanno a zero.

Come specie (parafrasando il buon Gaber), facciamo più schifo che spavento. Il cosiddetto progresso, il benessere, l'accessibilità ormai quasi illimitata alle informazioni e al sapere, non ci hanno resi più intelligenti, più capaci, più empatici ed aperti, migliori sotto qualunque punto di vista - tutt'altro. Ci hanno semmai impigriti, resi passivi, infingardi, inetti e ancor più schiavi dei condizionamenti e dei dogmi sociali/culturali con i quali ci piace imbrigliare non solo le nostre esistenze, ma soprattutto quelle degli altri. Individualmente, da soli, non sopravvivremmo un'ora. Come gruppo, al massimo arriveremo a sera. E questa è, per me, una speranza. Questo è l'augurio che faccio al pianeta terra e all'Universo intero. Siamo una specie programmata per distruggere. Quando avremo finito con quello che ci sta sotto i piedi, cominceremo con quello che ci sta sopra - e non ho dubbi che particelle del nostro potenziale distruttivo stiano già colonizzando lo spazio.

Perciò spero, mi auguro, che lassù trovino al più presto un antidoto. Non vorrei avere sulla coscienza anche i marziani.

3 Giugno 2014 - Ospedale San Luca

Dunque, l’ospedale “nuovo” di Lucca, il San Luca (barzelletta o spina nel fianco, dipende se stai tra i sani o i malati), pare sia abusivo e pare che non sia nemmeno del Comune che lo deve riscattare al costruttore entro un tot di anni (non oso immaginare cosa preveda il contratto in caso di inadempienza).

Intanto che il faldone sull’affair San Luca si arricchisce di roba ai confini della realtà, i posti letto in certi reparti sono già esauriti, come ampiamente previsto, e i pazienti vengono dirottati ovunque sia possibile, così i parenti, che prima pagavano a prezzo d’oro il parcheggio per poter assistere i propri cari, ora, se possono, devono andare a spasso per la Toscana spendendo 100 invece di 10 (se non possono perché anziani, senza macchina, senza soldi, loro stessi malandati, ecc. – chi se ne frega).

Medici e infermieri che comunque non hanno mai particolarmente brillato per umanità e gentilezza, a causa di questo disastro pare stiano andando fuori di testa – giungono segnalazioni di maltrattamenti ed altri abusi.

Pure loro pagano il parcheggio, così capita che appena arrivano i vigili per multare le numerose auto in divieto di sosta, abbandonino i reparti per correre a spostarle.

Da quando ha aperto il San Luca, in città Vigili se ne vedono pochi. Per forza, sono tutti là a far cassa.

E con questo breve aggiornamento sull’ospedale, vado a lavorare ringraziando Dio di godere ancora di buona salute.

11 Giugno 2014

A me sembra che, di questo passo, tra servizi in mano ai privati e gabelle di ogni tipo (alcune anche incostituzionali), si stia andando verso una spaccatura sociale nettissima dove, se hai i soldi - campi (mangi, ti curi, mandi i figlia a scuola, hai un tetto sulla testa), se non li hai - crepi (e non metaforicamente: prima la morte civile, poi quella fisica - con gran sollievo di chi la sfanga perché "se muori tu, non muoio io).

Il futuro mi spaventa perché lo vedo, lo respiro, lo vivo sulla mia pelle. Coloro i quali lo hanno progettato, coloro i quali lo stanno realizzando e coloro i quali lo caldeggiano, meriterebbero di farsi un giro nella pelle di chi ne paga e ne pagherà le conseguenze. Un giro di sola andata - a mai più rivedersi.

19 Giugno 2014 - Ospedale San Luca

Via, devo ammetterlo, a parte l'atrio d'ingresso che pare di entrare a Ikea, a parte che è un’enorme scatola vuota piena di enormi, inutili spazi vuoti percorsi da lunghissimi corridoi vuoti (ma l’ospedale, dov’è?), il San Luca mi è piaciuto.

La transizione dal Galli Tassi (che ho visto quand'era ospedale), a questo edificio costruito con i Lego passando per lo scandaloso Campo di Marte (altra vicenda edilizia ai confini della realtà nei suoi sviluppi degli anni Ottanta), dà proprio il senso e la misura del tempo trascorso: cinquanta anni - un'era geologica, passata in vano.

Il personale ospedaliero è sull'orlo di una crisi di nervi ma, non so come sia possibile, ho trovato più gentilezza e comprensione che isteria o rabbia. Direi che in generale ce la stanno mettendo tutta per sopravvivere al cambiamento. Certo, sono ancora parecchio confusi ma, seppur assediati dai visitatori che, come loro, non si raccapezzano, mantengono il controllo e talvolta riescono persino a dare indicazioni corrette.

Il San Luca è un labirinto inestricabile ma piacevole con i suoi colorini pastello, i percorsi rossi e blu (evidente citazione cinefila - Matrix). Per risparmiare sulle lettere dell'alfabeto, i cartelli omettono certe specializzazioni aggiungendo però codici incomprensibili che mi dicono essere omnicomprensivi e di cui il personale stesso ignora il significato. Imparerà, impareremo.

E' ancora pulito, il San Luca, profuma di pittura idrorepellente. L'aria condizionata lo tiene fresco senza esagerare e i condizionatori, nuovi di trinca, per il momento non veicolano agenti patogeni, poi, tra un anno, con le finestre che non si aprono, tutti dal dottore, ma per adesso ci si consola.

Salendo al primo piano, approfittando dell'ampia scalinata (altra citazione cinefila - Titanic o Via col vento, fate voi) o della provvidenziale scala mobile (finché dura), troviamo il ristoro - quasi un Open Space con banconisti rigorosamente in divisa, giovani e belli. Più commessi da franchising che baristi (scalcinata Cooperativa San Luca, mi sei mancata). Penisole, sgabelli, qualche tavolino, un bancone ampio e fornito, vista sull'inaccessibile chiostro ciottoli bianchi ed erbetta campetto da golf, annaffiata con camomilla. Una specie di Buddha Bar - contestualizzato.

L'accettazione sembra una sala regia, o una sala scommesse, con tanto di comunicazioni tramite altoparlante - effetto Station, se passasse un Intercity nessuno vi troverebbe qualcosa di strano. Molte sedie, molti sportelli schermati (sai, la privacy), molti impiegati. Ohhhhhhh.

Tante sale d'aspetto, in sequenza, sedie in metallo tre a tre, ben disposte per creare salotti, un senso d'intimità. Tanti bagni, tante porte, tanto ordine che intimidisce, ammansisce.

Nell'attesa, si può passeggiare nell'atrio ammirando le vetrinette che prima o poi conterranno i reperti archeologici rinvenuti sul sito, durante gli scavi. Dagli etruschi ai Baciocchi - poi, la spazzatura è diventata spazzatura: oggi costa un botto e non vale nulla.

Davanti all'ingresso del bastione pannellato multicolor, il via vai di autobus semivuoti (sino a tre, tutti in fila - capolinea, caput mundi). Tutt'intorno le aiuole, neanche un posacenere o una panchina, i fuscelli appena piantati, il parcheggio con i suoi percorsi obbligati. Entri gratis - esci solo se paghi.

E poi le buche - e che buche! Perché arriverà l'inverno, arriveranno i monsoni, e allora o le buche conterranno il diluvio, o il San Luca comincerà a galleggiare e veleggerà verso il porto di Genova da dove, con la Nina di Prato, la Pinta di Pistoia e la Santa Maria delle Apuane, salperà alla ricerca di una via per le Indie, invece scoprirà l'America e ricominceremo tutto daccapo giacché la storia insegna, ma non ha scolari.

Tra le cose che ho apprezzato maggiormente, la mensa: con qualche euro (mi sembra poco più di sei) chiunque può mangiarvi. La pecca: manca la filodiffusione - un sottofondo musicale ci starebbe da Dio. Per le cure, rivolgersi altrove.

2 Luglio 2014

Se stai laggiù in fondo, ultimo tra gli ultimi, non sei nemmeno spazzatura - semplicemente non esisti. Se stai laggiù, e lo sai, non ti rimane che una lotta perenne, quotidiana, per arrivare a sera con il minor numero possibile di ossa rotte. Se stai là, e lo sai, non riesci più ad essere sciocco, tutto sembra quello che è - terribile e ingiusto. Guardi gli altri ridere, sgomitare, camminarti addosso e non ti capaciti, non riesci a farti una ragione di fronte a tanta indifferenza e disprezzo, a tanta stupidità e ferocia.

Quando stai laggiù, in fondo al pozzo della sopravvivenza, il cielo è grande come una moneta da un centesimo.

Non vi è dubbio che si nasca biologicamente maschi o femmine, non vi è dubbio che talvolta la biologia mischi le carte. La "natura" è meravigliosa proprio per questo. Questo è la natura. Ma gli esseri umani non sono solo natura, sono anche, talvolta soprattutto, cultura. La vita degli esseri umani ne è totalmente o fortemente condizionata. Tra la "natura" e la "cultura", s'incunea la percezione di sé e del mondo, e qui nessuno, ma proprio nessuno può fornire spiegazioni scientifiche inoppugnabili, meno che mai esprimere giudizi.

La sessualizzazione dell'infanzia, sin dai primi giorni di vita, è il tentativo disperato, consapevole o inconsapevole, di contenere, definire e determinare l'intera esistenza degli esseri umani. O di lì, o di là, secondo il dualismo asfittico maschio/femmina, rigorosamente in salsa eterosessuale, secondo la visione androcentrica che assegna agli uni e alle altre ruoli sessuati rigidi, sostanzialmente immutati e immutabili, in cui i maschi sono sempre un passo avanti e le femmine sempre un passo indietro. Uno status mentale così radicato, così profondamente interiorizzato da non essere avvertito nemmeno dalla parte lesa la quale, per prima, avvalla, difende e perpetua il condizionamento ritorcendolo contro se stessa e la sua prole.

Mi sono sempre chiesta cosa accadrebbe se i bambini, a prescindere dal genere, potessero nascere e crescere in un contesto sociale e familiare completamente desessualizzato, in cui non esistano modelli precostituiti ai quali siano costretti ad adeguarsi, pena l'irrisione, la stigmatizzazione, la repressione violenta, psicologica e fisica. Il buon senso mi dice che avremmo persone quantomeno migliori e ciò mi basta, dovrebbe bastare soprattutto a chi i bambini li genera, li alleva, li istruisce ed educa, perché il fine ultimo della procreazione e della cura, dovrebbe essere quello di avviare alla vita esseri umani in grado di autodeterminarsi, capaci di realizzarsi, di scegliere liberamente chi essere e cosa farne di sé. Esseri umani che sappiano chi sono e guardandosi allo specchio possano riconoscersi pienamente.

16 Luglio 2014

Porterà il vento un po' di me? Sparpaglierà il mio cuore come sparge la polvere, la sabbia, le foglie, i semi? Avrà pietà restituendomi alla musica?

28 Luglio 2014

Finisce la pazienza. Finisce la speranza. Finiscono le illusioni, finisce la giovinezza. Le risa, se mai vi sono state, non bastano più, non bastano gli sguardi, le rassicurazioni, le promesse. Allora si resta soli a guardare l'ennesimo tramonto, si resta soli aspettando la fine dell'ultimo giorno, l'ultima ora, l'ultimo minuto, l'ultimo secondo, l'ultimo respiro. Soli di fronte a un'esistenza mal spesa, a ciò che si è e più frequentemente non si è fatto, ai torti inflitti, subiti, di fronte agli errori, ai rari attimi di gioia che da soli non bastano, non sono mai bastati, non basteranno mai.

L'amore non finisce, finiscono le parole. La vita è aria.

1° Agosto 2014

Scenari di guerra e devastazione si alternano a tavole imbandite, pelli abbronzate, paesaggi paradisiaci, luoghi di spensierate, indifferenti vacanze, reali o immaginarie che siano. Nei fotogrammi intermedi, come in una dissolvenza incrociata opera di un montatore diabolico, accenni, pizzichi subliminali di esistenze autocelebranti, comunque in frantumi: l'umanità annaspa, delira, improvvisa balletti, acrobazie sulle macerie fumanti del mondo, sui cadaveri delle donne e dei bambini esibiti, rifiutati o contesi dagli zombie, dai cannibali, dalle avverse, schifose tifoserie. Già visto, già fatto, già detto, già consumato, mangiato, digerito o vomitato. Interminabile coazione a ripetere. Promemoria in bianco per smemorati e analfabeti. Il vuoto che si fa parola, tra sordi. E intorno, dentro, la superbia, la cupidigia, la lascivia, l'invidia, l'avidità, la collera, l'accidia, rintuzzano il fuoco, accendono falò, riducono in cenere millenni di sforzi tesi a far del genere umano una specie degna di esistere, meritevole di sopravvivere, anche a se stessa.

Quello che siamo (nulla), quello che possediamo (spazzatura), è costato miliardi di vite e la distruzione del pianeta.

Sicuri che ne valesse la pena? Sicuri di valere tanto?

Io so che non ne valeva la pena, io so che non valiamo tanto - ma sapere non aiuta, soprattutto non rimedia.

7 Agosto 2014

Se oggi piango, non mi fermo più. Sono in arretrato di cinquant'anni.

21 Agosto 2014

Ci sono giorni in cui si vorrebbe essere piccoli, così piccoli da stare dentro una scatola di cerini. Chiusa.

24 Agosto 2014

Preparo la valigia: ci metto dentro un po' d'aria perché mi sostenga in questo nuovo viaggio. Il resto lo lascio a casa, così non potrò perderlo.

19 Settembre 2014

Buon viaggio a chi cammina nel mondo con il mondo negli occhi.

7 Ottobre 2014

Sulla questione del riconoscimento di pari diritti e opportunità estesi anche alle fasce della popolazione ora discriminate (d'altronde, i diritti o sono di tutti, per tutti, o non sono diritti - sono privilegi), se Alfano, Renzi e tutte le sentinelle in piedi, sedute, sdraiate, cieche, sorde e zoppe non intendono ragioni, ne traggano le conseguenze e coerentemente con il proprio settarismo ed oscurantismo, con la propria volontà di difendere la sovranità nazionale solo quando si tratta di favorire alcuni a danno di altri, facciano uscire l'Italia dall'Unione Europea.

10 Ottobre 2014

Non si può chiudere questa giornata augurando la buonanotte. La buonanotte vale per chi va a dormire, per chi ha ancora un letto e può spengere la luce, per chi può permettersi il lusso di sbattere fuori da sé il dolore, la rabbia e la paura. E allora che passi presto il buio, la notte, che arrivi il giorno e odori almeno di caffè.

Quando finalmente avremo uomini e donne NORMALI ad amministrare il territorio, non ci sarà più un territorio da amministrare.

11 Ottobre 2014

Ognuno cambia vita facendo i conti con quello che ha ed è - ed io, immodestamente, m'accontento.

12 Ottobre 2014

Se vi fossero studi attendibili, una casistica degna di questo nome, probabilmente scopriremmo che la percentuale di uomini molestati o abusati non è molto inferiore alla percentuale di donne che subiscono il medesimo trattamento. Scopriremmo, però, che gli abusi, le molestie, di norma cessano con la maturità sessuale, o almeno nel momento in cui il maschio comincia, a sua volta, ad esercitare il potere, ad affermare la propria virilità, anche con prepotenza, anche attraverso la coercizione e forme di violenza più o meno sottese. Se la virilità, se l'affermazione di sé non vengono fuori per i più svariati motivi, nei modi per consuetudine largamente interiorizzati, accettati, condivisi e attesi, se egli non incarnerà il ruolo dominante lui spettante in quanto maschio, sarà percepito come "diverso", inferiore, uno scherzo di natura, una femmina, e come tale verrà trattato - è probabile, allora, che avrà nella vita altre occasioni di essere molestato, abusato, di certo sarà vessato e irriso.

In questo accanirsi vi è machismo, androcentrismo, sessismo, misoginia e omo-transfobia. Inutile girarci intorno. E' sempre stato così, accade di continuo. Vi è machismo, androcentrismo, sessismo, misoginia e omo-transfobia a livelli tali che i maschi dominanti adottano forme di stupro che hanno in sé lo scopo ultimo di sopprimere, cancellare - perché una donna dopo lo stupro serve ancora per altri stupri, servirà ad altri maschi per generare i loro figli e accudirli, un uomo no, non è buono nemmeno per quello e il suo seme contaminato dalla debolezza, dalla femminilizzazione, è un pericolo per tutta la discendenza maschile che potrebbe esserne contagiata.

Nei campi di concentramento gli omosessuali venivano sodomizzati con bastoni volutamente spezzati - una sentenza di morte, pubblica, feroce, che condannava ad un'agonia lunga e terribile. Da tale pratica il modo di dire "rotto in culo". Insufflare aria ha il medesimo scopo: lacerare l'identità e il corpo, ridurli in mille pezzi cosicché non vi si possa porre rimedio. Una punizione esemplare, definitiva, senza appello, senza ritorno - e se sopravvivi di certo non vai a raccontarlo perché se lo fai, se denunci, è come se ammettessi la tua alterità, inappropriatezza, la tua distanza dal branco, dai suoi valori e dalle sue leggi.

Il branco è composto da maschi e femmine, sia chiaro. L'appartenenza al genere femminile non esenta da colpe e responsabilità - esse sono tanto più evidenti e sconcertanti perché da chi subisce storicamente la violenza, il giogo della subordinazione, dell'oppressione, ci si aspetterebbe almeno un moto di ribellione, un dubbio, invece scatta immediata e acritica, feroce nella forma e nella sostanza, la difesa dello stupratore, incolpevole soprattutto se agisce per scherno, per reazione a qualche torto subito, ancorché veniale, se non si sporca nemmeno il pene infilandolo nell'orrido orifizio dell'orrida vittima, alla quale raramente è riconosciuto pienamente tale status.

Ascoltare quello che esce dalla bocca delle donne del branco, fa orrore almeno quanto i crimini che esse pervicacemente negano, o minimizzano. Ma è sempre stato così, accade di continuo e non finirà, perché a governarci, a governare chi ha necessità di conformità per sopravvivere, per dare un senso alla propria esistenza, è il bisogno di consenso sociale, a partire dalla famiglia e dalla propria ristretta cerchia di conoscenze, è il bisogno di affermazione, contrapposizione e prevaricazione tra gruppi e singoli individui, per fare quadrato attorno a sé, alle proprie ragioni che coincidono, devono coincidere, con quelle del gruppo di appartenenza o riferimento. Per quel consenso, si è disposti a tutto, anche ad uccidere, lasciar morire.

12 Ottobre 2014

Un conto è la Carta Costituzionale, un conto è il Codice penale. Io penso che sia necessario estendere la punibilità anche nel caso di gesti, azioni e slogan discriminatori e violenti motivati dall'odio verso le persone con diverso orientamento affettivo.

Attualmente, l'Art. 1 della legge del 25 giugno 1993, n. 205, sanziona e condanna gesti, azioni e slogan di discriminazione, odio o violenza per motivi razziali, etnici, nazionali o religiosi, basterebbe aggiunge sessuali e di genere.

Senza questa integrazione, chiunque può dire e fare quello che vuole, "salvo che il fatto costituisca più grave reato".

Ora, siccome i cosiddetti crimini d'odio colpiscono con maggiore frequenza ed evidenza le persone LGBT* e il genere femminile in quanto tale, la modifica mi sembra ED E' oltremodo necessaria. Nei casi di più grave reato, si avrebbe una aggravante, negli altri si potrebbe intervenire andando a reprimere e punire gli eccessi ai quali stiamo assistendo, oggi criticabili liberamente ma non sanzionabili.

La Costituzione è più avanti rispetto alla legge, infatti, all'Art. 3, si legge: "Tutti i cittadini hanno pari dignità sociale e sono eguali davanti alla legge, senza distinzione di sesso, di razza, di lingua, di religione, di opinioni politiche, di condizioni personali e sociali. È compito della Repubblica rimuovere gli ostacoli di ordine economico e sociale, che, limitando di fatto la libertà e l'eguaglianza dei cittadini, impediscono il pieno sviluppo della persona umana (...)" - troppo avanti, in effetti, ma lettera morta, ampiamente disattesa.

E’ stato per la brama di vivere, di acchiappare il futuro. Un po' come inseguire la propria ombra: si corre, si corre - e lei è sempre un passo avanti. Quando lo si capisce e ci si volta a guardare indietro, quasi non vi sono che macerie.

17 Ottobre 2014

C’è chi crede che i disastri causati dal maltempo siano una punizione divina contro i matrimoni gay, una specie di anticipazione del diluvio punitivo che verrà… Mi auguro che si tratti davvero di castigo divino e una volta per tutte, senza eccezioni e senza errori, stavolta, ci spedisca tutti all'inferno. La terra, senza di noi, starà benissimo. E pure noi senza di noi staremo da Dio.

18 Ottobre 2014

Registrare in Italia un matrimonio tra persone dello stesso genere contratto all'estero ma qui di fatto non riconosciuto, non cambia di un virgola lo status giuridico della coppia in quanto ad essa non è riconosciuto alcun diritto e alcun dovere connessi al matrimonio stesso. Tuttavia, è un primo passo, è politicamente e culturalmente rilevante che si faccia, è un atto di resistenza civile pretenderlo. Poi, però (qui sta il nocciolo della questione, la ragione per cui vi è tanta contrarietà), come si potrà, nel tempo, negare l'estensione e la parificazione del diritto in presenza di un riconoscimento? Se registri un matrimonio, significa che lo riconosci come tale e se riconosci il matrimonio, devi per forza consentire che abbia validità legale sotto ogni punto di vista. Ergo… niente registrazioni, niente unioni civili, nemmeno le più squallide e insignificanti, niente leggi che prevedano i reati dettati dall’odio omo, lesbo e transfobico, niente di niente, insomma. E zitti.

23 Ottobre 2014

Niente servizi o servizi per modo di dire, ridotti al lumicino e pure scadenti se non dannosi? Niente tasse, ma zero proprio. Via l'Iva da qualunque acquisto o pagamento, via balzelli vari da qualunque cosa, stop dichiarazione dei redditi, tassazione sul lavoro dipendente e autonomo. Quello che si guadagna s'intasca, quello che una cosa costa in termini di materiali e manodopera, si paga. Se poi le strade si riempiono di buche, vorrà dire che impareremo a ripararle o andremo a piedi. Con cosa pagheremo amministratori, politici e tutto il baraccone che gli gira intorno? Uova e torte fatte in casa - e già mi par troppo.

Per come vanno le cose, piuttosto che avere amministrazioni e governi che spolpano e affamano senza restituire nulla o troppo poco, sarebbe meglio non averli. Liberi tutti e tanti saluti.

25 Ottobre 2014

Ormai le comunità umane, gli Stati, non sono più isolati, a sé stanti. Ciò che accade in un luogo, può avere origini e conseguenze ovunque, anche dall'altra parte del globo, anche sulla luna. Perciò, la "furbizia" che tanto male fa dove nasce, dove diventa sistema, a poco a poco infetta, mette salde radici soprattutto dove trova stomaci pelosi. I "furbi" (quelli veri però, non i ladri di galline), aborrono la politica e la cultura, non si perdono in chiacchiere, stanno tra loro e tra loro fanno affari, di fatto governano muovendo milioni di burattini come fossero pedine su una scacchiera, decidono cosa l'umanità deve comprare, dove, da chi e quanto deve pagarlo, hanno la prima parola sulla nostra vita e l'ultima sulla nostra morte.

Il disastro che stiamo vivendo è responsabilità dei governi legittimi o illegittimi, dei politici e degli amministratori che, pensando di garantire a sé e ai membri del proprio clan potere e privilegi, ne accollano i costi ai contribuenti, a chi quel potere e quei privilegi non ha. Si credono furbi, invece sono solo pedoni, fantocci - tutti sacrificabili, utili idioti, galoppini, servili soldatini al comando di un pugno di assassini sigaro in bocca e foulard al collo.

Alla fine, il sistema crollerà seppellendo i vari Renzi e i vari renzini, i vari Berlusconi e vari berluschini, i vari saltatori da un carro all'altro, da una menzogna all'altra, da quello che pensano gli convenga a ciò che pare a coloro i quali prosperano dentro una fiction sceneggiata dai produttori di spazzatura, poco o tanto pagati per guidare il genere umano verso l'abisso, più o meno consapevoli di farlo. Ognuno ignaro o ben lieto di prendere parte a un teatrino mortifero. Ognuno sicuro che se sarà il primo a sparare avrà salva la vita, intascherà il bottino. Ognuno destinato ad ingrassare i vermi, la pancia flaccida del padrone di turno. Padrone dopo padrone, su-su, sino al vertice della piramide dove una piccola élite di stronzi, ha già deciso tutto e niente gl'importa di ciò che causa e lascia. Le conseguenze, al netto del profitto, dei benefici goduti, non è un problema loro. Se potessimo chiedergliene conto, probabilmente direbbero che la vita è breve ed una: "poterla vivere senza doversi preoccupare che qualcuno ti pisci in testa non ha prezzo" - e naturalmente il conto lo pagano le latrine, ai pieni inferiori. Più in alto si sta, meno ci si sporca le mani - e i capelli, o la pelata. In questo senso, i nostri popolarissimi barzellettieri, nonno Silvio e il nipote bimbominchia Renzuccio, con il guano proveniente dall'attico, ci si fanno il trucco prima di andare in scena.

E con questo buonanotte, italietta della Leopolda. Non ti reggo più.

26 Ottobre 2014

Non c'è speranza. O meglio, la speranza c'è ed è un gran male perché ammorba, è il substrato antropologico, emotivo e culturale su cui, alla fine, implodono le comunità umane afflitte da egoismo, individualismo e fatalismo. Lo speranzoso al massimo è ipovedente, persino con lietezza, accondiscende e perlopiù delega. Si fa un sacco di pippe, insomma, e tira a campa' consolandosi assai.

Non c'è speranza nel senso che non se ne esce, non qui - e il qui, ormai, è ovunque. Vi sono eccezioni, certo, ma queste, lo sappiamo, confermano la regola. Perciò, quando ho voglia di prendere respiro, guardo a loro, poi subito devo distogliere lo sguardo perché voglio rimanere sveglia, non voglio illudermi. E prego, questo è l'unico caso, per quei bagliori lontani - prego affinché il contagio non li raggiunga, affinché i contagiati non riescano a trascinarli nel loro abisso. Prego perché si salvino, in qualche modo ci sopravvivano e ci riscattino, ma so, in me profondamente, che non c'è speranza.

Io vivo senza. La pistola sul comodino sempre carica. Due colpi in canna. Uno per il primo che oltrepassa la porta per portarmi via l'anima, uno per me.

29 Ottobre 2014

Eh, si fa fatica a fare le stesse cose di sempre mentre intorno è un florilegio d'ingiustizie, abusi, inganni, financo violenze, teste rotte, la polizia che carica i ragazzini e mena i lavoratori in lotta per un pezzo di pane. Si fa fatica e chi non la fa non sta mica bene, mica si rende conto, mica vuol capire che a stare dalla parte dei cattivi magari ci si salva la vita, ma si perde l'anima. Che poi, a questa gente, diciamolo, dell'anima che gli frega se può mandare al creatore l'odiato vicino di casa, l'odiato extracomunitario, l'odiato frocio, l'odiata lesbica di merda, l'odiato mendicante, zingaro, comunista, l'odiato altro da sé, così simile invece, intimamente, segretamente, da fargli spavento, orrore, come se si guardasse in uno specchio?

Si fa fatica, sempre, ma stasera un po' di più.

30 Ottobre 2014

Renzi è riuscito in un'impresa disperata: farsi odiare più di Berlusconi.

31 Ottobre 2014

Gli estetisti della vecchia nobildonna decaduta, si sono dati un gran da fare per rimetterla in piedi, darle una parvenza di ordine e dignità. Sotto chili di trucco per nascondere il vecchiume, un abito giovanile seppur senza esagerare, eccola presentarsi al gran veglione di Halloween, traballante sui tacchi troppo alti, accompagnata sotto braccio da una schiera di Boys che tanto si affannano perché non inciampi nel vestito, non le cadano le lenti a contatto nel Drink che tracanna neanche fosse un'idrovora.

La vecchia signora regge l'anima con la dentiera, ma mangia e beve che ci vuol tutta a contenerla. Arranca tra la folla che le fa largo, s'inchina, la ricopre di complimenti. Lei si ferma, si guarda intorno e rutta, con eleganza suina.

Quando i bagordi saranno finiti, i sudditi chiamati a dare una sistemata troveranno in giro i suoi resti. Una gamba lì, un braccio là, l'apparecchio acustico nella sangria.

Tra cateteri, pannoloni, piaghe da decupito, tutto ricomincerà come prima sino al prossimo ricevimento, il prossimo veglione, il prossimo evento frizzi e lazzi, ricchi premi e cotillon. Perché la vecchia signora avrà pure l'alzheimer e neanche il Bostik riesce più a tenerla insieme, ma ai cortigiani serve viva, altrimenti chi li mantiene?

Eccomi, Lucca, torno al tuo capezzale. Vedi di non esagerare con il caviale, stavolta, che poi vomiti e a chi ti vuol bene tocca pulire.

19 Novembre 2014

Questa terra che tutta intera poggia sulle spalle dei coraggiosi e dei ribelli.

28 Novembre 2014

E' una sensazione raggelante. Guardarsi intorno e sentirsi lontani, sempre più distanti, da tutto - e non avere le parole per dirlo, spiegarlo. Venire da un passato pieno di fantasia, varietà, speranza, e ritrovarsi in un presente appiattito, incolore, che non ha più nulla di sopportabile, minimamente amabile. Immersi nella flatulenza intellettuale di un'intera umanità che pare essersi completamente rimbambita, che ha completamente smarrito il senso del pudore e della misura, che non ha più alcuna curiosità, gentilezza, che dà fiato al cervello riempiendo l'aria di peti ammorbanti, mefitici, credendoli verbo, credendosi verbo.

Le premesse fanno la storia. Il mondo, è andato avanti nell'unica direzione possibile, ed io, come al solito, ho sbagliato strada.

29 Novembre 2014

Gli italiani sono il prodotto della loro storia, una storia che non conoscono e della quale non gl'importa un tubo. Sessismo, maschilismo al limite della misoginia, interiorizzato. Ci vogliono secoli per scardinare una cultura così profondamente radicata e in Italia, non abbiamo nemmeno cominciato.

Contro il caso della prima donna italiana nello spazio, mediocrità, ottusità e irrazionalità si scatenano. Se invece di UNA astronauta, vi fosse stato UN astronauta, sarebbe stato tutto un florilegio di trionfalismi, amor patrio, inneggiamenti al contributo fondamentale del genio italiano alla scienza, alla tecnica, alla storia del genere umano, invece, nello spazio, va una donnicciola, del tutto immeritatamente, appunto, perché una donna, in questo paese da vomito, dovrebbe stare a casa a badare ai marmocchi o, al più, all'ombra di qualche luminare, portandogli il caffè, scodinzolante, lieta di servirlo proprio come farebbe un cane.

Contro Samantha Cristoforetti - e quindi contro tutte le donne, le persone, che osano smarcarsi o eccellere a dispetto del genere a cui appartengono, al ruolo a cui sono destinate che le vuole subordinate e sciocche, capaci solo di figliare, cambiare pannolini e ramazzare per casa -, irrisione a buon mercato, battute squallide, sguaiate e smodate, piene zeppe di luoghi comuni e banalità, di rabbia, talvolta odio vero e proprio. Non contro lo spreco di denaro (?), perché se così fosse, davvero, la reazione sarebbe identica a prescindere dal genere di chi grazie a quel denaro fa ricerca a beneficio dell'intera umanità - contro la donna ingegnera, aviatrice e astronauta che, suo malgrado probabilmente, rappresenta TUTTE le donne, tutte le persone, fuori dagli schemi, fuori dai ruoli, tutte le donne, tutte le persone, capaci di avere aspirazioni e opinioni autonome, libere, capaci di parcheggiare, di riparare un motore, di fare da sole forse più e meglio degli uomini e delle donne che puntano il dito, ne fanno oggetto di scherno e acredine, perlopiù senza nemmeno rendersi conto di quello che fanno, del perché pensano e agiscono così, sostanzialmente a proprio danno.

1° Dicembre 2014

Una vita a levare. Da piccole spuntature a vere e proprie amputazioni, anche fisiche. Un pezzetto di lì, un pezzetto di là, una bella fetta qui, una bella fetta là - dapprima con sofferenza, poi con consapevole rassegnazione, in ultimo addirittura con divertimento.

Quando non mi sarà rimasto altro che un po' di fiato, penso proprio che lo userò per mandarmi simpaticamente a quel paese.

Sono in fuga dal dolore che il solo pensare di avvicinarmi a ciò che so fare mi procura.

14 Dicembre 2014

Esattamente una settimana fa, sono passata sotto le finestre del tuo studio. Erano spente, cosa non sorprendente in sé in quanto la domenica di rado le ho viste accese. Quel buio era nero, però, polveroso, come di morte. Uno sguardo appena, sospirando come sempre faccio rivolgendoti il pensiero, e subito ho allontanato da me quella strana percezione trattandola malamente. Avrei dovuto fermarmi, invece, prestarle ascolto. Avrei dovuto fidarmi. Avrei dovuto chiamarti, scriverti, subito. Forse eri già in ospedale, forse non avresti avuto la forza di rispondermi, forse nemmeno avresti saputo che ti stavo cercando, ma almeno, oggi, sapresti che nell’imminenza improcrastinabile della morte, ti ho sentito e pensato con intensità, seppur fugacemente e in un certo senso, con colpevolezza, distrattamente.

Ora è il momento delle lacrime e dei rimpianti. Succede sempre così. Sempre ci si duole di ciò che non si è detto e fatto ed è questo che rende il dolore, il distacco, ancor più insopportabile.

Sei stato nella mia vita un punto fermo, lontano. Ho patito la tua assenza. Mi sei mancato. Mi sono mancati i tuoi vezzi, i tuoi tic, le tue belle mani rimaste delicate ed eleganti, nonostante l’avanzare dell’età. E forse fatico a perdonarti di non avermi considerato parte della tua famiglia elettiva, nonostante le distanze, come invece ho fatto io, tuo malgrado. Ma tu avevi bisogno di sicurezze, costanza, fedeltà e presenza fisica, dedizione – nessuno che non fosse disposto a metterti al centro della propria vita dividendo con te il proprio tempo e il proprio spazio, in esclusiva, avrebbe potuto varcare il confine della tua intimità, avrebbe potuto far parte della tua quotidianità, ed io non sono mai stata brava in queste cose, io non sono fedele, costante, presente nemmeno a me stessa.

Ora penso che avrei dovuto sforzarmi un poco. Venirti incontro, vincere la mia pigrizia rispettando la tua.

Quand’ero piccola, pensavo che le parole avrebbero potuto raggiungere Babbo Natale solo se portate dall’aria. Egli, come Dio, nella mia fantasia di bambina, era in un luogo incorporeo, perciò scrivergli aspettandosi che avrebbe tenuto tra le mani, materialmente, una lettera, non aveva senso. Così prendevo carta e penna e dopo aver compilato i miei desideri, correvo al caminetto e li bruciavo. Il fumo avrebbe raggiunto il cielo e lassù o intorno, da qualche parte, sarei stata ascoltata.

Ecco, Natale è vicino e in modo analogo affido all’aria le mie parole, perché ti raggiungano ovunque sei, lassù o intorno, da qualche parte.

Ti scrivo per dirti che non mi do pace, ma mi consolo pensando che pace hai tu, adesso, e ciò mi farò bastare.

Te l’ho già detto, tante volte, ma lo scrivo ancora perché voglio che tu mi senta, che tu non lo dimentichi: ti voglio bene, maledizione, ti voglio bene e te ne vorrò sempre. Pensami, di tanto in tanto, e non smettere di mangiarti i baffi, nemmeno lì dove sei.

Ci vediamo presto, Vale.

15 Dicembre 2014

Sei stato qui, stamani, lo so. Hai cercato di attirare la mia attenzione e stavolta ho capito, non ho fatto finta di nulla. Ti ho sorriso e ti sei calmato. Più di questo, ora, non possiamo.

Ieri sera, con lei, ti ho visto sul suo viso. Lei parlava e aveva i tuoi occhi, i tuoi baffi, i tuoi lineamenti. Ho dovuto distogliere lo sguardo, ho lottato per non farti domande alle quali non avrebbe potuto rispondere. Non gliel’ho detto perché vi sono cose che a dirle sbiadiscono. Ti abbiamo ricordato, però – ma giusto un poco. Seppur distanti, abbiamo condiviso i nostri ultimi trentacinque anni, sempre aggiornandoci gli uni sulla vita degli altri. Non vi era nulla che non sapessimo, nulla da dire sul dolore e sullo spavento, sull’urgenza di stringersi per non perdersi.

La vita scivola via, Valentino. Tuttavia abbiamo ben seminato – senza merito, nostro malgrado - ed ora siamo querce conficcate nel cuore: lei nel mio, io nel suo, tu nel nostro.

Da quando te ne sei andato, il vento scuote le fronde, le foglie cadono disegnando nell’aria una musica di lacrime - e tutto sembra sciocco, adesso, vano. Abbiamo girato in tondo. Abbiamo eluso il tempo inseguendo chimere, talvolta consenso, cercando là fuori, con affanno, senza renderci conto che era già tutto qui, dentro. Senza capire che non avevamo bisogno di nulla perché avevamo già tutto. La morte forse serve a questo: a ridestare.

Ora, resi inermi, umili dal dolore, nel dolore, siamo pieni di buoni propositi, buoni pensieri, poi, passato lo sbigottimento, dimenticheremo ricominciando daccapo i nostri sgangherati balletti, lasciandoci andare, perdendoci nuovamente. 

 

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