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Aggiornato Venerdì 21-Dic-2012

 

“Sono stato al Mirò Arci Club...”
“Ah”
“Mi sembra un posto piuttosto carino...”
“Lo è.”
“Mi hanno detto che ha qualche difficoltà, che lo vorrebbero far chiudere...”
“È sempre così ma questa volta non credo che arriveranno a tanto - sai, ha una buona clientela: in prevalenza i figli della piccola e media borghesia locale...”
“Ti andrebbe di scrivere un pezzo su questa storia?”
“E perché?”
“Perché voi lucchesi avete velleità intellettualistiche e a quanto pare il Mirò non è un argomento abbastanza interessante...”
“Beh, il Mirò è la cima dell’iceberg, indubbiamente ci sono altri e più gravi problemi su cui concentrare l’attenzione...”
“Già, ma il fatto è che per voi lucchesi non accade mai niente di particolarmente grave su cui valga la pena di scrivere...”
“Come sarebbe a dire???”
“Sembra che a Lucca vada tutto bene”.

Sì, “va tutto bene”, nel senso che è tutto sotto controllo - penso riagganciando la cornetta e subito mi si rivolta lo stomaco al pensiero di tanta ipocrisia: Lucca è una splendida città in balia di una gestione politica ed economica sconcertante - non occorre lavorar tanto di fantasia, basta guardarsi intorno per aver chiara la situazione, per sentirsi immediatamente offesi e inoffensivi.

Dunque un “pezzo” sul Mirò Arci Club? Le solite stronzate sulla mancanza di luoghi “aggreganti” dove la gente si possa incontrare per “socializzare”? Nient’altro che un’esagerata perdita di tempo attorno ad un falso problema quindi no, non un “pezzo” sul Mirò, bensì tutto intorno ad esso, appena qualche parola per denunciare le miserie morali e culturali di una irriducibile cittadina di provincia la cui popolazione (maggioranza elettorale composta in prevalenza da “buone famiglie”, bottegai, faccendieri, industrialotti arricchiti e boriosi, liberi professionisti, pseudo intellettualoidi con la puzza sotto il naso ed un’opinione di sé spropositata, la folta schiera di amici intimi, galoppini, baciapile, presta nomi, debitori di favori, beneficiari di raccomandazioni, fedeli gregari e il parentato tutto dei nostri amatissimi amministratori) ottiene sempre quello che desidera e ciò che ha è esattamente quello che merita - agli “esuli in patria” non rimane che verbalizzarne l’antico ed illusorio progetto: conservare inalterati gli equilibri di potere e profitto accrescendoli senza nessun tipo di contropartita o, seppur minimo, cambiamento. Tutto e subito - gratis, naturalmente.

Ma cos’è il Mirò?

Ecco alcune precisazioni che illumineranno i meno sprovveduti, tutti quelli che al Mirò non ci sono ancora stati e quelli che non ci andranno mai.

Il Mirò è un circolo Arci di media qualità dove principalmente si beve, si fuma e si mangia - nell’ordine; particolare negli arredi (tavoli con vistose, abbondantissime tovaglione a fioroni ricoperte da altre e più umili tovagliette rosa confetto; fragili seggioline assai scomode con imbottitura rosa antico; candelieri in argento e relative candele in cera; tazzine, tazze, lattiere e teiere rigorosamente Richard Ginori, decorazioni natalizie in linea con gli addobbi da “oltretomba” che infestano attualmente le vie cittadine e molte altre cosucce che non elencherò per ovvi motivi di spazio), piuttosto piccolo all’interno ma con annesso un piacevole giardino con pergolato e pozzo, ed una graziosa limonaia quasi inutilizzata; è una fornita ludoteca (dalla dama ai più complicati giochi di società); un ancor embrionale biblioteca (qualche volume sull’arte, qualche rivista di attualità e costume, fumetti); una cineteca (proiezione di film anche su ordinazione) e un centro di promozione/produzione di iniziative musicali e culturali (ottimi i primi mesi di programmazione, imprevedibili i prossimi)...

E allora, dov’è il problema? Il problema è che tutto questo oculato impiego di energie e denaro rischierebbe d’esser vanificato (revoca delle varie autorizzazioni) a causa della natura stessa dei suoi fruitori. Ma come, direte voi, i lucchesi si lamentano tanto perché a Lucca non succede mai nulla, perché dopo le otto di sera è il coprifuoco ed ora che hanno un posto carino political correct in cui andare a svagarsi non lo vogliono più? Semplice, rispondo io, c’è che i lucchesi vogliono un locale con apertura serale, lo vogliono in centro, possibilmente sotto casa, non ci vogliono andare a piedi, ci vogliono andare tutti e tutti insieme, lo vogliono frequentato solo dagli appartenenti alla loro casta sociale, perfettamente in regola con le norme d’igiene e pubblica sicurezza ma allo stesso tempo diventano aggressivi e irragionevoli se li inviti a non schiamazzare (dopo una cert’ora anche il solo bisbigliare disturba il sonno misteriosamente leggero di tanti ligi lavoratori - chissà perché si alzano tutti alle sei del mattino!), a non pretendere inutilmente di entrare se il locale è chiuso o se per le suddette norme non può far entrare altri avventori, a non abusare della pazienza altrui dopo la mezzanotte (orario in cui soprattutto chi ha duramente lavorato sino ad allora avrebbe diritto ad un po’ di comprensione) - c’è che i lucchesi hanno furiosi attacchi d’isterismo collettivo di fronte al normale andirivieni di ogni locale particolarmente frequentato e a volte usano manifestare il loro disappunto scaraventando giù dalle finestre sostanze liquide non meglio identificate accompagnate da sconvenienti improperi e tempestivo intervento delle forze dell’ordine! - c’è che questi lamentosi, insoddisfatti, lucchesi che non vogliono rinunciare all’automobile detestano i parcheggi di fortuna ma allo stesso tempo non si preoccupano affatto di dove lasciano la propria auto, detestano la guida selvaggia però non riescono a fare a meno di mettere a rischio la propria e la vita altrui (dopo le undici di sera vedi Via del Fosso, di per sé già poco transitabile e per niente adatta a soste prolungate, letteralmente presa d’assalto nonostante i divieti, oppure Via dei Borghi percorsa a tutta velocità in senso opposto a quello consentito - roba da far impallidire James Dean in “Gioventù bruciata”)! Ah, questi lucchesi che si scandalizzano e si sentono defraudati di certi loro presunti diritti elettivi allorché la direzione di un Club è talmente fiscale da vietargli l’entrata se mancanti di una qualsiasi tessera convenzionata! Ah, che meraviglia questo sistema che consente il libero e incondizionato ingresso solo ai cosiddetti “tutori dell’ordine” giacché questi, sia in divisa che in borghese, pare abbiano altri e ben più temibili lasciapassare! Ah, quale folgorante rivelazione questo Mirò Arci Club: tremila tesserati nel giro di appena qualche mese! In tempi di così accanita, capillare strumentalizzazione politica e totale disimpegno ci sarebbe di che stare con gli occhi e le orecchie ben aperte: dubito seriamente che un numero superiore al 20% di essi si sia messo in tasca quel pezzetto di carta in coscienza, l’altro 80% ha semplicemente comprato un biglietto d’ingresso valido 12 mesi! - acquisto peraltro incentivato da quel diffuso luogo comune per cui qualsiasi tessera si sottoscriva è comunque la stessa cosa, non cambia nulla... Ebbene, questo 80% di soci non solo non sa parcheggiare, non s’intende di segnaletica stradale, è sordo, ruba posaceneri, candelieri, vassoi e quant’altro, impiastriccia le riviste e i libri, danneggia i giochi gentilmente messi a disposizione, snobba, o ignora, o non ha interesse alcuno per nient’altro che non sia esclusivamente riconducibile alle sue primitive, miserrime necessità psico-fisiche (fra l’altro bere, fumare e mangiare - appunto) ma manca soprattutto di quell’educazione, di quel sano ancorché minimo e formale senso civico che in altri luoghi e culture ha impedito lo sfacelo consentendo una pacifica convivenza fra diversi, a volte persino opposti, modi di vivere e intendere la vita.

E allora che altro aggiungere?

Mi è stato chiesto un pezzo sul Mirò, probabilmente un articolo che lo appoggiasse, ma il Mirò non ha bisogno di una buona parola dall’esterno, esso ha solo bisogno del comportamento civile e cosciente dei suoi tremila soci, del loro impegno a migliorarsi non solo nei suoi confronti – perché, sebbene retorico, è vero che siamo tutti sulla stessa barca, è vero che nulla ci è dovuto, è vero che ogni cosa ha il suo prezzo e mi piacerebbe vederlo crescere questo bimbo viziato e vizioso che il lucchese è, vederlo camminare dritto sulla schiena, responsabile delle sue azioni, finalmente disposto a modificare quelle abitudini e quelle convinzioni che offendono il buon senso e l’intelligenza.

Dettagli, signori miei, sono solo dettagli di una realtà più complessa, ugualmente evidente - e se poi a qualcuno pare che a Lucca vada tutto bene non mi rimane che invitarlo a comprarsi gli occhiali.

C. Ricci

 

 

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