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Aggiornato Venerdì 21-Dic-2012

 

Abbiamo la sfortuna di vivere un momento storico, politico, sociale, economico e culturale tra i più critici e ambigui degli ultimi cinquemila anni. Certamente è il più globale, il più tecnologizzato e mediatico, con tutte le conseguenze del caso.

Critico - nel senso d’insidioso, ingannevole, pernicioso. Ambiguo - cioè oscuro, incerto, equivoco, amorale. Globale, perché ciò che accade localmente ha ripercussioni ovunque. Tecnologizzato e mediatico, in quanto condizionato e governato attraverso l’enorme invasività/pervasività degli strumenti tecnologici oggi esistenti e l’altrettanto enorme quantità di (dis)informazioni che essi veicolano su e verso (contro) di noi. Va da sé che chi controlla questi strumenti ha il potere pressoché assoluto di influenzare, se non proprio determinare, buona parte delle nostre scelte e percezioni. Quando si permette ad una consorteria politico-economica di gestire e servirsi di un così grande potere, si consegna una nazione (e il mondo) nelle mani della tirannide, della dittatura, perché questo è la democrazia quando diviene privilegio di pochi, in opposizione al bene e agli interessi di una singola collettività e, per estensione, dell’intera umanità, senza distinguo. 

Difficile orientarsi, districarsi, comprendere. Una lettura corretta della realtà implica conoscenze, sensibilità e volontà non comuni. Tuttavia, ci aspetteremmo un piccolo sforzo soprattutto da chi già sperimenta sulla propria pelle gli effetti di una tale congiuntura, la quale, è bene chiarirlo, viene da lontano ed ha avuto una lunga gestazione - quindi, non nasce dal nulla e non esploderà all’improvviso, semplicemente si realizza a poco a poco, giorno dopo giorno, in modo da passare inosservata, sembrare tutt’altro che dannosa, dare il tempo alle cattive coscienze e agli sprovveduti di adattarvisi e condividerla pienamente.

Naturalmente, le prime vittime di ogni regime sono le fasce deboli della popolazione, quelle carenti di proprie risorse (culturali, fisiche ed economiche), riconoscimento, tutele, diritti. Capri espiatori “predestinati” e storici dell’iniquità e della persecuzione sono gli zingari, gli stranieri, le minoranze religiose, le opposizioni politiche, le persone fisicamente o psichicamente inadeguate, lesbiche, omosessuali e transgender. Data la situazione attuale, non ha alcun senso che questi ultimi sprechino tante energie chiacchierando dei diritti di là da venire. E’ un po’ come discutere il menù della settimana senza aver niente da mettere in tavola o, peggio, sapendo che qualcuno sta portando via pure quella.

Perciò, fa proprio un certo effetto leggere che a Torre del Lago (Lucca), all’immarcescibile “Mamamia”, è in programma dal 24 al 27 Luglio un lungo Week End lesbico dove ineffabili relatrici affronteranno il tema dei diritti delle coppie omosessuali, parleranno di storia e cultura lesbica tra aperitivi, grigliate, tornei di calcetto e tennis, proiezioni di cortometraggi, elezioni di Miss lesbo, serate danzanti e quant’altro. Si ha l’impressione che questa gente viva su un altro pianeta, un ghetto viola, rosa o come vi pare. Si balla e si canta allegri, spensierati, lì. Lì, evidentemente, non arrivano le notizie del disastro che ci sta travolgendo, tutti. E forse, da lì, il mondo pare davvero alla rovescia, brulicante di grilli sparlanti un tantino molesti ma abbastanza distanti da non sentirne le proteste, gli strepiti. Ebbene, comunque vedano la terra da lassù, alla fine anche loro dovranno rendersi conto che nessun ghetto è un rifugio sicuro, una zona franca inviolabile. Il ghetto è un’area circoscritta in cui le persone sono confinate affinché non facciano e non dicano altrove quello che fanno e dicono lì, in cui è facile identificarle e controllarle, indurle a somigliarsi, in cui debbono illudersi di avere importanza, in cui possono gloriarsene tra loro facendo la fortuna di chi se ne serve. Presto o tardi, per quanti sforzi facciano per non mettere la testa fuori dall’uscio, capiranno che a stare nei ghetti si finisce male, perché dopo l’isolamento, sempre arriva la repressione e nessuno è più vulnerabile di chi pensa che a starsene buoni-buoni, senzienti, tra simili a suonarsele e cantarsele, si rischi meno o nulla - nessuno è più corresponsabile di chi crede di potersene fregare di ciò che non lo riguarda personalmente.

Le impronte digitali ai bambini Rom. I campi dei nomadi che bruciano mentre le ronde presidiano il territorio contro chi gli pare. Lo sfruttamento generalizzato e legalizzato dell’immigrazione, dei lavoratori meno qualificati, delle donne. I lager per i clandestini di ogni genere ed età, anche detti “Centri di Permanenza Temporanea” o “centri di prima accoglienza”, quasi fossero ricoveri attrezzati per il generoso soccorso dei più sfortunati. Gli abusi sui minori, sulle donne. I pestaggi, l’ampiamente sottovalutato e dilagante fenomeno del bullismo. Il femminicidio. La schedatura di massa. L’impunità per le più alte cariche dello stato. La legge elettorale incostituzionale. Il bavaglio ai giornalisti senza padroni. Il controllo dell’editoria e delle frequenze radio televisive. Le leggi a beneficio di questo e quello. La sospensione dei processi e la prescrizione dei reati. La sistematica delegittimazione della magistratura. Il precariato e la disoccupazione. I prezzi dei beni e dei servizi di prima necessità che crescono incontrollati a dispetto del potere d’acquisto dei salari che sono tra i più bassi d’Europa. Il progressivo smantellamento dello stato sociale. L'uso dell'esercito per impedire ai cittadini di protestare e difendersi. Il federalismo che scarica oneri e responsabilità sulle singole regioni, i singoli comuni, facendo l’Italia a brandelli finanziariamente e socialmente. L’imminente crollo economico che ci porterà a livelli come nemmeno in Argentina. La sinistra che non c’è più. Il pluralismo e quel poco di opposizione che questo paese è ancora in grado di esprimere affidati ai volenterosi ma ininfluenti e impropri Di Pietro, Grillo, Guzzanti. Arci Gay e Arci Lesbica che non perdono occasione per screditare chiunque all’interno del movimento LGBT esprima dissenso contro la loro “politica”, arrivando persino a far arrestare una lesbica all’ultimo Gay Pride di Bologna. Dio che è morto dimenticando di portare con sé i suoi ministri e i suoi fans. Il parlamento europeo che non può fare nulla per fermarci ed anzi, approfitterà dei nostri abomini alla fine copiandoli perché, come al solito, le nostre schifezze fanno scuola.

Forse questi temi sono troppo scomodi, complicati o irritanti da affrontare. Forse nessun habituer del ghetto si scapicollerebbe per assistere ad una conferenza che tratti di donne immigrate, sfruttate, stuprate. Forse nessuno vuol sentire parlare di quello che accade nella realtà, qui, al vicino di casa, alle badanti degli italici nonnini, certamente non interessa a chi si sente al di sopra, talmente altro da non avere tempo ed energie che per se stesso, per le proprie voglie e necessità, le proprie passerelle e ribalte, le proprie compiacenti e compiaciute allucinazioni. Ma nemmeno provarci...

Nel mondo che non c’è, chiunque può essere Re o Regina per un giorno. Agli altri non resta che dispiacersi per ogni occasione persa.

 

 

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