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Aggiornato Venerdì 21-Dic-2012

 

Ormai è chiaro che ci troviamo ad un punto di svolta, di non ritorno. L’ultima partita, quella che decide le sorti del nostro paese, è in corso e, presumibilmente, si concluderà con la prossima tornata elettorale. Non possiamo sapere quando andremo a votare, sappiamo solo che dovremo farlo, prima o poi, ed accadrà quando le forze in campo (tutte a destra) avranno messo a punto un piano per sovvertirne l’esito - definitivamente, almeno nelle intenzioni.

I cittadini italiani, già da tempo non hanno alcuna possibilità di eleggere i propri rappresentanti, di premiarli o punirli con il voto. La sovranità popolare non esiste più da quando è entrata in vigore l’attuale legge elettorale che era e resta incostituzionale. Andare a votare, in queste condizioni, non ha alcun senso: i partiti (da destra a sinistra) fanno cartello, i segretari, i presidenti, i padroni di turno decidono in proprio e per il proprio tornaconto personale chi sarà eletto e chi no - l’elettore può solo avvallarne le scelte, senza peraltro conoscerle. Un teatrino, nient’altro che questo. Una sceneggiata per dare una parvenza di legittimità a qualcosa che di legale, democratico, civile, non ha nulla.

Torneremo a votare, dunque, nonostante tutto. Perché la coalizione di governo si è sfasciata. Perché allo stato attuale, ogni energia è concentrata intorno al Premier, nella difesa o nell’attacco al suo potere, alle sue porcate. Perché Berlusconi e la sua compagine di fedelissimi, non ha più i numeri per governare in scioltezza, farsi indisturbata i propri porci comodi a danno del paese. A Berlusconi e ai suoi piace “vincere facile”. Trovano inaccettabile dover discutere, mediare, faticare, spiegare, giustificare. Loro decidono (per sé) e fanno (per sé), punto e basta. O con loro (senza lamentele, obiezioni, dissenso), o contro.

Torneremo a votare perché Berlusconi, soci ed ex amici, hanno bisogno di fare pulizia, contare e contarsi - e quando circa la metà degli italiani si sarà nuovamente schierata con questo o quello, senza grandi differenze rispetto al passato, qualcuno più di altri dovrà agire per garantirsi l’impunità e prendere il potere interamente nelle sue mani.

Parola d’ordine: governabilità - e come si può governare se il potere dev’essere spartito con l’odiato rivale, se ogni momento, talvolta anche dal centro-sinistra, qualcuno mette il bastone tra le ruote, rivendica diritti, il rispetto delle regole, chiede spiegazioni? Già, come si fa? Colpo di Stato - per il bene del paese, per governare la crisi, per attuare il programma e il federalismo, per onorare gli impegni presi con gli elettori. Ma non s’immagini una resa dei conti sanguinaria con carrarmati nelle piazze e squadracce di nero vestite all’assalto della Rai. Roba vecchia, quella - strumentario di un’epoca ingenua, in bianco e nero, lontana un secolo dalla politica stile Bagaglino che ha fatto del Topples il tratto distintivo della nostra identità culturale ed ha trasformato il parlamento in un caravanserraglio per pecorecce squadriglie di show-girls, escort, squallidi puttanieri, imbonitori, cerebrolesi. Un Golpe all’italiana, insomma, espressione di quello che l’Italia è divenuta. E, naturalmente, la maggioranza degli italiani plaudirebbe, non gli darebbe peso, o proprio non se ne accorgerebbe. Due sole forze in campo possono imbastirlo. Entrambe sostanzialmente fasciste, entrambe appoggiate dalla chiesa cattolica, entrambe sostenute dal consenso delle forze armate, della Polizia di Stato, della Confindustria, delle Banche, dei colletti bianchi, degli apparati amministrativi, produttivi ed economici più influenti. Una capeggiata da Berlusconi, l’altra da Fini. Con Berlusconi la Lega, i vari partitucoli di estrema destra ed ex DC. Con Fini, Rutelli, Casini ed altri partitucoli di destra ed ex DC. Tra i due vincerà chi ha più soldi da spendere, può garantire più poltrone, ha più strumenti di ricatto, offre maggiori garanzie di conservazione dell’esistente, è maggiormente disposto a tutto, ma proprio tutto, pur di restare in sella. Decida il lettore quale dei contendenti ha già vinto. 

E la sinistra (o almeno quello che ne rimane)? Al palo. Fuori. Solo il PD, al massimo, potrà scendere a patti con uno o l’altro. Già lo ha fatto, lo fa - quindi, poco o nulla cambierebbe, per lui e il paese.

In effetti, per la maggior parte delle persone, non vi sarebbero mutamenti significativamente percepibili come tali, non da generare o giustificare una rivolta, una reazione forte, di massa. Tolti di mezzo rivali e oppositori interni al centro-destra, non ci sarebbe nemmeno bisogno di sopprimere le personalità più riottose e dissidenti - basterebbe isolarle, affamarle. Giornalisti, scrittori, intellettuali, professori, magistrati, giudici, scienziati, bloggers, ecc. - basterebbe licenziarli, impedirne la pubblicazione, non dare loro visibilità e lavoro, la possibilità d’informare, istruire. Logicamente, il controllo dei media (Web in primis, poi giornali, Tv e compagnia danzante) diverrebbe totale, ma, in fondo, pochi noterebbero la differenza: ognuno, al bar o dal parrucchiere, potrebbe comunque continuare a dire tutte le scemenze che pensa; le programmazioni radio televisive rimarrebbero sostanzialmente le stesse, sparirebbero solo i programmi di critica e approfondimento o sarebbero modificati in modo da sembrare tali; Facebook resterebbe al suo posto, con la sua solita, misteriosa, moria di profili. L’unico cambiamento evidente che, peraltro, farebbe tirare un sospiro di sollievo a molti, consisterebbe nel fatto che nessuna protesta o giudizio negativo, nessun disvelamento di reati e malefatte compiute da politici e amministratori, avrebbe risonanza mediatica - quindi, per la maggior parte degli italiani, non esisterebbe, o sarebbe scarsamente importante.

Il “nuovo” governo, senza doversi più confrontare con l’opposizione, senza doversi più giustificare di fronte al paese, potrà allora riscrivere la costituzione, spartirsi il territorio, continuare a fare le leggi che gli servono, accanirsi contro la scienza e la cultura, contro i Rom, gli extracomunitari, gli islamici, le donne, le persone con diverso orientamento affettivo, gli operai, i lavoratori dipendenti, i precari, gli invalidi e i pensionati, potrà schiavizzarli, martirizzarli, spolparli sino all’osso e a tutti, essi compresi, sembrerà al massimo un po’ ingiusto, ma normale, addirittura necessario, per il bene dell’Italia, per la difesa delle sue tradizioni, contro il comunismo e il relativismo, affinché possano almeno andarsene in vacanza, di tanto in tanto, nessuno impedisca loro di comprare quello che la TV consiglia, li privi delle loro fallaci illusioni, della speranza di poter, un giorno, sedere alla tavola del padrone.

A guardar bene, è esattamente quello che sta già accadendo. Ops, ma allora il cerchio è prossimo a chiudersi, questa non è già più una democrazia, uno Stato di diritto...

Laboratorio Italia. Ciò che qui si sperimenta da oltre vent’anni con ottimi risultati, diverrà un modello che molti altri paesi del mondo potranno adottare, con sufficienti garanzie di successo.

Bel primato, davvero - e non è nemmeno il primo. Siamo o non siamo gli inventori del fascismo?

Non resta che ricevere il colpo di grazia che ufficializzerà l’avvenuto decesso della Repubblica Italiana come la sognarono i padri costituenti e come alcuni inutilmente vorrebbero restasse.

Ma i nostalgici si consolino: un giorno potranno liberamente farle visita - al cimitero.

 

 

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