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Aggiornato Venerdì 21-Dic-2012

 

L’ONU ha finalmente deliberato quasi all’unanimità (Iran unico contrario) che il 27 Gennaio sia il giorno dedicato alla memoria, per ricordare le montagne di morti ammazzati che i regimi nazista e (non dimentichiamolo) fascista hanno solertemente, scientificamente prodotto: ebrei, zingari, malati fisici e mentali, omosessuali e lesbiche, intellettuali, oppositori politici, e avanti così, la lista è lunga. Ha anche stabilito che ogni paese, nel giorno della memoria, si ricordi di promuovere iniziative che rendano giustizia e onore a quei morti insegnando ai giovani che non c’è negazionismo, revisionismo che tenga: nei campi di lavoro e sterminio risuonano ancora le raffiche di mitra, le urla e i pianti, i passi dolenti di milioni di uomini, donne e bambini avviati ai forni crematori – se potessimo toccarli scopriremmo che sono ancora caldi.

Accendo la TV e penso: «Stasera, finalmente, lezione di storia, umanità», invece…

Rai Uno, Due, Tre, Canale 4, 5, Italia 1 – nulla. Solo La7 ha trasmesso in prima serata un film (peraltro piuttosto modesto) sul tema, poi, dopo le 23, Rai Tre ha mandato in onda per il suo pubblico di nicchia un bel documentario. Qualcuno mi dice che nei giorni scorsi e nel pomeriggio del 27, le Tv hanno fatto vedere molto – alle casalinghe impegnate a tener pulita la casa, agli studenti chini sui libri, a spasso o davanti a un video game, agli assonnati pensionati in cerca di una soap. Un po’ poco e per pochi, veramente troppo poco e per troppi pochi in quest’Italia che, a tutto vantaggio dell'odierno nazi-fascismo, sia esso partorito dalla menta malata del leghismo più becero - e popolare - o dagli impuniti epigoni del passato regime: An, Nuovo Msi-Destra nazionale, Forza Nuova e signora Mussolini, tanto per esser chiari, depenalizza i crimini dettati da odio razziale e xenofobia, tenta di cancellare dal codice penale reati come l'attività antinazionale all'estero, l'apologia sovversiva antinazionale, il vilipendio al capo dello Stato e alla bandiera, quasi volesse dimostrare che il problema non c’è, ammesso che vi sia mai stato, che far queste cose sia poco più di una ragazzata, roba da non prendere sul serio. Si chiama rimozione, ed anche noia, fastidio. Il problema c’è, eccome. Più vivo e presente che mai. Lo troviamo rovistando nella quotidianità alla voce omo/lesbo e transfobia, sfruttamento, emigrazione, classismo, nelle omissioni, nei veleni e nell’ignoranza di chi fa cultura e giornalismo, nell’arroganza sprezzante di chi ci governa e mette gli uni contro gli altri, fra le righe del federalismo, delle leggi stravolte o varate da questo governo, nelle parole piene di disprezzo e superbia dei preti con o senza sottana, celibi o sposati che siano. Tutti giudicano, pontificano, decretano – a proprio favore. Nessuno paga per il male procurato con consapevolezza, metodo. Gli abbiamo dato il potere di scrivere e riscrivere la storia, di servirsi di noi per compiacere i propri interessi, di decidere cosa dobbiamo pensare, come dobbiamo vivere e perché, gli abbiamo dato carta bianca – la usano.

Così, accanto a “negazionismo”, “revisionismo”, “rimozione” (termini che spaventano solo i sopravvissuti e chi qualcosa ha capito) aggiungerei la parola “restaurazione”.

La stessa ombra nera di sempre aleggia rumorosa ma fingiamo di non sentirla, attraversa le coscienze e le ubriaca, lorda.

È accaduto, in Europa e altrove nel mondo. Può accadere ancora. Sta accadendo. In altre forme, forse – ma accadrà di nuovo. Perché siamo troppo indifferenti, individualisti, avidi, traboccanti di disprezzo verso gli altri per avere il tempo, le ragioni o la voglia di impedirlo.

Non lo abbiamo fatto in questi ultimi sessant’anni – figuriamoci se possiamo farlo adesso.

C. Ricci

 

 

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